Ultimo aggiornamento alle 9:31
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

rinascita scott

‘Ndrangheta, dal sentirsi «onnipotenti» al carcere: la parabola dei fratelli imprenditori «sostenitori» dei Mancuso

Le motivazioni dietro le condanne a 21 e 18 anni di Mario e Maurizio Artusa, noti imprenditori di Vibo Valentia nel settore dell’abbigliamento

Pubblicato il: 15/06/2024 – 10:25
‘Ndrangheta, dal sentirsi «onnipotenti» al carcere: la parabola dei fratelli imprenditori «sostenitori» dei Mancuso

VIBO VALENTIA Imprenditori non vittime, ma «partecipi» e addirittura «sostenitori» della cosca Mancuso di Limbadi. È con queste accuse che il tribunale collegiale di Vibo Valentia ha condannato Mario e Maurizio Artusa, fratelli imprenditori nel ramo dell’abbigliamento, ai quali è toccata nel processo Rinascita Scott una pena rispettivamente di 21 e 18 anni. Per loro la Dda di Catanzaro aveva chiesto 29 e 26 anni ritenendoli pienamente inseriti nella ‘ndrangheta vibonese e, appunto, «imprenditori collusi a disposizione della cosca Mancuso». Pur riducendo la pena, sono motivazioni dure quelle rilasciate dal collegio presieduto dalla giudice Brigida Cavasino, che respinge le tesi difensive che vedrebbero i fratelli Artusa come vittime della criminalità, come dimostrerebbero i danneggiamenti da loro subiti nel corso degli anni.

Il ruolo degli Artusa

Per i giudici, però, a fronte del complesso indiziario nei loro confronti non regge la tesi di imprenditori vittime della ‘ndrangheta. Al contrario, dalle indagini emergerebbe «una loro compenetrazione assoluta nell’associazione ‘ndranghetista» di Vibo Valentia. Gli Artusa avrebbero, secondo i giudici, approfittato dei legami con i vertici della criminalità per garantirsi protezione e una posizione dominante nel proprio settore sul territorio vibonese. In cambio i due imprenditori sarebbero stati completamente «a disposizione della cosca», di fatto eseguendo «le direttive impartite». Per i giudici si tratta infatti di «due persone pienamente inserite nelle dinamiche criminali», tanto da ricevere, secondo l’accusa, contributi economici dalla criminalità per il rilancio della loro attività nel settore dell’abbigliamento di lusso.

Capi venduti a prezzi stracciati ed estorsioni

Proprio questa attività, a detta dei collaboratori, sarebbe nata «sotto l’egida della ‘ndrangheta». Per i giudici i due imprenditori «sfruttano le loro amicizie criminali e anzi si vantano dei rapporti su cui sanno di poter contare», grazie ai quali avrebbero risolto diverse questioni di loro interesse. Per tale motivo secondo il collegio giudicante non si può neppure considerare come «mero concorrente esterno» ma il loro ruolo «dinamico e funzionale» dimostrerebbe la partecipazione al gruppo criminale. Partecipazione che si sarebbe concretizzata tramite la messa a disposizione delle attività commerciali all’associazione ‘ndranghetista, con capi venduti a prezzi stracciati, ma anche «partecipando alle estorsioni».

I danneggiamenti «per non fargli alzare la cresta»

Non accolta, dunque, la tesi della difesa che vedeva i due imprenditori come vittime. Dalle dichiarazioni dei collaboratori emergono anche i dettagli dei danneggiamenti subiti dagli Artusa. «Ha subito danneggiamenti, per una questione che si atteggiavano, che si sentivano l’onnipotenza, come si dice, subivano il fascino che erano intoccabili che erano amici dei Mancuso» ha riferito Andrea Mantella ai pm. «Gli hanno fatto esplodere qualche bomba, ma non per scopo estorsivo, per fargli capire che dovevano stare al suo posto, di non montarsi la testa». Tutti danneggiamenti, dunque, che secondo Mantella sarebbero «opera dei Piscopisani» che avevano lo scopo di «non fargli alzare la cresta». Dichiarazioni ritenute attendibili dai giudici e che dimostrerebbero come i danneggiamenti siano soltanto «una volontà ritorsiva di alcuni gruppi criminali» che avrebbe portato i fratelli Artusa «chiedere l’intervento del locale di Limbadi». (Ma.Ru.)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato  

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x