VIBO VALENTIA «È morto il commercio vibonese». Un manifesto funebre accoglie i clienti dei negozi nel centro di Vibo Valentia a simboleggiare la crisi commerciale del capoluogo vibonese. Una cinquantina i commercianti che stamattina si sono ritrovati lungo il corso Vittorio Emanuele per lanciare un grido d’allarme rivolto alla politica, ma anche agli stessi cittadini. «Ne danno il triste annuncio – continua il manifesto – le centinaia di attività perite per incompetenza di chi dovrebbe tutelare la città e mancanza di coraggio dei cittadini che hanno girato le spalle alla città scegliendo di non viverla più». Una presa di posizione forte che segue i numerosi malumori emersi negli ultimi mesi e che continuano, nonostante i vari incontri con l’amministrazione e le diverse soluzioni proposte, tra cui l’idea (poi bocciata) di aprire al transito il corso principale.
«Il potere di alcuni, la morte di molti» è lo slogan scelto per il flash mob lanciato dall’associazione Vetrine Vibonesi. «Il cartello è abbastanza esplicativo, il nostro è un grido d’aiuto tramite una manifestazione pacifica» spiega Francesco Di Prisco a nome di tutti i commercianti e dell’associazione. Una protesta organizzata appositamente il giorno prima delle elezioni comunali di Vibo. «Speriamo venga colto da chiunque sarà poi la forza politica che andrà ad insediarsi al Comune, la manifestazione era programmata per martedì, ma l’abbiamo anticipata proprio perché non vogliamo puntare il dito contro chi si insedia. Il nostro è un appello verso le quattro forze politiche che si contendono la città» spiega Di Prisco. Presenti alla manifestazione, tra gli altri, anche i candidati a sindaco Romeo, Muzzopappa e Cosentino. «Noi vorremmo che la questione del commercio vibonese sia prioritaria. Abbiamo incontrato come associazione i candidati a sindaco e ognuno di loro ha un programma differente, noi siamo sinceri: al momento ci sono sembrati tutti inconsistenti o comunque non sembrano aver capito la reale criticità in cui ci troviamo».
Lungo il corso sono molti i locali vuoti e “resti” di attività chiuse definitivamente. «Parliamo di vetrine e negozi che chiudono con la stessa velocità che si aprono: noi chiediamo una risposta forte, non dei correttivi a lungo termine, ma nell’immediato perché la situazione è critica». Da qui l’idea di creare un’associazione di commercianti, anche come forma di “autofinanziamento” nel momento di maggiore difficoltà. «Ci siamo associati perché abbiamo avuto l’idea di autofinanziarci, nel momento in cui abbiamo visto l’immobilismo di chi aveva il destino del commercio in mano abbiamo capito che mettere una quota fissa mensile per autofinanziarci potesse essere un buon viatico per uscire da questa stagnazione».
Tra cantieri aperti, pochi parcheggi e lo spostamento delle attività in periferia con conseguenza un centro “desertificato” e con poca attrattività, sono diverse le criticità affrontate dai commercianti. «Non si è saputo dare una risposta alle nuove tipologie di commercio tra centri commerciali, shopping center e commercio online è una città che ha perso completamente il passeggio: il corso una volta era pieno di gente, oggi è vuoto. Dobbiamo diventare attrattivi verso le nuove generazioni, un ragazzino vuole passeggiare in qualcosa che sia “instagrammabile”. Noi – conclude Di Prisco – abbiamo perso questo tipo di attrattività, vorremmo anche un tipo di intervento in tal senso». (Ma.Ru.)
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