COSENZA Una decina di avvocati riempiono l’aula bunker di Lamezia Terme, che ospita il processo ordinario scaturito dall’inchiesta “Reset” contro la ‘ndrangheta cosentina. Ernesto Foggetti è il primo pentito a sottoporsi all’esame ed al controesame. Dal 2014 collabora con la giustizia, si dice deciso a collaborare mosso da quanto occorso al cugino Luca Bruni rampollo dei “Bella Bella“. Il 3 gennaio 2012, la mala cosentina decise la morte del giovane rampollo: il cui corpo fu ritrovato sotterrato nelle campagne di Castrolibero, in località Orto Matera, grazie alle rivelazioni del pentito Adolfo Foggetti.
Il flashback parte dalla guerra di mafia tra clan cosentini fino alla pace. «Io, Michele Bruni, Gennaro presta, Giuseppe Prosperoso, Maurizio Rango accettiamo la pax sancita da Michele Bruni in accordo con Gianfranco Bruni detto il “tupinaro”. Quella stretta di mano simbolica sancirà l’istituzione di una unica “bacinella“: la cassa comune. «Si raccoglievano i soldi e andavano tutti nella stessa parte, si mandavano i soldi ai detenuti e i capi clan Michele Bruni e Francesco Patitucci gestivano il resto. Come era organizzato lo spaccio? Chiede il pm della Dda di Catanzaro Corrado Cubellotti. «C’era il gruppo dei “Banana“, gli Abbruzzese dei Cosenza, che si occupava di eroina».
Mentre per quanto riguarda l’approvvigionamento dello stupefacente, «l‘hashish veniva da Napoli, la cocaina dal basso Reggino, l’eroina da Cassano allo Ionio da Luigi Abbruzzese, figlio di “Dentuzzo”». Di usura «si occupava Francesco Patitucci», di «estorsioni Michele Bruni». Sui rapporti con gli appartenenti agli altri clan cosentini, Foggetti dice di avere avuto contatti con Patitucci che «frequentavo spesso» e «ricordo che Roberto Porcaro cedeva dell’hashish», mentre «Michele Di Puppo e Umberto Di Puppo si occupavano della zona di Rende per quanto riguarda droga ed estorsioni».
Adolfo D’Ambrosio «l’ho conosciuto a Rende e Castrolibero, era attivo in quelle zone con i Di Puppo». Rosanna Garofalo «l’ho conosciuta perché compagna di Patitucci, la cercavo quando mi serviva parlare con lui». Ed ancora, «conosco Andrea Reda da quando eravamo piccoli, si occupava delle slot machine e avevano una sala giochi in via degli Stadi ed a Rende il deposito delle macchinette. Spesso era con Francesco Patitucci e Carlo Drago». Il collaboratore cristallizza anche il ruolo di Oscar Fuoco, «indicava le case libere da occupare, le a Rango. Era amico di tutti». E Mario Piromallo? «Era nel gruppo Lanzino-Patitucci, si occupava soprattutto di cocaina». Le conoscenze criminali di Ernesto Foggetti si fermano al 2012, l’anno della morte di Luca Bruni: una sorta di spartiacque nella vita e nella carriera del pentito.
In relazione alla pace sancita dopo la sanguinosa faida, il pentito ricorda il carattere fumantino e aggressivo di Maurizio Rango che «Michele Bruni cercava di limitare». Alla riunione della pax, «Rango partecipò mentre io sorvegliavo la zona». Ernesto Foggetti poi ricorda i dissidi e l’allontanamento dei gruppi dai “Bella Bella”. «Avevo saputo da Gennarino Presta che i soldi della bacinella li avevano divisi Rango con gli “Italiani” mentre Luca Bruni non aveva avuto nulla. Una cosa fatta alle nostre spalle mentre loro proseguivano ad essere un gruppo unitario».
Dopo una robusta carrellata sulle conoscenze criminali e su i rapporti con gli altri clan, Foggetti – sollecitato al ricordo di alcune vicende dal pm Corrado Cubellotti – si sofferma sulle elezioni comunali a Rende, nel 2012. «F.P. faceva campagna elettorale a Marcello Manna nel 2012 per il Comune di Rende. C’era una questione di voti e mi pare si stesse interessando anche Adolfo Foggetti, mio cugino. Ero fuori da quel contesto cosentino, mi interessavo poco ma ricordo che tale F.P. stava facendo campagna elettorale per Manna e mi aveva chiesto dei voti». Il pubblico ministero chiede lumi sulla figura di tale D.S. Il pentito in un verbale sostiene che «aveva fatto candidare sua moglie in una lista a sostegno di Manna» ed aggiunge «D.S. è stato uomo a disposizione di Francesco Patitucci». In che senso a disposizione? Chiede Cubellotti. E il collaboratori risponde: «disponibile alle richieste del clan, non una vittima. Mai fatto del male a loro, anzi». I Di Puppo hanno avuto un ruolo nelle elezioni a Rende? «Se non ricordo male, pure loro hanno appoggiato la campagna di Marcello Manna e prima sapevo di Sandro Principe».
L’avvocato Nicola Carratelli, legale di Marcello Manna, prende la parola per iniziare il controesame del testimone. Sulle elezioni di Rende, quelle confessate sono circostanze che lei apprende indirettamente? «Si». Lei dice che alcuni gruppi avrebbero appoggiato a Rende, Sandro Principe. «Si, lo sapevo dal nostro gruppo, anche noi avevamo interessi in un Comune a Castrolibero». E’ l’avvocato Luca Acciardi a proseguire con il controesame, il legale difende Andrea Bruni. Come si arriva alla pax? «Si arriva all’intesa di mettere fine alle cose passate e di guardare il futuro». Dal 2006 al 2014 c’era la “bacinella”? «Si». L’omicidio di Francesco Bruni senior a chi era addebitato? «Al gruppo Lanzino». I rapporti tra il clan Bruni e clan Presta come erano? «I Presta erano i nemici del clan Bruni». Nella pax c’erano anche i Presta? «No, non c’era». Il ruolo di Andrea Bruni? «Andrea Bruni non esisteva più da un punto di vista criminale, che io sappia non poteva fare nulla». Il controesame prosegue, l’avvocato Bernaudo chiede al collaboratore alcuni precisazioni sulla figura di Oscar Fuoco e sul suo presunto impegno nel segnalare le case popolari da occupare. «La circostanza l’ho saputa da Rango, era affascinato dalle case popolari e Gennaro Presta mi riferì che aveva preso il volo sulle case popolari dello Stadio, di via Popilia, Vaglio Lise e Cosenza vecchia. A me non interessavano».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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