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l’inchiesta della dda

‘Ndrangheta e politica, le «manovre elettorali» del genero del boss a sostegno di Falcomatà

Gli inquirenti della Dda di Reggio hanno ricostruito i contatti tra il sindaco uscente e la “longa manus” del clan per raccogliere voti durante il ballottaggio del 2020

Pubblicato il: 12/06/2024 – 11:19
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta e politica, le «manovre elettorali» del genero del boss a sostegno di Falcomatà

REGGIO CALABRIA «Io voto Falcomatà perché se sale Falcomatà sale un amico mio». Lo dice, in una intercettazione telefonica, Daniel Barillà, il classe ’85 considerato “longa manus” della cosca Araniti e finito ieri agli arresti domiciliari in seguito al blitz “Ducale” della Distrettuale antimafia reggina. Come emerso in fase investigativa, infatti, Barillà e la cosca di ‘ndrangheta degli Araniti avrebbero attivato i loro “consueti” canali per favorire la rielezione di Falcomatà a sindaco di Reggio Calabria, finito nel frattempo al ballottaggio. Quest’ultimo, secondo la tesi accusatoria, «accoglieva volentieri le strategie elettorali del pupillo degli Araniti, superando la ritrosia iniziale che fino a quel momento aveva caratterizzato il loro rapporto», si legge nell’ordinanza.

«Dubbi sulla consapevolezza di Falcomatà»

Nell’ordinanza il gip, Vincenzo Quaranta, spiega che non ha voluto accogliere la richiesta di arresto della Dda per il sindaco Falcomatà «perché ci sono dei dubbi che l’allora candidato e attuale sindaco del Pd fosse consapevole delle “ragioni mafiose” che avrebbero mosso la raccolta dei voti da parte di Daniel Barillà». Se il gip, infatti, conferma il “patto” (il reato contestato dalla Dda al sindaco di Reggio Calabria) è comunque «insufficiente per dedurre, con la gravità indiziaria richiesta per l’applicazione di una misura cautelare, la consapevolezza in capo a Falcomatà delle ragioni mafiose, poste a base della capacità di raccolta del consenso sul territorio da parte del Barillà».

I contatti con Barillà

È il 21 settembre quando Barillà contattata telefonicamente Falcomatà, si scambiano qualche battuta sull’esito e sul futuro del voto, e parlano di eventuali “strade” da seguire per «vincere facile contro Minicuci». E così, quando il 23 settembre 2020 arriva l’ufficializzazione del ballottaggio, Daniel Barillà inizia la campagna elettorale per Falcomatà, contattando i “fedelissimi”, tra i quali Ignazio Borrutto (tra gli indagati), rassicurandolo della vittoria elettorale. Ma è il 25 settembre 2020 quando gli inquirenti captano la conversazione tra il sindaco uscente e lo stesso Barillà, in cui il primo contattava quest’ultimo, chiedendo espressamente il suo aiuto. «Danielino, che vogliamo fare? Giochiamo o lavoriamo? Lavoriamo Daniel». E ancora: «Ho bisogno di una mano, di una grande, grande mano. Se abbiamo vinto al primo turno a Catona, dobbiamo vincere anche al secondo», spiega il sindaco a Barillà che insiste: «(…) E comunque vediamoci, quando vuoi tu ci vediamo… noi ci dobbiamo vedere sai quanto però, un quarto d’ora, venti minuti… facciamo due incontri e via e poi non dobbiamo vederci più…».

Basta cene e aperitivi

Come si legge ancora nell’ordinanza, dunque, la strategia dettata da Barillà, in sintesi, reputando inutili «cene e cenette e aperitivi», prevedeva di «fare incontri singoli» nell’ordine di «dieci appuntamenti» e un incontro finale con «tutto il mio gruppo», indicazioni che «effettivamente verranno seguite alla lettera da Falcomatà», si legge ancora nell’ordinanza. Gli inquirenti documentano uno scambio frenetico di messaggi e telefonate, e anche l’intenzione di portare Falcomatà «a fargli fare un paio di incontri tra Catona e Gallico». È il 27 settembre quando si recano a «la Casa della Solidarietà», nel quartiere Catona e, durante il servizio di appostamento, la pg vede arrivare il sindaco uscente di Reggio. Tra i presenti, come si legge ancora, c’era anche Francesco Scopelliti detto “Checco”, soggetto che, secondo gli inquirenti, lo stesso Falcomatà, nella programmazione della campagna elettorale fatta con Barillà, «aveva indicato come elemento chiave per vincere su Salice», si legge nell’ordinanza. Dopo Catona, il gruppo si dirige verso l’appuntamento programmato alla cooperativa sociale “Collina del sole” e, infine, nella frazione di Diminniti.

Il sostegno del boss

Come ricostruito dagli inquirenti, le manovre elettorali di Barillà e del gruppo di Sambatello a favore di Falcomatà, «si intensificavano nelle fasi finali antecedenti alla data del ballottaggio, ottenendo anche consensi da parte di esponenti storici della cosca Araniti, come Giuseppe D’Agostino, con il dichiarato scopo di rivendicare il più possibile l’importanza del loro contributo, specie nell’area di Gallico». Tour elettorale che, sempre secondo gli inquirenti, si conclude con il trionfante incontro del gruppo diretto da Barillà con il candidato Giuseppe, considerato dal primo il giusto e dovuto omaggio per il lavoro svolto in suo favore. È il 3 ottobre 2020 quando, nel pomeriggio, Daniel Barillà con la sua auto effettua una sosta nel centro di Sambatello, «fermandosi a dialogare con Giuseppe D’Agostino, al quale chiedeva per chi avrebbe votato al ballottaggio», si legge. Dopo aver indicato come preferenza proprio Falcomatà, Barillà replicava: «(…) no sì, pure… infatti penso che forse viene pure… viene qua per venirvi a trovare… viene e vi trova pure». (g.curcio@corrierecal.it)

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