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A Reggio Calabria un consiglio comunale aperto sul Ponte sullo Stretto. Falcomatà: «Da noi un secco no»

Lunga discussione tra associazioni, comitati, movimenti politici. L’opposizione diserta la seduta. Il primo cittadino: «Territori esclusi dal dibattito»

Pubblicato il: 14/06/2024 – 22:13
di Mariateresa Ripolo
A Reggio Calabria un consiglio comunale aperto sul Ponte sullo Stretto. Falcomatà: «Da noi un secco no»

REGGIO CALABRIA Un unico punto all’ordine del giorno: “Ponte sullo Stretto-Prospettive e ricadute su Reggio Calabria e la sua Città Metropolitana”. Quasi quattro ore di discussione. Il comune di Reggio Calabria ha aperto le porte a cittadini, associazioni e movimenti politici per discutere del progetto nel corso di un consiglio comunale aperto. Prima convocato nella centralissima Piazza Italia, alla fine la seduta è stata spostata nell’aula consiliare Battaglia. Tutte occupate le sedute riservate al pubblico, semivuote quelle dei consiglieri comunali. 

L’opposizione diserta la seduta 

Tesi più del solito i rapporti tra maggioranza e opposizione alla luce di quanto emerso a seguito dell’inchiesta “Ducale” della Dda di Reggio Calabria che vede indagati anche il primo cittadino Giuseppe Falcomatà e il consigliere comunale del Pd Giuseppe Francesco Sera. Queste le motivazioni – hanno spiegato in una nota Forza Italia e Lega – che avrebbero portato le opposizioni a disertare quasi interamente la seduta, erano infatti presenti – oltre alla maggioranza – solo i consiglieri comunali Massimo Ripepi, Angela Marcianò e Saverio Pazzano. 

“È privo di senso parlare di Ponte in un momento così delicato per la nostra realtà. Le indagini in corso a carico di alcuni esponenti del Partito che governa Reggio da anni, nonché del primo cittadino, non possono lasciarci indifferenti, e non dovrebbero lasciare indifferente neppure gli altri componenti del Consiglio comunale reggino. Per queste ragioni, Forza Italia ha deciso a priori di non presentarsi alla seduta consiliare, in segno soprattutto di rispetto verso i cittadini reggini”, hanno fatto sapere i consiglieri comunali reggini di Forza Italia, Federico Milia, Antonino Maiolino e Roberto Vizzari, anticipando la loro condotta. Stessa decisione presa dai consiglieri della Lega, che comunque in aula hanno fatto leggere al presidente del Consiglio Marra un messaggio per ribadire il loro immancabile “sì” all’opera, voluta proprio dal ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, nonché leader del Carroccio, Matteo Salvini.

Gli interventi 

Al centro della seduta ci sono stati gli interventi da parte di associazioni, comitati e movimenti politici che hanno espresso le proprie opinioni sull’opera. Più i “no” rispetto ai “sì”: il dato da registrare. Sono stati quindici gli interventi. Nell’ordine: Giuseppe Marra (Usb Calabria), Vincenzo Musolino (Circolo Pd Villa San Giovanni), Francesco Manti (CSOA “Cartella”), Giovanni Cordova (Rete No Ponte – Calabria), Daniele Cartisano (Legambiente Reggio Calabria), Pino Siclari (Partito comunista dei lavoratori), Sandro Vitale (AMPA venticinqueaprile), Giuseppe De Felice (CGIL Area metropolitana RC), Maria Letizia Romeo (Università Popolare Pace), Rossella Bulsei (Comitato Civ. Titengostretto Villa San Giovanni), Franco Ambrogio (Associazione “Territorio e Progresso”), Patrizia D’Aguì (Gruppo Civico “Noi siamo Arghillà”), Gerardo Pontecorvo (Europa Verde).
“E’ un’opera che non ha nulla di strategico”, ha esordito Giuseppe Marra, rappresentante Usb Calabria, che ha messo in risalto la necessità di “ammodernare, efficientare la nostra rete trasportistica, strade e ferrovie, con interventi – ha spiegato – che sicuramente avrebbero dato una risposta molto più concreta”. “Che futuro verrebbe garantito a questi territori? Avviare un cantiere che probabilmente non finirebbe mai significherebbe cancellarne il futuro, ha rimarcato Marra definendo il Ponte “un’opera che andrebbe a devastare lo Stretto”.

