ROMA Se il granchio blu sembrava fino ad oggi uno dei flagelli dei nostri mari, a prendere il suo posto ci ha pensato il vermocane. Questa specie, a causa del riscaldamento delle acque, sta proliferando anche in Italia: in Sicilia, Puglia e Calabria i primi ritrovamenti. E non è affatto un buon segno. La loro presenza rappresenta un pericolo per la pesca. I vermocane (Hermodice carunculata), sono vermi marini appartenenti alla classe dei Policheti, originari della zona tropicale dell’Oceano Atlantico e del Mar Mediterraneo, che vivono sul fondale marino. Possono misurare dai 15 ai 30 cm e assomigliano a millepiedi colorati, il corpo è composto da 60 a 150 segmenti identici, separati tra loro da una sottile linea bianca e protetti da cuticole. Questa specie non rappresenta un pericolo per l’uomo, ma se urtata accidentalmente, le sue setole iniettano sottopelle una potente tossina producendo una forte irritazione e una sensazione di bruciore dolorosa. La puntura può portare anche a nausea e vertigini. I vermocane si impigliano nelle reti dei pescatori e se ci trovano dei pesci, li mangiano non lasciando nulla. Si tratta di una specie vorace e carnivora che mette a repentaglio gli ecosistemi marini: oltre che di organismi moribondi si cibano anche di stelle marine e ricci di mare.
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