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Interdittiva antimafia, Durante: «Misura “draconiania” più afflittiva di una pena»

Il presidente della sezione Tar Salerno al convegno a Cosenza: «Le garanzie per il soggetto colpito sono veramente minimali»

Pubblicato il: 11/06/2024 – 19:18
Interdittiva antimafia, Durante: «Misura “draconiania” più afflittiva di una pena»

COSENZA «L’interdittiva è uno strano fenomeno perché tutti pensano che sia una sanzione, per cui ne parlano come se lo fosse e cercano di applicare i criteri che poi regolano il diritto della sanzione, cioè la responsabilità, la colpa, il contraddittorio, la procedimentalizzazione. Invece il nostro ordinamento prevede che sia una misura di prevenzione che non è ascrivibile nell’albo delle sanzioni». Così ai microfoni del Corriere della Calabria il presidente della sezione Tar Salerno Nicola Durante, nel corso del convegno a Cosenza dal tema “L’informazione interdittiva antimafia e lo scioglimento dei comuni”. Per Durante le garanzie per il soggetto colpo «sono veramente minimali». «Anzi – continua – prima del 2021 proprio non ce n’erano. Poi il legislatore ha fatto qualcosa prevedendo una forma di contraddittorio, ma derogabile solo in caso di esigenze di celerità».

L’introduzione del contraddittorio

Solo quando scatta il contraddittorio, spiega Durante, il soggetto colpito «può difendersi da quelle che sono le contestazioni fatte e lo può fare sotto due profili. Uno è contestando in toto, dicendo che tutto quello che gli viene addebitato non esiste. Tenete conto – precisa – che noi parliamo sempre di una valutazione prognostica, perché il presupposto per l’applicazione sono gli eventuali tentativi di infiltrazione, perché se parlassimo di infiltrazione in atto saremmo in campo penale e parleremmo di sequestri, di processi, ma non di misure amministrative di prevenzione. Quindi è difficile difendersi da una probabilità di essere infiltrato quando non lo sei».L’informazione interdittiva antimafia è, invece, una «misura di carattere preventivo per evitare che il mercato pubblico venga inquinato da fenomeno di questo genere».

«Una misura più afflittiva di una pena»

Una misura definita «draconiana» e ritenuta da Durante «più afflittiva di una pena, perché tu vieni escluso dal mondo degli appalti pubblici e spesso anche dal mondo proprio dell’imprenditoria, perché poi si rileva sul tuo status anche ai fini di commesse di natura privata. Chiaramente costituisce poi, in molti casi, una sorta di doppione perché gli stessi fatti ti possono essere addebitati a titolo di misura di prevenzione o in fase di indagini preliminari ai fini di una cautela personale o un sequestro». Una misura che, specifica il presidente del Tar Salerno, nasce «ai tempi dell’alto commissario per la lotta alla mafia ed era stata data a lui, poi è stata data ai prefetti. Si dice è stata fatta in questo modo proprio per consentire con la massima agilità e prontezza di poter intervenire. Certamente è un grosso peso e una grande responsabilità perché tu un’impresa la porti al fallimento. Oggi ci sono misure alternative che hanno chiamato di collaborazione, non di proporzionalità, proprio per evitare che fossero intese come una sanzione. Ma io non vedo una grande propensione da parte dei prefetti ad applicarle. Noi – conclude – continuiamo a vedere interdittive». (redazione@corrierecal.it)

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