RENDE La discarica a cielo aperto di via Vittorio Alfieri (angolo di via De Amicis), a pochi passi dal supermercato Conad a Rende, sta superando se stessa. Dopo i nostri articoli (il primo risale al mese di febbraio) e le proteste di residenti ed esercenti che ogni giorno si trovano davanti a quella che, a tutti gli effetti, può essere definita una vera e propria emergenza ambientale e sanitaria, nulla si è ancora mosso. Anzi, con il trascorrere del tempo, i rifiuti (dall’umido all’organico, e poi ancora scarti di lavorazione, plastica, assi di legno, elettrodomestici, mobilio, materassi e tanto altro) accatastati lungo il marciapiede situato alle spalle di un noto supermercato cittadino, sono visibilmente aumentati. Qualche giorno dopo la pubblicazione del primo articolo sul Corriere della Calabria, come evidenziato da alcuni residenti della zona, erano giunti sul posto i vigili urbani e alcuni funzionari della Protezione civile, da allora però non si è provveduto a effettuare nessun intervento. Già in passato gli abitanti dell’area avevano segnalato alle autorità competenti la grave situazione in cui versa l’area. Una situazione che con l’innalzamento delle temperature si sta aggravando.
È di pochi giorni fa la denuncia ai carabinieri di una società che opera nella zona. Ma non è tutto. «Recentemente – racconta oggi al Corriere della Calabria un abitante del condominio che affaccia sulla discarica a cielo aperto – i vigili hanno multato il nostro condominio perché, essendo situato di fronte alla discarica abusiva, sarebbe di nostra competenza salvaguardare il parcheggio e la zona su cui sono posizionati i rifiuti. Ma non è così, quei parcheggi sono pubblici, non appartengono al nostro condominio».
Sulla discarica di via Vittorio Alfieri neanche un mese fa ha detto la sua anche Sandro Principe. L’ex primo cittadino di Rende al Corriere della Calabria ha rivelato di non sapere se quel terreno sia pubblico o privato, «ma ciò non esime la pubblica amministrazione ad intervenire, se è pubblico c’è una responsabilità diretta, ma ove fosse privato, c’è una responsabilità sotto il profilo sanitario. Una volta si diceva che i sindaci rappresentano la massima autorità sanitaria del territorio». (f.veltri@corrierecal.it)
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