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l’inchiesta della dda

Inchiesta “Case popolari” a Reggio, il ruolo del «procacciatore degli immobili»

I malumori nei confronti di Giuseppe Agostino, rinviato a giudizio, accusato di «vendere gli appartamenti, incassare e non consegnarli»

Pubblicato il: 09/06/2024 – 6:48
Inchiesta “Case popolari” a Reggio, il ruolo del «procacciatore degli immobili»

REGGIO CALABRIA Carmelo Consolato Murina, uno dei principali indagati nell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria denominata “Case popolari viene intercettato – grazie alle captazioni – chi svolge l’attività investigativa risale alla figura di suo cognato Giuseppe Agostino (indagato). In assenza di Murina, costretto in carcere, Agostino avrebbe assunto «la gestione degli affari». Una figura, dunque, subordinata ma «con il ruolo di procacciatore degli immobili e di “agente immobiliare” che si occupava delle compravendite di immobili di proprietà pubblica». Nelle scorse ore, i due insieme ad altre 25 persone sono state rinviate a giudizio.

Le accuse

Secondo l’accusa, Agostino avrebbe tessuto «una fitta rete relazionale che ha permesso di ricostruire la sua frenetica e costante attività nel settore degli alloggi popolari». Come accaduto per alcuni indagati nell’inchiesta, anche nel caso di Agostino sono alcune dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia a consentire di circoscrivere il suo presunto ruolo nella gestione delle case destinate, originariamente, alle famiglie meno abbienti.

Le intercettazioni

E’ il 30 maggio 2017 quando viene captata una conversazione ambientale tra due soggetti all’interno di un veicolo. Argomento di discussione è il comportamento di Giuseppe Agostino. «I due criticano le condotte poste in essere da Agostino nel settore degli alloggi popolari accusandolo di essere solito vendere gli appartamenti, incassare il denaro e poi non consegnarli». Secondo l’accusa, che «Giuseppe Agostino operasse nel settore degli alloggi popolari, con compiti apicali e di gestione dell’intero settore, è confermato anche da Murina nel corso delle conversazioni». Quest’ultimo, uscito dal carcere si lamenta della gestione del business e inizia a parlare di «giustizia» e «solidarietà criminale» segnando un cambio di rotta rispetto alle «condotte spregiudicate del cognato» definito con termini dispregiativi «porcheruso» e «miserabile». (f.b.)

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