VILLA SAN GIOVANNI Una «specifica segnalazione, con l’indicazione puntuale di tutte le violazioni della concorrenza e del mercato, e di tutti i limiti di trasparenza e conoscibilità degli atti, che accompagnano la procedura sul Ponte». Dopo l’esposto presentato presso la Procura di Reggio Calabria – nel quale si chiedevano «chiarezza, verifiche, attenzione, tutele a fronte di una procedura tecnica che da più parti è stata ritenuta insufficiente, bisognevole di integrazioni, mancante di studi aggiornati» – parte, sempre da Villa San Giovanni, un esposto all’Anac (L’Autorità nazionale anticorruzione) sul progetto del Ponte sullo Stretto. A depositarlo Aura Notarianni, avvocato ambientalista, Rossella Bulsei e Maria Grazia Fedele, rispettivamente rappresentante e legale del “Comitato Titengostretto”, Domenico Marino, docente di politica economica all’Università Mediterranea, ed Enzo Musolino, segretario un cittadino del Partito Democratico villese. «Sulla questione Ponte sullo Stretto, il Presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ha evidenziato nelle osservazioni in audizione parlamentare – all’inizio dell’accelerazione Salviniana sull’ Opera – una serie di criticità dell’iter predisposto, tutte mai affrontate dal Ministro Salvini. Oggi, nel mentre vengono raccolte adesioni ad azioni giudiziarie sempre più pregnanti per fermare l’inizio dei cantieri, appare opportuno coinvolgere formalmente l’Anac, con la richiesta di svolgere indagini e di intervenire anche con misure cautelari a tutela di interessi superiori messi in pericolo dall’inizio dei lavori», si legge in una nota congiunta.
Le questioni sollevate riguardano: «la Società Stretto di Messina “risuscitata” impropriamente dalla liquidazione; un vecchio contratto “redivivo” senza bando e gara, nonostante una direttiva UE impoga una nuova procedura di evidenza pubblica a fronte di costi lievitati da 4 miliardi a 14; la posizione di vantaggio spropositata riconosciuta al contraente privato chiamato a costruire l’Opera con i soldi pubblici; il trasferimento del rischio d’impresa tutto in capo allo Stato (con il MEF socio di maggioranza) e ai cittadini;
il “periculum in mora” (che legittima le azioni di carattere cautelare richieste) generato dall’ abuso di posizione dominante, aggravata dall’omessa pubblicazione sul sito di SdM di tutti gli atti adottati (delibere, atti aggiuntivi, incarichi conferiti ecc.); la prosecuzione delle attività per un progetto la cui realizzazione presenta gravi rischi per l’ambiente, i territori, le famiglie espropriate dalle case». «Ogni documento prodotto, – prosegue la nota – ogni Autorità coinvolta, ogni critica formalizzata, risponde ad un’esigenza di tutela che mira a concretizzare il principio di precauzione, a proteggere comunità e territori. Siamo al punto – è evidente – che è necessario esercitare un ruolo “sostitutivo” rispetto al Ministero delle Infrastrutture e al Governo: un progetto disastroso incombe sullo Stretto (lo dicono loro stessi, lo certificano i tecnici del Ministro dell’Ambiente) e l’esecutivo invece di bloccare tutto sta lasciando mano libera a Salvini per mere esigenze di partito, elettorali. Villa e Messina meritano tutto questo?». (m.r.)
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