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La sorella ricorda don Giuseppe Diana, «alcuni clan sono stati smantellati, ma una certa mentalità deve cambiare»

Il sacerdote assassinato dalla camorra. L’8 giugno, nel cortile vescovile di Cassano All’Jonio il ricordo di una vittima innocente

Pubblicato il: 04/06/2024 – 11:31
La sorella ricorda don Giuseppe Diana, «alcuni clan sono stati smantellati, ma una certa mentalità deve cambiare»

COSENZA Sabato 8 giugno, alle 18, il cortile vescovile di Cassano All’Jonio, sarà invaso da tante camice blu, centinaia di scout, condivideranno il ricordo di don Giuseppe Diana, sacerdote barbaramente assassinato dalla camorra, a Casal di Principe, organizzato dal locale Centro Studi “Giorgio La Pira” e dal Gruppo Scout, a cui prenderanno parte Marisa Diana, sorella di don Giuseppe, Fabrizio Marano, Capo Scout d’Italia e Monsignor Francesco Savino, vescovo della diocesi cassanese e vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana. I lavori, saranno introdotti da Francesco Garofalo, presidente del Centro La Pira e coordinati dal direttore dell’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, Caterina La Banca. «Quella mattina poco prima delle 8 – afferma Marisa Diana -, avvertivo un movimento strano a casa mia. C’era agitazione. Stavo allattando mio figlio nato venti giorni prima, è venuta una mia cugina e con un tono preoccupato, ha detto “Hanno fatto male a Peppino”. Dal quel 19 marzo 1994, sono trascorsi trent’anni, ma il suo ricordo è più vivo che mai. Lo scenario è certamente migliorato, alcuni clan sono stati smantellati, ma una certa mentalità deve cambiare ancora, anzi, deve essere completamente sradicata». «La battaglia – sottolinea -, ora è anche di carattere culturale: è una questione di valori condivisi che devono coinvolgere sempre più persone. È l’idea del popolo in cammino o del manifesto per amore del mio popolo, che rappresentano la nostra stella polare anche a trent’anni dall’orrore toccato a mio fratello». «Quando ero ragazzina – ricorda -, i miei genitori non ci facevano uscire di casa, oggi non c’è più il coprifuoco, ma il territorio è decisamente migliorato. Dobbiamo continuare a coltivare la speranza, nel segno del martirio riservato a mio fratello. Vengo a Cassano, con la consapevolezza di contribuire al risveglio delle coscienze e poter contribuire a dire, soprattutto ai giovani che il seme è germogliato». Francesco Garofalo ha dichiarato: «il percorso continua, passando da don Pino Puglisi a don Giuseppe Diana, due grandi testimoni che si sono immolati per liberare i territori dalle forze del male. Certamente, vivremo una bella pagina dove sarà scritto in un noi a carattere cubitale».

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