CATANZARO La direttiva Bolkenstein, qualcosa sul Pnrr e sul Ponte sullo Stretto di Messina ma per il resto molto poco se non nulla. Il dibattito politico nella campagna elettorale delle Europee si sta completamente dimenticando della Calabria e di tanti temi che riguardano da vicino le dinamiche e lo sviluppo della nostra regione, in vista di un voto che sarà determinante anche alle nostre latitudini. Emergenze piccole e grandi, emergenze vecchie e nuove, che nel vorticoso e frenetico “circo” fatto di ministri e leader di partito finora sono rimaste nell’ombra, oscurate da temi sicuramente importantissimi come l’autonomia differenziata o il premierato che si inseriscono nel contesto europeo in modo comunque indiretto. Insomma, la Calabria con le sue criticità ma anche le sue potenzialità al momento sembra sparita dall’agenda politica dei partiti impegnati nella corsa a Bruxelles. Un sussulto lo si è avuto con l’approvazione da parte della Giunta regionale guidata dal presidente Roberto Occhiuto, uno dei big nazionali di Forza Italia, in tema di concessioni per glia stabilimenti balneari, delibera che punta a neutralizzare gli effetti della direttiva comunitaria Bolkenstein e che politicamente ha scatenato un putiferio e una rissa con l’alleato della Lega: tema sicuramente serio e decisivo, ma non è l’unico a rappresentare una priorità per la Calabria.
Una priorità come a esempio è sicuramente il porto di Gioia Tauro, sul quale però è calato il silenzio totale. E dire che l’infrastruttura gioiese, uno dei punti di eccellenza della Calabria, davvero potrebbe essere l’hub dell’Europa nel Mediterraneo. Nel tourbinio di dichiarazioni “mordi e fuggi” dei segretari di partito e degli esponenti di governo finora scesi in Calabria del porto di Gioia Tauro non si trova nemmeno una traccia, la pur minima traccia, e questo effettivamente appare davvero clamoroso considerando il forte dibattito che qualche mese fa un’altra direttiva europea, quella sulle emissioni, aveva scatenato per le sue ricadute penalizzanti per i porti italiani, anzitutto quello calabrese, rispetto ai porti del nord Africa. E anche la cornice nella quale il porto di Gioia Tauro in prospettiva si cala, quella del Mediterraneo come nuovo crocevia delle relazioni economiche, commerciali e politiche a livello internazionale, non fa capolino nei ragionamenti elettorali, nonostante la Calabria guidi la Commissione intermediterranea. Dunque, un’occasione mancata per valutare e valorizzare il ruolo della Calabria, regione dalle enormi prospettive anche sul piano della transizione ecologica e “green” e di un possibile “new deal” nel campo dell’energia, in un contesto geopolitico diventato sempre più baricentrico: per non parlare del tema dell’immigrazione, che sta negli ultimi giorni registrando di nuovo l’arrivo sulle coste calabresi di barchini di fortuna anche qui nel silenzio generale. Così come un altro tema completamente oscurato in questa campagna elettorale è quello della lotta alla criminalità organizzata, in particolare alla ‘ndrangheta, per tutti gli analisti l’organizzazione mafiosa più potente al mondo, Europa compresa: tanti addetti ai lavori da anni invocano una legislazione antimafia che sia uniforme a livello comunitario, ma di questo non sembra si stia parlando, almeno pubblicamente, come se il tema fosse ancora un tema localistico. E invece non lo è, come non lo sono tutti quelli accennati, che parlano di una Calabria che potrebbe essere centrale in Europa ma che probabilmente continuerà a essere una periferia sempre più ai margini nel Vecchio Continente. (a. cant.)
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