COSENZA Si è chiusa la campagna elettorale per il voto delle Europee e per il rinnovo dei Consigli di diversi comuni calabresi. Se i municipi accendono partecipazioni diverse, le Europee hanno dinamiche non molto trascinanti per l’elettorato. I sussulti, in verità abbastanza blandi e legati a tifoserie dei pochi candidati locali, sono quasi tutti riconducibili ai rapporti di forza del dopo voto della coalizione al governo della Cittadella. In giro più o meno piccoli assembramenti di iniziative volanti di capolista di rango spesso accompagnati da apericena e punti stampa.
Oggi, sabato, il momento di riflessione, usanza che non ha più ragione d’essere e andrebbe soppressa, sarà limitato fino alle 15 quando i seggi saranno pronti ad accogliere il popolo elettore fino a domenica notte. La prima volta che votiamo di sabato. Quindi questa volta non ricorderemo “una domenica di sole” come recita una splendida canzone di Giorgio Gaber che ci ricorda comunque che il nocciolo dell’adempimento sta nel verso “come sono giuste le elezioni, è proprio vero che fa bene un po’ di partecipazione”.
Partecipazione che in questa tornata se la deve vedere con un’astensione di massa che gli analisti prevedono per l’Italia possa superare coloro che sono motivati a prendere matita e scheda per decidere i nostri destini nell’Europa di cui facciamo parte. Fenomeno complesso, che si è dilatato nella nostra nazione grazie ad una globalizzazione della società dove si riduce sempre più il numero che decide. Da sempre la Calabria ha avuto un dato molto alto di astensione, per sfiducia atavica e per un nostro senso di esodo verso chi governa. Ora, io comprendo che chiedere una mobilitazione da urne può avere la figura di chi vuole svuotare il mare con un cucchiaino, ma un giornale ha il dovere di indicare la giusta strada.
Sono e siamo con la direzione editoriale del Corriere della Calabria in stretta connessione con quanto scritto in un recente documento della Conferenza episcopale di Calabria, che ha solennemente rivolto l’invito «a tutti i cristiani, soprattutto i giovani, reagendo alla tentazione della rassegnazione e dell’astensionismo e sognando operativamente insieme un’Europa che sia casa comune di giustizia e di pace». Che la migliore agenzia sociale di Calabria si muove su queste linee alla fine del suo conclave primaverile è una buona novella. La guerra è tra di noi come mai l’abbiamo vissuta e le questioni che ci riguardano e per le quali dobbiamo sporcarci le mani sono veramente tante. Giusto il richiamo ai giovani in modo particolare, i cittadini del presente. Il protagonismo dei giovani calabresi non può finire nella morta gora degli indifferenti che non votano. Molti di loro non studiano, non lavorano, non si formano. Altri hanno deciso di andare via e di Restanza non vogliono sentire parlare. La Calabria è un paese per vecchi e grazie all’Europa delle città potrebbe invertire il suo destino.
Giovani calabresi prendetela la matita, anche in ricordo di Antonio Megalizzi, calabrese di Reggio, emigrato in Trentino e che, diventando giornalista, si era innamorato dell’Europa e promosse programmi che avvicinavano la popolazione a quelle istituzioni. Giovanni è morto a 29 anni nel dicembre del 2018, perché si trovava con delle amiche al mercatino di Natale di Strasburgo ucciso dal piombo di un’integralista islamico. La Calabria, che ne doveva ricordare l’esempio, lo ha dimenticato. Sono questi i riferimenti di cui tutti abbiamo bisogno.
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Dobbiamo combattere contro la sfiducia generalizzata. In Calabria vivono ore drammatiche i mille lavoratori dell’Abramo Customar Care che rischiano di perdere il posto di lavoro entro il 30 giugno. Nessun parlamentare eletto ha presentato un’interrogazione o una mozione sulla loro sorte. Nei giorni scorsi durante una manifestazione i 500 lavoratori della sede di Crotone hanno annunciato che non voteranno alle Europee invitando i calabresi a seguirli in questo tipo di protesta. Tutto profondamente sbagliato. Questi dipendenti privati è meglio che vadano a votare con la loro autonomia di pensiero. Un voto di protesta ad una lista che contesta le scelte dei partiti avrebbe molto più senso anche nei confronti di aziende che in passato magari hanno chiesto un voto orientato. L’ultimo cambiamento consapevole in anni recenti in Calabria è giunto dai Cinque Stelle che hanno espresso una protesta vera e autentica, aleatoria che non è riuscita strutturarsi.
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Nel Novecento la partecipazione calabrese era differente. Sono ore, queste, in cui si ricordano i 40 anni della scomparsa di Enrico Berlinguer, drammaticamente morto mentre teneva un comizio alle Europee a Padova. Immagini che commossero l’Italia e che determinarono l’unico sorpasso del Pci in un’elezione. Ebbene, in quel 1984 la partecipazione al voto dei calabresi, raggiunse il 74,3. Era un’altra Calabria, in cui i consensi di Dc, Pci e Psi raggiungevano collettivamente i due terzi del consenso in un’epoca in cui i partiti di massa erano nella vita reale delle persone. Erano cultura radicata di Chiesa schierata con parrocchie, presenze organizzate nelle sperdute campagne e nelle città. E va aggiunto che anche i consensi a partiti più piccoli, penso al ribellista Msi, radicavano partecipazione. Sono stati anni che hanno permesso con il voto di far uscire la Calabria dalle secche di un’arretratezza economica e sociale che ha registrato passi da gigante. Nel 2004 la partecipazione era ancora significativa, considerato che alle Europee si segnava il 70 per cento di voto attivo. Poi man mano ci siamo tutti distratti e infatti nel 2019 per le Europee siamo arretrati a circa il 44, alla Regionali del 2021 siamo rimasti in quella soglia, alle recenti Politiche del 2022 il rimbalzo è arrivato al 50, rimanendo tra le ultime regioni d’Italia. In Calabria la metà degli elettori volta le spalle al seggio.
Ha scritto l’intellettuale calabrese, purtroppo dimenticato, Giuseppe Selvaggi, in un suo libro del 1948 «Ma anche se si digiuna senza dirlo e se gli ulivi cascano di abbondanza, la penisola di Calabria è un qualsiasi paese del mondo. Perché in tutto il mondo si crede e si spera”. Quel vecchio libro si chiamava “Scoperta dell’Europa». Ascoltate Gaber: «Come son giuste le elezioni».
Buon voto a tutti.
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A proposito di giovani calabresi. Torno a segnalare il musicista crotonese Dalen che mescolando techno e cantautorato ha scritto il suo ultimo singolo “Emigrato”. Il pezzo è stato presentato in anteprima a Bologna in occasione di un concerto di Roberto Vecchioni che ha voluto dare luce al giovane autore calabrese. Luci all’Europauditorium per Dalen.
(redazione@corrierecal.it)
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