ROMA “Mi hanno preso a calci, un pugno mi ha colpito dritto allo sterno”. A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è il deputato M5S Leonardo Donno, ieri in Aula alla Camera al centro di un parapiglia dopo aver tentato di avvolgere nella bandiera tricolore il ministro Calderoli nelle concitate ore in cui si discute il ddl sull’Autonomia differenziata. “Altro che simulazione, ecco il testo: ‘Durante la seduta ha ricevuto un colpo allo sterno, presentando difficoltà a respirare per alcuni secondi, senza perdere conoscenza. Trasferito in terapia intensiva, parametri vitali normali’. Dopo 7-8 elettrocardiogrammi, mi hanno anche somministrato un antidolorifico”. Tra gli altri al centro del caso il leghista Igor Iezzi: “Non so se sia stato lui, avevo i commessi intorno. Di sicuro mi è arrivato un pugno fortissimo, ho visto proprio la mano che mi colpiva lo sterno. Anche un commesso della Camera ha preso una sberla. Quando sono crollato per terra non respiravo, sudavo tantissimo, mi sento ancora indolenzito. Iezzi della Lega mi ha sfiorato l’occhio con un pugno, questo lo ricordo, e ha tentato di darmene altri 4 o 5, ma non mi pare ci sia riuscito. Ma mica era il solo: c’erano pure Amich, Cangiano e Mollicone di FdI. E un altro leghista, Candiani”. Donno non sa chi può averlo colpito: “Non so se Mollicone o gli altri che mi circondavano. Nella confusione, non l’ho capito. In ogni caso è una follia. Roba da squadristi. A tutti è capitato di fare a botte, magari, da ragazzi. Ma in Parlamento? È inaccettabile. Dobbiamo forse avere paura di venire qui?”. Donno giustifica il suo gesto da cui è partito tutto: “Io non ho fatto nulla di violento, volevo dare il Tricolore al ministro Calderoli, che non lo ha voluto. Forse comunicativamente sono aggressivo, ma violento mai. La verità è che me l’avevano promesse, in questi mesi, sia dalla Lega che da FdI”. “Ora – conclude – con il capogruppo Silvestri vedremo se chiedere la sospensione dall’aula di chi è stato violento. Di sicuro rivedrò le immagini e sporgerò denuncia”.
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