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Tumori, le nuove cure in arrivo presentate negli Usa

Importanti novità illustrate durante il congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology

Pubblicato il: 03/06/2024 – 7:46
Tumori, le nuove cure in arrivo presentate negli Usa

In questi giorni è in corso a Chicago il congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), l’appuntamento mondiale più importante per la comunità oncologica, durante il quale vengono presentate le ricerche scientifiche considerate più rilevanti. Nell’edizione 2024 verranno esposti gli esiti di oltre 5mila studi ed è possibile farsi un’idea di ciò che di più promettente è in arrivo e che potrebbe migliorare le sorti di tanti malati.
«Sarà l’anno degli anticorpi coniugati che hanno dimostrato di cambiare in meglio la cura di molti tipi di tumori che ancora non riescono a essere trattati in modo efficace, come per esempio i carcinomi mammari inoperabili fin dalla diagnosi oppure metastatici, le neoplasie gastriche e vari tipi di cancro con mutazione HER2 – dice Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione nuovi farmaci per terapie innovative dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, in una intervista al Corriere della Sera -. In pratica sono farmaci composti da due parti: un anticorpo monoclonale progettato per riconoscere e legarsi specificamente a un bersaglio ben specifico, presente solo sulle cellule cancerose e non su quelle sane, coniugato a un potente chemioterapico. Questo permette da una parte una grande efficacia terapeutica, perché il chemioterapico trasportato e “sganciato” sul bersaglio da colpire ha una grande potenza distruttiva; d’altra parte, però, la tossicità per le cellule normali (e dunque per l’organismo del paziente) è assai ridotta visto che la cura è mirata».
Altro grande tema – scrive ancora il Corriere della Sera – i vaccini anti-cancro a mRna: la comunità scientifica ferve e l’attesa per i risultati delle sperimentazioni è grande. Al momento sono oltre 40 quelli testati in diverse neoplasie (prostata, carcinoma polmonare non a piccole cellule, seno triplo negativo, colon retto), alcuni dei quali sono già arrivati alle fasi di studio avanzate, a cominciare dal melanoma, il primo in arrivo. Innanzitutto una premessa: si chiamano vaccini, ma non rendono «immuni» dal cancro (come quelli anti-influenza o varicella). Servono ai pazienti con un tumore, non alle persone sane, e per loro rappresentano un progresso importante. «Sono farmaci che si avvalgono dell’Rna messaggero (mRna), una sorta di “postino” che trasmette importanti informazioni alle cellule – spiega Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli -. Si basano sulla stessa tecnologia adottata per i vaccini contro Covid, cioè utilizzano mRna sintetici progettati per “istruire” il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine (chiamati neoantigeni), che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule cancerose. Lo scopo non è prevenire la malattia, ma aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore. I vaccini antitumorali a mRna personalizzati sono quindi progettati “su misura” con il fine di innescare il sistema immunitario a uccidere esclusivamente le cellule tumorali in quel paziente e nei pazienti in cui i tumori esprimono la stessa mutazione».
Anche a strategie di prevenzione e diagnosi precoce sono dedicati molti degli studi presentati al congresso americano. La messa a punto di test del sangue che scoprono i tumori prima che diano sintomi o che siano visibili con gli esami ad oggi disponibili è oggetto di studio in centinaia di ricerche in tutto il mondo, finanziate anche da magnati come Bill Gates e Jeff Bezos. «La grande speranza è quella di riuscire a scoprire la presenza di un tumore solo con un prelievo di sangue, quando la malattia è ancora ai suoi primissimi stadi e non ha dato altri sintomi – conclude Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom -. Le ricerche ci sono, ma non siamo ancora alla “realtà”. Il problema è che test di questo genere vengono sempre più spesso pubblicizzati come rivoluzionari, sponsorizzati dalle aziende produttrici».

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