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l’intervista

Gambardella: «Il controllo giudiziario parte da un presupposto aleatorio e incontrollabile»

Il noto penalista relatore in un convegno a Cosenza sulle interdittive antimafia parla di «problemi nell’applicazione della norma»

Pubblicato il: 11/06/2024 – 17:59
Gambardella: «Il controllo giudiziario parte da un presupposto aleatorio e incontrollabile»

Il controllo giudiziario nell’ambito delle interdittive. E’ questo uno dei temi trattati nell’incontro dal titolo “L’informazione interdittiva antimafia e lo scioglimento dei comuni” alla biblioteca dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza. Tra i relatori anche il penalista Francesco Gambardella. «Il controllo giudiziario – ha affermato l’avvocato al Corriere della Calabria – è stato introdotto come una sorta di intervento per accompagnare un’azienda che versi in determinate situazioni patologiche affinché questa non possa debordare negativamente. Quindi – spiega Gambardella – c’è questo controllo per un triennio almeno per poter verificare che tutto quanto si ripristini».

I problemi nell’applicazione della legge

Per il penalista, tuttavia, «ci sono dei problemi nell’interpretazione e nell’applicazione della norma». Secondo Gambardella per applicare il controllo giudiziario si parte da un presupposto «esageratamente aleatorio e incontrollabile perché bastano sufficienti indizi per ritenere una determinata azienda inquinata da interventi terzi». Un punto di partenza che «crea grandi difficoltà e che vengono risolte in una fase completamente estranea alla giurisdizione, tutto rimesso alla votazione del Prefetto». Una cosa che l’avvocato reputa «concepibile» ma per la quale il controllo giudiziario «risente quasi in maniera determinante da quella che è una conclusione del prefetto che difficilmente può essere smentita». 

«Non può essere un’emergenza permanente»

Un processo che sembra quasi seguire una logica emergenziale. «Ma non può essere un’emergenza permanente» obietta Gambardella. «Se noi parliamo dell’inquinamento che deriva dal fenomeno mafioso o dalla degenerazione di gestione di alcune imprese per via di interventi terzi, siamo tutti d’accordo. Ma questo non giustifica questa dichiarata legislazione d’emergenza permanente, che tra l’altro crea dei cortocircuiti anche nella fase interpretativa per come è formulata la legge e quindi diventa sempre più qualcosa di aleatorio, di incontrollato e incontrollabile, senza avere invece come riferimento dei parametri fissi». In particolare, Gambardella critica le situazioni in cui i sufficienti indizi coincidono con «congetture o ipotesi assolutamente incontrollate. Per esempio, in alcune sentenze si legge che basta induttivamente pervenire a una determinata situazione. L’induzione è diversa dalle deduzioni, ma mi dovrebbe consentire di individuare un fatto certo su cui poi accertare sul fatto incerto e in tutto questo non accade». (redazione@corrierecal.it)

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