COSENZA Da quasi quattro secoli vede passare generazioni di cosentini e viandanti, oggi si trova in uno snodo di traffico tentacolare, all’innesto di corso Plebiscito, ma in una nicchia in cui è quasi difficile vederla: la chiesa di San Rocco (costruita durante la peste del 1656 e sede fino al secondo dopoguerra di una congrega di calzolai intitolata a San Crispino e San Crispiniano, poi sciolta) ora ha iniziato la sua terza vita: da ieri è MuDaBa, Museo di comunità diffuso Biblioteca delle Arti Design Architettura, l’inaugurazione all’interno della terza edizione del Calabria Design Festival ne segna il recupero e la rinascita, grazie a un progetto finanziato dal ministero della Cultura. Un piccolo segnale che però può rappresentare un’ulteriore spinta per la rigenerazione urbana del centro storico di Cosenza, peraltro a pochi metri da Cosmo, l’hub di piazza Tommaso Ortale sostenuto dal Comune attraverso Agenda Urbana.
Ieri la chiesetta è stata restituita alla fruizione pubblica – esempio di riappropriazione di un luogo nel segno della fruizione culturale degli spazi – con la mostra personale “La bellezza dell’Abitare” di Giulia Brutto, architetto premiata con Giuseppe Fata e Aldo Presta tra i riconoscimenti dell’art director Pino Scaglione; stamattina a palazzo Arnone, sede della Galleria Nazionale, la premiazione di Calabria Creativa Mapping, con i primi cinque nomi tra i 120 dei designer che hanno partecipato al bando rivolto ai talenti creativi calabresi: Francesco Gemelli, Luca Perrone, Manuela De Fazio, Pasqualina Tripodi (Pasly), ISTMO architecture.
Non è il solo “seme” piantato nella tre giorni ideata da Scaglione, architetto calabrese e professore di Urban Design all’Università di Trento: di scena ieri anche un originale confronto tra aziende e designer calabresi che ha fatto emergere il valore dell’innovazione attraverso il design, con la realizzazione di una piattaforma di collaborazione tra enti e aziende denominata I-Calab, Innovazione Competizione Calabria, momento di dialogo finalizzato a evidenziare come la collaborazione tra progettisti e imprese possa generare innovazione nella nostra regione.
Spinta non da poco se si pensa che secondo il rapporto della Fondazione Symbola, la Calabria è ultima in Italia con solo lo 0,2% di investimenti sistemici nel campo del design (prodotti, grafica, packaging, comunicazione visiva…). Su queste premesse, la Società Scientifica Riagita, promotrice del Calabria Design Festival, si propone di «sensibilizzare istituzioni, aziende e amministrazioni sull’importanza del design come leva strategica di sviluppo e cambiamento, anche in una regione difficile e complessa come la Calabria».
Ma il Calabria Design Festival è stato anche un appuntamento nel segno della «bellezza necessaria», dicono i promotori, che hanno voluto «mettere in circolo un movimento di dibattito e riflessioni, attraverso principalmente una mostra centrale dedicata al talento creativo calabrese». L’evento lungo un mese, si muoverà tra la Galleria Nazionale di Palazzo Arnone a Cosenza e la chiesa di San Rocco finalmente riaperta al pubblico: contestualmente alle tre giornate-clou del Calabria Design Festival, si sono aperte le mostre e installazioni dedicate al design, all’architettura, alla grafica, alla moda e alla fotografia che saranno visibili fino al 10 luglio, accompagnate da ulteriori eventi tra giugno e luglio.
Protagonisti assoluti di questa III edizione del festival sono stati, infatti, progetti, immagini e grafiche di creativi e designer calabresi indipendenti, selezionati attraverso il bando “Calabria Creativa Mapping” che ha raccolto oltre 120 figure professionali tra grafici, illustratori, designer, architetti, fotografi, chef e artigiani, tutti nati in Calabria, ma per gran parte, attualmente, operativi altrove. La mappa di questi talenti – racchiusa in un sito digitale in continuo aggiornamento – racconta una emigrazione intellettuale che dalle città calabresi (Catanzaro in testa) porta alle capitali italiane del design, Milano e Roma. Il lascito di questa edizione del festival è la Meed Academy, un luogo che nelle intenzioni di Scaglione deve «formare e fermare i talenti calabresi».
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