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Giandomenico, l’uomo che salva i cani abbandonati multato dall’Asp di Crotone

Il 30enne volontario cinofilo, di cui il Corriere aveva raccontato la bellissima storia, è accusato di aver creato un «canile abusivo»

Pubblicato il: 02/06/2024 – 13:17
di Emiliano Morrone
Giandomenico, l’uomo che salva i cani abbandonati multato dall’Asp di Crotone

Una multa di 1500 euro per «canile abusivo», più il sequestro in via amministrativa dei 37 cani presenti in un terreno con annessa abitazione. Per finire, l’obbligo di custodirvi gli stessi animali sequestrati. Se non fosse vero, sembrerebbe letteratura ispirata a Kafka o una bufala per acchiappare like. Invece è quanto ha deciso l’Asp di Crotone, che, all’esito di un sopralluogo condotto lo scorso 20 maggio nei pressi di Cerenzia (Crotone) insieme ai carabinieri di Caccuri (Crotone), ha contestato al proprietario, il trentenne Giandomenico Oliverio, il volontario cinofilo di cui avevamo raccontato la storia, l’attivazione di una struttura «adibita a ricovero per animali d’affezione», nel verbale numero 2 del 2024, protocollo generale numero 26704, del 24 maggio 2024. Nel primo semestre del 2024, sarebbe, dunque, appena il secondo verbale relativo a interventi del genere da parte del preposto Servizio veterinario dell’Asp di Crotone. Può darsi che la generosità di Oliverio, ben nota nel territorio di Caccuri e dintorni, abbia a un certo punto infastidito qualcuno, che, come d’abitudine nella Calabria dei conflitti tra privati, magari ha poi azionato il controllo con una propria descrizione alle autorità.
Il tempo ci dirà se la pesante sanzione dei veterinari pubblici e dei carabinieri – che avrebbero già dovuto conoscere l’attività senza lucro del ragazzo, poiché destinataria di una certa fama locale – sia nata da una segnalazione per ripicca o meno, in un contesto che non è affatto rinomato per la diffusione delle denunce civili e nemmeno, se si eccettua l’esempio di Giandomenico, per le manifestazioni di carità nei confronti degli animali.
Per quanto appreso, poi, dapprima l’orientamento dei verbalizzanti sarebbe stato di sanzionare Oliverio per quasi 10mila euro, con l’ipotesi iniziale di maltrattamento dei cani, però caduta alla vista di quei 37 quadrupedi, cui il giovane volontario, come avevamo già scritto, garantisce acqua, cibo e cure a spese proprie.


In un altro verbale, redatto dalla stazione dei carabinieri di Caccuri e dal servizio veterinario, Area C, dell’Asp di Crotone, si riportano diverse immagini dello stato dei luoghi ispezionati, poi pubblicate da più organi di stampa, come se foto del genere potessero essere in ogni caso di dominio pubblico oppure favorire l’esatta comprensione dei fatti.
Nello stesso documento, che mostra gli spazi in cui Oliverio teneva – e tiene, nel rispetto del dispositivo del sequestro – i cani da lui raccolti, altrimenti destinati alla fame ed esposti a pericoli, all’interessato si imputa d’aver realizzato e di gestire una «struttura di ricovero per animali d’affezione senza la prevista autorizzazione di cui all’art. 5 del D. Lgs. 134/2022 e art. 27 della Legge regionale 45 del 3 ottobre 2023». In particolare, all’articolo 28, la citata legge regionale della Calabria individua, tra le strutture per cui è d’obbligo l’autorizzazione prescritta, la cosiddetta «struttura zoofila», che la ricordata disposizione definisce come «gestita, senza finalità di lucro, da enti, associazioni di volontariato o da privati e destinata al ricovero, principalmente a scopo di adozione, o di ricovero protetto temporaneo o in lungodegenza, di cani, gatti e altri animali d’affezione». «Tale struttura – stabilisce lo stesso articolo 28 – è comunque autorizzata dal servizio veterinario dipendente dalla azienda sanitaria provinciale competente per territorio».
Pertanto, c’è poco da fare: nonostante l’amore sincero per i cani e il sacrificio quotidiano per recuperare quelli abbandonati e sofferenti, Giandomenico deve pagare la multa – d’importo superiore allo stipendio medio dei calabresi – poiché non era in possesso dell’autorizzazione obbligatoria. La riferita legge regionale non contempla un caso come il suo, a riprova che spesso le norme si scrivono senza troppo considerare le realtà locali e dimenticando, nello specifico, la carenza di politiche pubbliche, in Calabria, volte a ridurre o a risolvere il randagismo, anche in collaborazione con la società civile.
Inoltre, le maglie della legge statale sono troppo larghe: sono esentate dall’autorizzazione, recita l’articolo 5 del D. Lgs. numero 134/2022, «le abitazioni private dei detentori e proprietari di animali da compagnia». E Giandomenico non tiene i cani dentro la casa in cui vive, ma appena fuori, nel terreno in cui li ospita. Quindi è ovvio che non possa, da solo e con il proprio reddito da lavoro dipendente, rispettare le prescrizioni tecniche contenute nella normativa in vigore e ricordate con rigore burocratico nel verbale congiunto dei veterinari dell’Asp di Crotone e dei carabinieri di Caccuri.
A proposito dal fatto qui riassunto, in una recente nota si legge che «l’Arma dei Carabinieri continua senza sosta con l’opera di sensibilizzazione sul delicato tema ambientale nonché alla prevenzione e repressione dei sempre più diffusi maltrattamenti sugli animali, tramite servizi mirati al contrasto di ogni forma di illegalità a tutela della salute e alla salvaguardia del patrimonio naturalistico».
Allora bisogna chiedersi se i vertici dell’Arma, che nei secoli si è sempre distinta per la propria umanità, abbiano letto codesta nota stampa e quali ricostruzioni abbiano del randagismo nella provincia di Crotone, anche rispetto a potenziali inadempienze pubbliche; se ci siano cani abbandonati fra i 37 di cui Giandomenico deve occuparsi; se l’Asp di Crotone, che non l’ha precisato nei due citati verbali, abbia individuato, tramite la lettura dei microchip, gli eventuali proprietari dei quadrupedi ospitati dal giovane; quali politiche il Comune di Caccuri, in cui si trova il terreno con la casa del ragazzo, abbia avviato per affrontare il problema del randagismo; se le catture pubbliche nel territorio siano per numero superiori ai salvataggi che Oliverio ha compiuto; se fosse indispensabile, inevitabile e pedagogico sanzionare questo volontario, che non naviga nell’oro né vende animali o fa affari sulla loro pelle.
Infine, bisogna domandarsi se questa brutta storia induca il Consiglio regionale della Calabria a modificare, per migliorarla, la L. R. numero 45 del 3 ottobre 2023 e se Giandomenico Oliverio meriti di essere lasciato da solo nella vicenda. (redazione@corrierecal.it)

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