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Monsignor Savino: «A noi vescovi piace il confronto. Se preoccupati dalle riforme non possiamo tacere»

Il vescovo di Cassano in un’intervista a Repubblica rilancia le critiche all’autonomia differenziata: «Genererà impoverimento e disuguaglianze»

Pubblicato il: 04/06/2024 – 16:15
Monsignor Savino: «A noi vescovi piace il confronto. Se preoccupati dalle riforme non possiamo tacere»

«Noi vescovi preoccupati dalle riforme non possiamo tacere». Così monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e vicepresidente Cei. In un’intervista rilasciata a Repubblica, il vicepresidente della Conferenza episcopale italiana commenta gli ultimi giorni di “dibattito” avuto con il Governo. «Non parlerei di settimana complicata» risponde, specificando che «La premier, con una dichiarazione del tutto legittima, ha detto che non sapeva perché il nostro presidente era preoccupato per il premierato, e il cardinale Zuppi ha risposto adeguatamente». Per Savino «il governo si assume le proprie responsabilità, noi come pastori abbiamo un compito educativo e, coerentemente con questo compito, esprimiamo le nostre preoccupazioni. Ma il dialogo e il confronto costituiscono il cuore della democrazia».

«A noi vescovi piace discutere e confrontarci»

Sui rapporti tra governo e chiesa monsignor Savino “difende” gli interventi dei vescovi, sottolineando che «una cosa sono i rapporti tra Stato e Chiesa regolati dai Patti lateranensi, altra cosa siamo noi vescovi. Come la premier non deve preoccuparsi della nostra preoccupazione, noi diciamo alla premier, che è premier di tutti, che a noi piace riflettere, discutere, confrontarci». Per il vicepresidente Cei «la politica deve mettersi in postura di ascolto nei confronti dei cittadini, e noi vescovi, cittadini prima di essere chiamati al sacerdozio e all’episcopato, sentiamo la responsabilità di curare il nostro popolo, che spesso, dialogando con noi, esprime perplessità circa questa legge sul premierato».

Le critiche all’autonomia differenziata

Da Savino e dai vescovi italiani tante critiche nei confronti del premierato e, soprattutto, sull’autonomia differenziata, motivo di “scontro” con il ministro Salvini che ha accusato i vescovi di non aver neanche letto la riforma. Dichiarazioni che Savino definisce «gratuite e anche offensive». «Noi vescovi calabresi non solo abbiamo letto e riletto la legge, ma l’abbiamo anche studiata facendoci accompagnare da professori universitari e costituzionalisti». Una legge che, per com’è scritta, secondo i vescovi italiani genererà «impoverimento e disuguaglianze» senza garantire «una giustizia sostanziale» e facendo venire meno «il principio costituzionale dell’unità d’Italia». Altri aspetti non convincono Savino, come il criterio di definizione dei Lep, il rapporto tra Lep e Leg e il fondo di perequazione. «L’Italia rischia di diventare come Arlecchino, si può creare il far west. Ma non facciamo assolutamente un discorso di appartenenza politica: abbiamo studiato questa riforma a partire dalla riforma del titolo V della Costituzione introdotta dal centro-sinistra. Il nostro è un discorso educativo, di guida del nostro popolo e, per citare il profeta Isaia, “per amore di Sion non possiamo tacere”».

Sull’Europa

Dal vescovo di Cassano un commento sulla “diceria” che vede i vescovi infastiditi dall’inserimento del contrasto alla tossicodipendenza nell’otto per mille. Savino, però, smentisce: «Non siamo stizziti. L’inserimento, nella voce Stato dell’otto per mille, del recupero delle dipendenze è una scelta fatta da questo governo, che si assume le sue responsabilità, come altri governi inserirono altre voci». Per le prossime elezioni europee, l’invito da parte del vescovo al voto, nonostante «la gente non vota perché ha poca fiducia nelle elezioni come strumento di cambiamento. Ma è importante votare, e votare secondo conoscenza di ciò che le diverse parti politiche propongono». Infine, un pensiero sull’Europa: «Mi auguro che l ’Europa torni ad essere coerente con lo spirito di Ventotene, che prevalgano i principi della solidarietà, della condivisione e della fraternità. Un’Europa dove non prevalgano le logiche identitarie che negano le aperture, un ’Europa inclusiva. Vorrei che da queste elezioni venisse fuori un’Europa a due polmoni: la sovranità europea e la sovranità nazionale non in contrapposizione ma in un rapporto di reciprocità e corresponsabilità».

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