REGGIO CALABRIA «L’hanno arrestato no? Che deficiente, si è rovinato la vita… suo fratello l’ha rovinato. Deficiente, si è rovinato…». Così Peppe Neri, capogruppo in consiglio regionale di Fratelli d’Italia commentava l’arresto, avvenuto il 25 febbraio 2020, di 65 persone per lo più residenti nel comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte e Sinopoli, ritenuti responsabili del reato di associazione di tipo mafioso e altri delitti collegati. Blitz che vedeva coinvolti, tra gli altri, i fratelli Domenico e Antonino Creazzo. Al termine del processo di primo grado “Eyphemos”, è comunque caduta la contestazione dell’associazione mafiosa, con l’assoluzione di Domenico Creazzo e con la condanna a 3 anni del fratello per minacce e ricettazione. Neri, invece, è indagato nell’inchiesta “Ducale” della Dda di Reggio Calabria che ha portato a 11 arresti, 7 dei quali in carcere e 4 ai domiciliari, con il gip del Tribunale reggino che ha respinto la richiesta di arresto avanzata proprio dalla Distrettuale antimafia.
Secondo quanto riportato nell’ordinanza, considerati i contatti con i fratelli Creazzo e, soprattutto, la vicenda legata al contrasto tra gli Alvaro e gli Araniti «nel sostegno dei rispettivi candidati Creazzo e Neri», quest’ultimo si sarebbe insospettito di essere intercettato, e comunque coinvolto in indagini analoghe a quelle dei Creazzo. «(…) a tutti ci può succedere qualcosa, pure a me, ti dico la verità». Questa è una delle conversazioni riportate nell’ordinanza mentre Neri discute al telefono con un futuro assessore regionale, salvo poi precisare: «(…) una cosa del genere non mi può succedere», come riportato nell’ordinanza. Nel prosieguo della conversazione, Neri spiegava al futuro assessore di non poter escludere di aver parlato con esponenti della ‘ndrangheta o anche eventuali capo cosca. «(…) però non sapevo che era un boss e non ho parlato di impegni… questo metto la mano sul fuoco, però che in campagna elettorale possa avere incontrato qualcuno che abbia avuto un problema non lo escludo, perché ho visto diecimila persone, però con nessuno ho chiuso accordi eh…».
Ed è in particolare in una conversazione con Barillà – è il 28 marzo 2020 – che emergono i malumori e anche una certa frustrazione nei confronti della stampa, sia locale che nazionale, lamentandosi di subire una vera e propria gogna mediatica. «(…) sta cosa… dobbiamo vedere di gestirla» dice Neri a Barillà mentre discutono «sulle prossime strategie da attuare per riacquistare credibilità politica», è scritto nell’ordinanza «sempre però funzionale alla ripartizione delle prebende che Neri aveva promesso in campagna elettorale», si legge ancora. «(…) nooooo, niente, tutti a casa, solo Mario, perché Mario ha 50 anni che è con me da 30 anni, punto e basta…». Nel corso della conversazione Neri cita anche un ex candidato alla guida della Regione che, sui social, lo avrebbe attaccato. «Sulla sua pagina Facebook diramata in tutto il mondo, ha detto che lui ha perso perché c’erano mafiosi come me, hai capito? Quindi mi sono stancato eh… appena io dico una cosa o faccio una cosa, c’è qualcuno, cioè, ho fatto un articolo tranquillo, per il corona virus… certo che lo querelo, ma ormai sta diventando una moda…». E ancora: «Sono più io sui giornali di Creazzo stesso…» «(…) guarda che dal 28 febbraio tutti i giorni mi esce un articolo… queste cazzate sono quelle che non mi hanno fatto fare il presidente del consiglio. Queste cazzate sono quelle che non mi hanno fatto entrare da nessuna parte… sono quelle che non mi hanno fatto fare il capogruppo nemmeno…». E quando Daniel Barillà lo invita a cambiare partito, Neri risponde seccamente: «Oh Daniel, così mi ammazzano definitivamente… no, basta… ero del PD, poi me ne sono andato a Fratelli d’Italia ora che faccio torno dove? da Italia Viva?».
Nella conversazione Neri fa riferimento a due giornalisti di Reggio Calabria, con Daniel Barillà che spiega: «(…) il problema perché, ormai questi giornalisti, sono quattro ritardati… cioè, hai capito?», con Neri che replica: «Daniel, non confondere, secondo me… se vuoi la mia opinione, contro di me c’è stata un’operazione… ma fatta anche secondo me, come ti posso dire… ad arte, ma pure… non voglio dire dalla Procura, ma un po’ da tutti, capito? Mi stoppano perché io ero diventato il leader del centro destra a Reggio Calabria nonostante la sinistra…». Barillà fornisce, poi, una sua teoria secondo cui «se sei a sinistra bene o male non ti escono un ca**o di queste cose, perché tutti i giornalisti sono giornalisti comunisti del ca**o». (g.curcio@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x