SERRASTRETTA Nella piazzetta del paese i ragazzi ascoltano Geolier e Tony Effe. Scrollano i social, stanno in posa per un selfie. Qui però, i giovani fanno qualcosa di meno massificato: amano la tarantella, i canti popolari, la fisarmonica e i tamburelli. Una volta a settimana provano i balli, sono tenacemente legati alle loro tradizioni popolari.
Nel 1974 in quella stessa piazzetta, un gruppo di studenti si divertiva a rievocare canti e le danze popolari. Quell’improvvisazione è diventata una coreografia: così è nato il gruppo dei Canterini di Serrastretta.
Ne è passato di tempo da quei pomeriggi di tarantelle e risate. Oggi quei ragazzi sono cresciuti, sono diventati genitori e hanno trasmesso anche ai figli l’amore per le musiche e i balli popolari. Il gruppo dei Canterini si appresta a compiere cinquant’anni di vita, un traguardo molto importante.
Serrastretta è il paese della faggeta, degli impagliatori di sedie, della sinagoga guidata da una rabbina donna. Questo suggestivo comune incastonato nel verde lussureggiante della Sila Piccola racchiude tante peculiarità che lo rendono unico. A cominciare dall’entusiasmo con cui i giovani si avvicinano alla musica popolare. Lo stesso che i genitori, da generazioni, tramandano ai figli. Una passione che tra alti e bassi ha resistito alle emigrazioni, all’onda dei social, persino alla pandemia. Oggi il gruppo dei Canterini di Serrastretta è composto da circa 54 componenti, tra adulti (persino il sindaco Antonio Muraca ne fa parte), adolescenti e bambini (il più piccolo ha solo sei anni). Fisarmonica, organetto, chitarra, tamburello, “pipìta” (il caratteristico strumento a fiato) accompagnano le danze popolari del gruppo nelle esibizioni in giro per l’Italia e per il mondo, ovunque si organizzino manifestazioni dedicate al folclore, nello scorso mese di maggio, ad esempio, il gruppo ha partecipato alla manifestazione “Il fanciullo e il folklore” che si è svolta a Paestum. Il repertorio comprende canti d’amore, canti dedicati agli antichi mestieri, canti di rivendicazione sociale e canti devozionali e religiosi. Le donne indossano il tipico vestito della “pacchiana” e gli uomini l’abito del “pecuraro”, con il mantello nero che ricorda molto quello dei briganti. Le danze rievocano le atmosfere della civiltà contadina e artigiana, nel tipico gioco dei ruoli di maschio e femmina, c’è la ricostruzione delle danze delle feste e di corteggiamento.
«Questo gruppo fin dalle sue origini ha rappresentato per buona parte della comunità giovanile un luogo di incontro, di divertimento, di convivialità e di ricerca di antichi mestieri, usi e costumi nonché di balli e di canti della cultura popolare serrastrettese» spiega Raffaella Nicotera che è presidente dei Canterini di Serrastretta. Insieme al marito Gaspare Mancuso, direttore artistico, presentatore e soprattutto veterano del gruppo, Nicotera cura le attività e l’organizzazione dei festeggiamenti in occasione dei Cinquant’anni.
E proprio puntando sul recupero delle tradizioni, i Canterini si sono aggiudicati un finanziamento regionale attraverso il quale realizzeranno un progetto multidisciplinare per valorizzare la coltivazione della castagna e del grano. Una boccata di aria pura per i Canterini, che non godono di altri contributi e finanziano le loro attività attraverso le esibizioni nelle piazze pubbliche. «Siamo molto orgogliosi dell’entusiasmo che gravita intorno al gruppo» dice Raffaella Nicotera. «Siamo consapevoli che i nostri ragazzi sono speciali – sorride – perché vivono pienamente la loro vita di studenti, di universitari, di lavoratori, ma non mettono mai in secondo piano l’impegno per salvaguardare le loro radici e le loro tradizioni. È un valore che i genitori hanno trasmesso ai figli, una gioia condivisa nelle famiglie. Perché il canto e la danza sono soprattutto momenti di allegria e di divertimento».
In occasione dell’importante anniversario tornerà il “Festival internazionale del folklore” che in agosto porterà a Serrastretta gruppi provenienti da altri paesi e il piccolo borgo si popolerà dei suoni e dei colori di una tradizione antichissima ma qui più viva che mai.
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