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Finisce la fuga del latitante Liarakos, è coinvolto nell’inchiesta “Gentlemen 2”

Gli investigatori italiani lo hanno rintracciato in Belgio ed ora dovrà scontare una condanna definitiva in Italia a 28 anni di reclusione

Pubblicato il: 01/06/2024 – 7:15
Finisce la fuga del latitante Liarakos, è coinvolto nell’inchiesta “Gentlemen 2”

COSENZA E’ finita la fuga del superlatitante albanese Ilir Pere, 48 anni, nato a Grahmas in Albania, che aveva assunto l’identità di Nikolaos Liarakos. Gli investigatori italiani lo hanno rintracciato in Belgio ed ora dovrà scontare una condanna definitiva in Italia a 28 anni di reclusione. Il nome dell’ex latitante compare anche nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro denominata “Gentleman2” contro la ‘ndrangheta nella Sibaritide impegnata nel narcotraffico. Nel corso di tutta l’attività di indagine svolta dai magistrati della Dda, sarebbero emersi «chiari rapporti» tra i soggetti riconducibili all’associazione facente capo alle famiglie Abbruzzese-Forastefano e l’indagato Nikolaos Liarakos. Un patto siglato in nome della negoziazione e approvvigionamento di armi e munizioni.

I rapporti di Liarakos con la Sibaritide

E’ il 3 settembre 2020, quando Claudio Franco Cardamone invia a Liarakos un’immagine raffigurante un revolver nichelato «verosimilmente di marca Smith & Wesson 629 Classic, calibro 44 magnum, con canna da 3 pollici», affermando di averlo preso in prestito da terza persona: «Stamattina sono andato da uno e mi ha prestato questo perché ho vergogna di essere poverino». In un’altra foto, sempre inviata da Cardamone al suo interlocutore, appare la medesima arma, corredata da 11 munizioni. Passano i mesi, il 28 gennaio 2021, l’indagato di origini albanesi invia a Cardamone una fotografia raffigurante un borsone con all’interno diverse tipologie di armi da fuoco (pistole, fucili).

Il borsone con i fucili

 Nel febbraio del 2021, Claudio Franco Cardamone chiede a Nikolaos Liarakos «di poter conservare alcune sue immagini, che aveva intenzione di eliminare dal proprio dispositivo captato». «Ascolta se ti mando delle foto me le conservi?…. Voglio cancellare tutto….». Questo continuo scambio di foto, selfie e immagini svela – secondo chi indaga – il carattere armato dell’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. (f.b.)

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