“Siamo arrivati a un punto di non ritorno, i consigli comunali devono esprimersi con chiarezza”, ha affermato Vincenzo Musolino, segretario del circolo Pd di Villa San Giovanni, aggiungendo: “Ci sono allegati non leggibili, materiale non ideo, studi mancanti, il progetto non va, lo hanno detto chiaramente anche il comitato scientifico e poi la Commissione Via e Vas del Ministero dell’ambiente. E’ tutta una pantomima organizzata dalla Lega”. 
“Il ponte non c’è ma c’è già”, ha detto invece Giovanni Cordova, delle rete No Ponte  Calabria sottolineando che: “Importanti fondi destinati al Sud sono stati sottratti e dirottati sull’opera. Chiediamo a questo consiglio comunale di bloccare una volta per tutte quest’opera anacronistica. Le priorità – ha aggiunto Cordova – con sanità, trasporti, dissesto idrogeologico. E’ arrivato il momento di avere il coraggio di compiere un scelta che guardi al futuro e bloccare i meccanismi che spogliano i nostri territori delle loro bellezze”. 
Hanno parlato invece di “opportunità turistiche ed economiche per l’area dello Stretto” Maria Letizia Romeo (Università Popolare Pace) e Patrizia D’Aguì (Gruppo civico Noi Siamo Arghillà). “Contrastare l’opera è solo una presa di posizione ideologica”, ha sottolineato.
Il dibattito tra rappresentanti di associazioni, sindacati e movimenti politici ha poi lasciato spazio a quello politico e agli interventi dei consiglieri comunali che hanno parlato dell’opera, delle criticità ma anche delle “opportunità che potrebbe portare al territorio, purché non rappresenti una cattedrale nel deserto”. 

I sindaci di Campo Calabro e Villa San Giovanni

Oltre al sindaco reggino Giuseppe Falcomatà, hanno preso parte al consiglio comunale anche i primi cittadini di Campo Calabro Sandro Repaci e di Villa San Giovanni Giusi Caminiti. “La procedura messa in piedi è di una fragilità estrema, nessuno ci spiega come il tutto avviene. Non possiamo accettare di restare in una situazione di incertezza. Pretendiamo delle risposte”, ha affermato Repaci. Lo stesso pensiero è stato espresso dalla sindaca Caminiti che si è detta “preoccupata dalla carenza documentale” ed “esterrefatta dalla mancanza di un progetto di cantierizzazione”. “La città di Villa San Giovanni – (i cui cittadini subiranno l’esproprio delle case ndr) – ha un’idea di sviluppo diversa che non passa dal Ponte”, ha affermato Caminiti.

Le mozioni di Pazzano e Ripepi

Con una mozione il consigliere comunale Saverio Pazzano ha invitato l’amministrazione e il sindaco a “intervenire in tutte le sedi opportune, anche attraverso l’Anci, sia regionale che nazionale, affinché – nelle more dei riscontri che dovranno essere rappresentanti con il Progetto Esecutivo del Ponte sullo Stretto – si sospenda ogni attività e/o iniziativa complementare o propedeutica destinata a intervenire sugli interessi dei privati e del territorio tutto”. Pazzano all’interno del documento illustrato in aula ha rimarcato la necessità di “chiedere formalmente al Governo la costituzione di un tavolo di consultazione con la presenza dei Sindaci dell’Area dello Stretto ove si possano rappresentare gli interessi delle comunità locali e si indichino le necessità reali e i bisogni oggettivi del territorio, per un impiego funzionale e strategico delle risorse pubbliche” e di “promuovere ogni iniziativa istituzionale per la tutela dei diritti della comunità reggina”.
Al contrario Massimo Ripepi, all’interno della mozione presentata ha chiesto di “dare mandato al Sindaco di concerto con la Citta Metropolitana di Messina ed il Comune di Villa San Giovanni ad esprimere al Governo la loro volontà di procedere speditamente ed in modo coordinato verso il traguardo dell’annullamento della distanza tra Scilla e Cariddi affinché si valuti l’inserimento della realizzazione del Ponte dello Stretto come urgente priorità considerando che il progetto del ponte è stato approvato ed è cantierabile”.

Falcomatà: «I territori esclusi dal dibattito»

“Quello che noi chiediamo è un protagonismo dei territori, quello che i comuni hanno chiesto è un coinvolgimento in tutte le dinamiche di confronto, nessuno meglio di una amministrazione comunale può sedere a un tavolo (che oggi non c’è) e dire ciò che è meglio per un territorio, noi da questo dibattito siamo stati esclusi”, ha detto nel corso del suo intervento il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che ha spiegato come il confronto con i territori venga “molto prima rispetto ad approcci ideologici e tecnici”. “Noi – ha rimarcato – non possiamo subire ciò che viene fatto dagli altri. Per questo nutriamo perplessità”. Il primo cittadino ha parlato di tre fattori: delle difficoltà tecniche, del mancato coinvolgimento dei territori e della sottrazione di risorse fondamentali per i territori: “Le risorse non solo non ci sono, ma quelle che ci sono, sono state sottratte dai territori. Parliamo di due miliardi e 300milioni dei fondi di Coesione. Se queste risorse vengono sottratte non possiamo pensare ai bisogni primari. Noi da istituzioni – ha concluso Falcomatà – tuteliamo i bisogni e gli interessi dei cittadini, non diremo mai di essere a prescindere rispetto a una infrastruttura, ma in questo caso diciamo un secco no rispetto a queste modalità”. (m.ripolo@corrierecal.it)

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