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‘Ndrangheta, la caccia ai cinghiali e lo scontro sui confini. «Quando sentite Sambatello dovete farvi la croce»

Già autorizzati dalla Regione, ma per i “selecontrollori” serviva il permesso anche della cosca. «Se fai il mio nome, puoi andare dove vuoi»

Pubblicato il: 14/06/2024 – 10:53
‘Ndrangheta, la caccia ai cinghiali e lo scontro sui confini. «Quando sentite Sambatello dovete farvi la croce»

REGGIO CALABRIA Non solo l’autorizzazione della Regione, concessa per abbattere alcuni cinghiali, ma anche quella della cosca di ‘ndrangheta che “controllava” Sambatello. Emerge un quadro inquietante dall’inchiesta Ducale della Dda di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di 14 persone, alcuni presunti esponenti del clan Araniti e personalità che sarebbero legate alla ‘ndrina di Sambatello. In particolare, gli investigatori raccontano di un episodio che dimostrerebbe l’imponente controllo territoriale della cosca guidata dal “Duca” Domenico Araniti sul comune reggino e sul limitrofo Diminniti, anche tramite la figura di Carmelo Trapani ritenuto dagli inquirenti un «rappresentante del clan».L’episodio risale al 2021 e riguarda alcuni “selecontrollori”, ovvero controllori di sezione autorizzati dalla Regione per «combattere squilibri demografici nella fauna selvatica», come ad esempio succede in particolari periodi dell’anno con i cinghiali. È in questo caso che per “proteggere” raccolti e terreni vengono concessi permessi speciali ai selecontrollori per abbatterli.

«Sei pure autorizzato a sparare ad altezza uomo»

Un’autorizzazione proveniente direttamente dallo Stato, tramite la Regione, che di solito dovrebbe essere sufficiente. Non succede a Sambatello dove, scrivono gli inquirenti, «è necessario il nulla osta delle ‘ndrine egemoni». In particolare, sarebbe stato proprio Carmelo Trapani ad arrogarsi «il diritto di autorizzare i cacciatori a muoversi nelle campagne circostanti».  «Va bene, non ti preoccupare, a posto, voi siete a posto, statevi sereni…» è la frase riferita da Trapani a uno dei selecontrollori, aggiungendo: «Qua, basta che fai il mio nome, puoi andare dove ca**o vuoi.. di notte, di giorno… chi viene viene “mi ha portato tizio”, stai tranquillo che tranne che non sia qualcuno che si è bevuto veramente una botte di vino, non ti dice niente». Anzi, rincara Trapani, «sei pure autorizzato a sparare ad altezza uomo». Ma, nonostante, le rassicurazioni di Trapani, proprio durante una battuta di caccia al confine tra Sambatello e Diminniti, lo stesso cacciatore viene raggiunto «con fare minaccioso» da due uomini. Soltanto dopo la frase «ci ha autorizzato Carmelo Araniti, Carmelo Trapani» i due si sarebbero allontanati addirittura «augurando loro una buona serata».

La reazione e la «crociata personale» di Trapani

Tuttavia, l’episodio, riportato dallo stesso selecontrollore a Carmelo Trapani, avrebbe mandato quest’ultimo su tutte le furie, non contento dal comportamento minatorio dei due uomini. «Come li pizzico in mezzo alla strada ogni schiaffo in faccia» avrebbe commentato, prima di raggiungere uno dei “responsabili”. «Quando sentite nominare Sambatello dovete farvi la croce..» è la frase rivolta a uno dei due fratelli rei, secondo Trapani, di aver “sconfinato” nel territorio degli Araniti. «Io non sono preoccupato proprio.. qua chi deve essere preoccupato è chi va dove non deve andare». Una vera e propria «crociata personale», come definita dagli inquirenti, intrapresa da Trapani, tanto da parlarne prima con la madre, poi con Domenico Araniti, sottolineando che «nei paesi si sentono tutti… uomini di conseguenza… però… nel piombo si vedono poi… quanto sono uomini».

Le dinamiche criminali e la spartizione del territorio

Una faccenda che seppur «bagatellare», secondo gli inquirenti, dimostrerebbe la spartizione dell’egemonia criminale sul territorio. Trapani avrebbe alimentato la polemica principalmente per rimarcare che «era Sambatello là» e non Diminniti. Gli inquirenti, però, sottolineano come dall’episodio emerga chiaramente il ruolo da «succursale» della seconda nei confronti della prima, pur avendo un proprio referente criminale. Discorso diverso invece per Calanna, dove per poter girare i selecontrollori avrebbero avuto bisogno dell’autorizzazione di «Nino u sceriffu», ovvero Antonino Princi, come precisa Francesco Araniti a Carmelo Trapani. Un episodio, quello dei cacciatori, che anche il gip conferma essere rilevante per la dimostrazione di «un reale ed effettivo controllo mafioso» su Sambatello degli Araniti e, allo stesso tempo, di «uno scontro interno alla stessa cosca con esponenti di Diminniti». (Ma.Ru.)

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