TORINO Un soggetto con una ambigua «capacità imprenditoriale» nella quale la gestione di questioni economiche veniva spesso associata ad una «non comune aggressività». È così che il gip del Tribunale di Torino descrive Francesco Ferrara, imprenditore noto per la sua partecipazione a molti eventi pubblici organizzati proprio nel capoluogo piemontese, ma accusato di «aver commesso gravi reati avvalendosi dell’aiuto di esponenti della criminalità comune ma anche di appartenenti alla ‘ndrangheta, con i quali intrattiene abituali rapporti». Ferrara, classe ’76, considerato da molti “il re dei Mercatini di Natale” e dello street food, è finito in carcere proprio nel corso del blitz condotto dalla Polizia a Torino e nell’area metropolitana.
A lui gli inquirenti della Distrettuale antimafia di Torino ci arrivano da un’inchiesta precedente, legata essenzialmente ad un gruppo criminale dedito alle scommesse sportive clandestine, orbitante negli ambienti criminali di matrice calabrese. Ferrara, di fatto, non è un nome qualunque, ma con alle spalle una considerevole forza finanziaria, in grado di ricoprire ruoli in diverse società e nei più diversi settori economici e merceologici. Come ricostruito in fase investigativa, infatti, nel marzo 2023, Ferrara era amministratore unico di “Protal Srl”, società dedita al “commercio all’ingrosso e al dettaglio di generi alimentari e non, gastronomia, allestimento e partecipazione a fiere nazionali e internazionali”, di cui era socio al 90%, con la restante quota detenuta dalla moglie. Ferrara, inoltre, aveva partecipazioni al 100% nella “Oro Puro Srl”, al 90% nella “Patrimoni Real Estate Srl”, al 33% nella “Buongiorno Italia s.r.l.”, avente come oggetto sociale organizzazione di mezzi e strutture per attività di fiere e mostre. Quote societarie e ruoli manageriali, ma anche alcuni precedenti penali. A cominciare dalla condanna a 2 anni di reclusione «per avere concorso, in qualità di socio e amministratore di fatto di “Ovs Retail Srl”», dichiarata fallita il 16 agosto 2021 dal Tribunale di Torino, alla «distrazione di beni della società in favore di altre imprese, tra cui proprio la “Protal Srl”».
Come riporta ancora il gip nell’ordinanza, però, l’imprenditore Ferrara avrebbe frequentato assiduamente anche «noti appartenenti alla criminalità organizzata di matrice calabrese e con soggetti aventi precedenti penali per gravi reati». Gli inquirenti, dal maggio del 2023, sono riusciti a captare decine di telefonate con diversi soggetti legati alla ‘ndrangheta. Ci sono Giacomo Lo Surdo, condannato in via definitiva perché legato alla ‘ndrangheta; Nicolino Tamburi, condannato in via definiva per lo stesso delitto nell’ambito del medesimo procedimento, nonché titolare di un locale – già emerso nell’inchiesta Minotauro – utilizzato come luogo ideale per alcune riunioni di esponenti di ‘ndrangheta. Ma non solo.
Come riporta il gip nell’ordinanza, infatti, Ferrara «avrebbe avuto rapporti diretti e non solo telefonici con appartenenti all’ambiente mafioso». Come, ad esempio, la partecipazione ai funerali di Francesco Tamburi, riconosciuto «intraneo alla ‘ndrangheta e, segnatamente, al “locale” di Natile di Careri a Torino» ma anche la mancata partecipazione per motivi di lavoro alle esequie di Santo Brizzi detto “Mimmo”, «cognato di Domenico “Michettu” Morabito, detenuto a seguito di condanna per associazione maliosa di tipo ‘ndranghetista ed affiliato alla ‘ndrina Morabito di Africo», annota ancora il gip nell’ordinanza.
Secondo l’accusa, e come riportato dal gip nell’ordinanza, la caratura criminale di Ferrara era tale da «rivolgersi ai suoi amici pregiudicati per risolvere controversie di diversa natura»: dall’esercizio di un credito al mancato pagamento di un debito o semplicemente perché qualcuno aveva messo in discussione il suo prestigio criminale. Ma «la rilevante pericolosità dell’agire di Ferrara» scrive il gip «è dimostrata anche dalla possibilità di scelta dei compari ai quali rivolgersi per la commissione delle violente aggressioni», scegliendo dunque il “profilo più adatto” «a seconda del profilo della vittima», scrive ancora il gip.
Intanto per Francesco Ferrara è stata presentata una seconda richiesta di misura cautelare è stata presentata dalla procura di Torino. In base a quanto è trapelato, il nuovo provvedimento, che dovrà essere vagliato da un giudice, è la conseguenza del ritrovamento di una pistola – con matricola abrasa – nel corso di una perquisizione. (g.curcio@corrierecal.it)
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