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Amministrative, la dissoluzione del Pd nel Cosentino: si salvano solo gli ex e i dissidenti

Il più grande partito del centrosinistra nella più grande provincia calabrese è stato superato dai 5 Stelle. Si esulta per Stasi tacendo sul resto

Pubblicato il: 14/06/2024 – 17:09
di Eugenio Furia
Amministrative, la dissoluzione del Pd nel Cosentino: si salvano solo gli ex e i dissidenti

COSENZA Non l’hanno visto arrivare: però letteralmente, non nell’accezione cara alla segretaria Elly Schlein. Il più grande partito del centrosinistra – che su scala nazionale tiene e, soprattutto nella circoscrizione Sud, è una rivelazione positiva – nella provincia più grande della Calabria si è dissolto, superato dai 5 Stelle come nel Crotonese, e nel comune più popoloso del Cosentino è ultimo partito della coalizione che sostiene Stasi, elegge un solo consigliere ed è la terzultima lista tra quelle in campo nei due schieramenti.
C’è abbastanza materiale per avviare – come da lessico della Prima Repubblica – una “ampia e condivisa riflessione che parta dall’analisi del voto per immaginare le prospettive future” però nel tempo della politica liquida dove al posto delle sezioni ci sono i social e i post sostituiscono le pensose relazioni, ai democratici calabresi (e cosentini, segnatamente) basta esultare per l’exploit di un candidato civico come Flavio Stasi. Tacendo sul resto.

Qualche caso per descrivere una tendenza

Il resto è ad esempio, rimanendo a Corigliano Rossano, un caso come quello di Giovanni Leonetti, socio di Controcorrente (l’ala dei dissidenti dem riconducibile ad Antonio Tursi) ed eletto in Alleanza Verdi Sinistra con 140 voti in più del collega del Partito democratico; o di Rosellina Madeo, che ha preferito alle insegne di quello stesso partito il civismo di Città Libera, risultando la consigliera con il maggior numero di preferenze (1031). Di Montalto Uffugo si è più volte detto: il Pd non è riuscito a trovare la famigerata “quadra” e dunque è andato alle urne alla spicciolata, con un suo tesserato (e militante di lungo corso, oltre che dal curriculum invidiabile tra Pci e Cgil, come Emilio Viafora) quasi obbligato alla corsa in solitaria, da civico, e una lista-surrogato che del Pd manteneva solo la sigla e l’aggettivazione (Primavera Democratica) in appoggio al multiforme cartello a sostegno del candidato sindaco Mauro D’Acri.
Stessa cosa in un Comune strategico per la sua vicinanza al capoluogo bruzio, Mendicino, dove oltre al Pd si è sciolto – nel civismo – anche il decennio di Antonio Palermo da sindaco di centrosinistra tendenza sinistra.
Infine Morano Calabro: il bellissimo borgo ai piedi del Pollino era l’unico comune (insieme a Co-Ro) onorato della presenza del simbolo Pd alle amministrative. Qui almeno si è raggiunto il podio: dem terzi classificati, peccato però che i concorrenti in gara erano soltanto tre. (e.furia@corrierecal.it)

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