COSENZA Un anno fa a quest’ora il Cosenza era in piena modalità festa (dopo mesi di rabbia e stress giustificati) per la salvezza strappata nel playout di Brescia grazie a un gol di Meroni nei minuti di recupero e alla follia sconclusionata della curva lombarda. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. L’addio di Viali, la parentesi Caserta e il ritorno di Viali per riportare la chiesa al centro del villaggio.
Stavolta l’avvicinamento alla stagione estiva sta trascorrendo con meno ansie e tossine da smaltire rispetto al passato, ma più passano i giorni e più la piazza inizia a mostrarsi impaziente di conoscere dettagli e conferme sul futuro della compagine silana. A partire dal “trend topic” perenne delle ultime settimane, che ha un nome e un cognome: Gennaro Tutino.
Dopo le recenti manifestazioni di affetto miste a pianto della città nei confronti del suo campionissimo, degno erede del mito Gigi Marulla, a Cosenza si attende con trepidazione la data del 15 giugno, ultimo giorno in cui il club potrà far valere sul Parma (proprietario del cartellino dell’attaccante campano) il diritto di riscatto. Un privilegio che prevede però l’obbligo di versare nelle casse dei ducali una cifra che si aggira attorno ai due milioni e mezzo di euro. Una somma mai sborsata dal presidente Eugenio Guarascio per un solo calciatore nella sua ultradecennale esperienza da imprenditore sportivo. Insomma, una vicenda quella relativa alla permanenza o meno di Tutino in rossoblù, che ormai tutti gli appassionati di calcio, e non solo, conoscono bene.
In caso di riscatto, bisognerà capire cosa intenderà fare la società: vendere in A o all’estero il vicecapocannoniere dell’ultima serie B a una cifra quantomeno raddoppiata (anche se recentemente l’agente di Tutino Mario Giuffredi ha detto che «non è irrealistico» immaginare un ritorno del suo assistito alla retrocessa Salernitana, rivale storica del Cosenza), garantendosi una plusvalenza non da poco, o mantenere in organico un elemento che inevitabilmente innalzerebbe tasso tecnico e aspirazioni di una realtà che finora non ha mai potuto chiedere al destino altro che una semplice (e quasi sempre tormentata) salvezza?
Ma nell’attesa di conoscere la risposta, ed eventualmente approfondire il discorso legato al destino di Gennaro Tutino, ci sono altri dossier che da tempo stanno prendendo polvere sulla scrivania del patron lametino. Su tutti, l’eventuale riconferma del direttore sportivo Roberto Gemmi, sul quale nelle ultime ore avrebbe messo gli occhi il Bari. Da circa tre settimane a questa parte si parla di un imminente incontro tra le due parti per la firma del rinnovo del contratto, in scadenza a giugno. I giornali sportivi da giorni stanno facendo a gara per garantirsi lo scoop della previsione: “La prossima sarà la settimana decisiva”; “Ci siamo: domani, al massimo dopodomani, Guarascio incontra Gemmi”; «Guarascio-Gemmi, l’incontro slitta di qualche giorno”, e così via.
Lo stesso Guarascio una settimana fa a Palazzo dei bruzi, durante la cerimonia di consegna del “Sigillo d’oro” della città di Cosenza a Gennaro Tutino, ha lasciato intendere di avere le idee chiare sulla questione. Resta però il fatto che il tempo scorre inesorabile e le certezze, nonostante entusiasmo ritrovato e ottimismo generale per adesso vadano per la maggiore, iniziano a diminuire. A differenza delle parole diplomatiche e delle chiacchiere da bar che invece abbondano.
Facile comprendere che la permanenza di Tutino e Gemmi a Cosenza, oltre che sull’aspetto sentimentale, sia legata anche e soprattutto alle ambizioni (o meglio, ai denari che il patron sarà disposto a mettere nel piatto) in vista della prossima stagione. Quella frase di Guarascio «stiamo lavorando per Tutino» mentre era attorniamo dai tifosi in festa per la sola idea di poter avere una possibilità di rivedere il calciatore ancora in maglia rossoblù, al momento, ragionando con realismo, appare debole, oltre che di circostanza. Riscattare Tutino per legarlo a vita, o giù di lì, ai colori rossoblù (con l’aiuto sostanzioso o meno di sponsor solidi disposti ad accettare di vivere all’ombra di Guarascio), significherebbe stravolgere radicalmente un modus operandi basato, dal 2011 ad oggi, su una sopravvivenza stanca e priva di aperture mentali e passionali. Riscattare Tutino per legarlo a vita, o giù di lì, ai colori rossoblù, significherebbe necessariamente assicurare al calciatore (e al ds in attesa) l’allestimento di una squadra d’alta quota, e quindi costosa.
E allora, la domanda è d’obbligo: il Cosenza calcio, questo Cosenza calcio, è economicamente e culturalmente pronto a un cambio di passo di questa portata? (f.veltri@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x