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SANITÀ

Liste d’attesa, via libera al piano ma Regioni critiche

Le novità nei due testi approvati in Cdm. Per Meloni «passi in avanti» mentre per il Pd è «fuffa elettorale»

Pubblicato il: 05/06/2024 – 7:58
Liste d’attesa, via libera al piano ma Regioni critiche

ROMA  Parte tra le polemiche il piano contro le liste attesa, approvato in Consiglio dei ministri, che ha dato il via libera sia a un decreto legge sia a un disegno di legge. Due diversi provvedimenti che per il ministro della Salute Schillaci sono «frutto di un lavoro che ci ha visti confrontare con Regioni, ordini professionali e associazioni dei cittadini». Ma proprio le Regioni, chiamate ad applicare la maggior parte delle misure, ribadiscono «l’assenza di concertazione». Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute per Conferenza delle Regioni che già da ieri aveva riferito una posizione critica delle Regioni, conferma il giudizio negativo definendolo un decreto «astratto e privo di coperture». Con l’aggravio di un mancato confronto.
Per difendere i provvedimenti scende in campo anche la premier Giorgia Meloni che in un video sui social parla di «passi in avanti molto significativi», ricordando che tutti saranno chiamati a «maggiori responsabilità» compresi i cittadini. Se non si dovessero presentare alla visita, senza disdire con un preavviso di due giorni, «dovranno comunque pagare il ticket anche se in misura ridotta». La premier annuncia anche 60 milioni per i dipartimenti salute mentale.
Inevitabilmente un provvedimento come questo a pochi giorni dalle elezioni diventa terreno di polemiche. Critiche arrivano dal Pd: per la segretaria Elly Schlein “non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste di attesa”, mentre per Debora Serracchiani «un decreto legge a cinque giorni dal voto è solo fuffa elettorale». «Il nodo è quello delle risorse – afferma l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, oggi deputato del Pd – Ogni riforma senza risorse, a quattro giorni dalle elezioni, è pura propaganda». Bocciano le misure alcuni governatori: «Una palla immensa» per il presidente della Campania Vincenzo De Luca, un «intervento di facciata senza risorse» per il collega toscano Eugenio Giani. «I fondi servono sicuramente però ritengo che questo primo passo importante dia un segnale al sistema» è invece la valutazione del governatore del Lazio Francesco Rocca. 

Due testi, tutte le novità

Sono due i testi nei quali si è sdoppiato l’intervento del governo. Da una lato il decreto legge, in tutto 7 articoli con una piattaforma nazionale per il monitoraggio, che dovrà dialogare con quelle regionali, nasce un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e dei convenzionati. Se le visite non vengono erogate nei tempi previsti dalle classi di priorità, viene garantita la prestazione in intramoenia o nel privato accreditato.
Divieto di sospendere o chiudere le agende. Un sistema di ‘recall’ eviterà il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate. Si potranno poi fare visite e ed esami anche il sabato e la domenica. E in ogni azienda ospedaliera le ore di intramoenia non dovranno superare l’attività ordinaria.
Sale la spesa per il personale: il 15% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’anno precedente. Il tetto di spesa dal 2025 viene abolito ma ci sarà il calcolo di un fabbisogno standard di personale. Il decreto prevede anche un piano d’azione per il rafforzamento dei servizi sanitari e sociosanitari nelle 7 regioni del sud destinatarie del Programma Nazionale Equità nella Salute 2021-2027. Prevista anche una flat tax al 15% delle prestazioni orarie aggiuntive dei sanitari impegnati nella riduzione delle liste.
Tra le misure principali del disegno di legge (15 articoli) c’è l’aumento del 20% delle tariffe orarie per il personale per i servizi aggiuntivi contro le liste d’attesa, la possibilità per gli specializzandi di incarichi libero professionali fino a 10 ore settimanali. Confermate le misure contro i gettonisti con la possibilità di assumere con contratti di lavoro autonomo.
L’aumento dei limiti di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati. Inoltre le Regioni assegnano obiettivi annuali sulla riduzione delle liste di attesa per la valutazione e la verifica dell’attività dei direttori regionali della sanità e dei direttori generali delle aziende. In base al raggiungimento o meno di tali obiettivi sono previsti premi, sanzioni e anche la sospensione. 

Renzi: senza soldi provvedimento inutile

«La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in questi primi due anni è stata bravissima a comunicare ma non a portare risultati». Lo ha detto il leader di Italia Viva Matteo Renzi a “Radio Anch’io” su Radio Rai 1. Sul tema delle liste di attesa nel settore sanitario «senza soldi questo provvedimento è niente. Alla presidente del Consiglio propongo: cara Giorgia, oggi andrai in Albania a vedere un centro per migranti che non funziona, quei soldi, invece di darli ai migranti in Albania, dalli alle liste di attesa, ai medici», ha detto Renzi.

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