Martedì, 21 Gennaio

Ultimo aggiornamento alle 22:33
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

inchiesta “ducale”

I voti alterati e gli scrutatori di fiducia: il sistema «spregiudicato» del genero del boss Araniti per manipolare le elezioni

Lo stratega dei brogli a Reggio Calabria era Daniel Barillà. L’interesse per la “sezione 88” e i complici nei seggi. «Noi prendiamo e facciamo tutto»

Pubblicato il: 13/06/2024 – 7:00
di Mariateresa Ripolo
I voti alterati e gli scrutatori di fiducia: il sistema «spregiudicato» del genero del boss Araniti per manipolare le elezioni

REGGIO CALABRIA Vere e proprie manipolazioni del voto. Un sistema «tanto spregiudicato, quanto rodato e ramificato, di brogli finalizzati a condizionare il libero esercizio del voto e alterare i risultati elettorali» in occasione delle consultazioni regionali e comunali 2020. Lo stratega dei brogli elettorali a Reggio Calabria, per la Dda, era Daniel Barillà, genero del boss Domenico Araniti e «regista – per conto della ‘ndrina – di un serrato controllo, volto a monitorare ed orientare il voto dei residenti nel comprensorio di competenza della cosca. L’obiettivo era favorire i candidati prescelti, come emerge dall’inchiesta “Ducale”, si tratta del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giuseppe Neri e del consigliere comunale in quota Pd Giuseppe Francesco Sera, candidato nella compagine a sostegno del sindaco Giuseppe Falcomatà. Tutti e tre risultano indagati. Come emerge dalle intercettazioni Neri, Sera e Falcomatà dialogavano con Barillà, con lui si confrontavano sui possibili risultati elettorali e a lui chiedevano «una mano» per prevalere sugli avversari politici.

La “sezione 88” e i complici nei seggi

Influenza e condizionamento del voto, ma non solo. Barillà era stato in grado di studiare un sistema per mettere in atto veri e propri brogli, attraverso l’aiuto di complici all’interno dei seggi. Brogli – è la ricostruzione della Dda – che erano attuati grazie «all’autorevolezza che Barillà si era conquistato sul territorio, proprio in quanto appartenente al casato mafioso diretto dal proprio suocero. Era gioco facile per lui – in un contesto caratterizzato dall’ossequiosa riverenza verso la famiglia Araniti – trovare compiacenti componenti dei seggi elettorali, individuare rappresentanti di lista utili alla causa e fare incetta di certificati elettorali per modificare artatamente l’esito del voto».
«Dal novero delle intercettazioni – scrive la polizia giudiziaria – affiorava un apparente immotivato interesse, da parte di Daniel Barillà, per la “Sezione 88” ovvero quella che insiste all’interno dell’edificio scolastico che sorge nella via Mario Cagliostro di Sambatello e che quindi raccoglie le espressioni di voto dei residenti del suddetto comprensorio». Attraverso una attenta analisi e un accurato monitoraggio dei componenti del seggio si arriva al nome di Martina Giustra, considerata «pedina fondamentale per i brogli elettorali funzionali alla vittoria dei candidati scelti dalla cosca». Secondo la Procura gli altri complici per mettere a segno il colpo dei brogli sono, oltre a Barillà e Giustra, Natale Corsaro, Antonio Dascola e Caterina Iannò, tutti indagati e destinatari di misure cautelari.

Il sistema

Barillà si premurava di collocare rappresentanti di lista di sua fiducia, nelle sezioni comprese tra le frazioni di Gallico e Sambatello. «Questo per due ordini di ragioni: – si legge nell’ordinanza – in primis perché il rappresentante di lista ha la possibilità, pur essendo appartenente ad un’altra sezione, di esprimere la propria preferenza all’interno del seggio cui è assegnato; in secundis perché la presenza di rappresentanti di fiducia è funzionale al progetto di alterazione delle operazioni di voto, avendo questi ultimi la possibilità di spostarsi tra l’interno e l’esterno del seggio stesso».
I componenti del gruppo, secondo l’accusa, «facevano incetta ed indebito uso di tessere elettorali di terzi soggetti, al fine di votare senza averne diritto o comunque di votare più di una volta, quindi formavano falsamente, in tutto o in parte, e comunque contraffacevano e/o alteravano le schede e gli altri atti destinati alle operazioni elettorali».
Barillà, Corsaro e Dascola, d’intesa con Giustra, si procuravano tessere elettorali di soggetti che non potevano o non intendevano esprimere legittimamente il loro voto, recandosi presso il seggio elettorale; compilavano le schede esprimendo il voto in favore di candidati di loro gradimento (Neri e Sera) e le consegnavano, clandestinamente, alla scrutatrice compiacente, unitamente alle tessere elettorali e ai documenti di riconoscimento degli elettori assenti. La Giustra inseriva le schede nell’urna e annotava (falsamente) l’avvenuta manifestazione del voto (con l’indicazione del numero delle tessere elettorali e dei documenti di riconoscimento) nei registri e nelle liste elettorali così determinando anche la falsa indicazione – operata dal presidente e dal segretario dell’ufficio elettorale, indotti in errore. Caterina Iannò, scrive l’accusa, nella qualità di scrutatrice del seggio della Sezione 88, dava supporto operativo a Giustra, le «forniva informazioni sugli spostamenti e le assenze del Presidente del Seggio (al fine di eluderne la sorveglianza), ometteva di intervenire — pur avendone il dovere — per evitare la consumazione dei falsi e delle contraffazioni degli atti elettorali di cui condivideva la responsabilità».

«Noi prendiamo e facciamo tutto»

«Noi prendiamo e facciamo tutto, capisci? Però tu invece di darmi … quella… questa qua, guarda… senza che tu mi lasci questa qua che è più seria giustamente… noi scriviamo questo qua… il numerino… capisci? Così poi quella… questa è una cazzata voglio dire no», spiegava Barillà a un tale al quale domandava «tua sorella e company … che fanno», dicendosi sicuro del fatto che «secondo me neanche vanno, no? può essere». Il riferimento ovviamente era all’esercizio o meno del voto, e la spiegazione riguardava il sistema per votare con schede elettorali di persone che altrimenti non sarebbero andate. Barillà chiedeva al suo interlocutore di essere eventualmente allertato nel caso in cui i soggetti di suo interesse, decidessero di recarsi alle urne: «informati solo se vanno, se ma vanno giustamente… ma se non vanno… ». (m.ripolo@corrierecal.it)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

L'offerta informativa del Corriere della Calabria rimarrà gratuita

Senza le barriere digitali che impediscono la fruizione libera di notizie, inchieste e approfondimenti. Se approvi il giornalismo senza padroni, abituato a dire la verità, la tua donazione è un aiuto concreto per sostenere le nostre battaglie e quelle dei calabresi.

La tua è una donazione che farà notizia. Grazie

Il campo è obbligatiorio!
Il campo è obbligatiorio!

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012--2025. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del mare 6/G, S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x