ROMA L’affluenza è in calo, il malaffare no, anche e soprattutto sotto elezioni. E’ questo il senso dell’inchiesta del Fatto Quotidiano sul voto di scambio. In Liguria, a Torino e a Bari i casi recenti più eclatanti, l’ultimo blitz a Caserta: in tutto sono 25 i fascicoli aperti.
Con o senza aggravante mafiosa – specifica la testata diretta da Marco Travaglio – «c’è sempre qualcuno che cerca di accaparrarsi consensi promettendo soldi o favori». Non solo il caso Toti in Liguria, ma in questo ideale periplo attorno allo Stivale non mancano la tappa nella Capitale (con le ‘ndrine attive nei comuni di Anzio e Nettuno, sciolti due anni fa per infiltrazioni, e coinvolgimenti dell’ex finiano e poi leghista Candido De Angelis) o nella vicina Cassino (FR) con le promesse di lavoro imputate ad esponenti dem.
In Puglia l’inchiesta che ha squassato la giunta regionale ma anche il livello locale tra «assunzioni facili legate ai clan» (Bari) mentre nel primo caso l’assessore regionale Anita Maurodinoia (Pd) si è dimessa. In Campania ecco Caserta («voti comprati a 50 euro l’uno nelle elezioni vinte nel 2021 dal sindaco pd Carlo Marino, non indagato») e non manca la Sicilia: il sindaco di Paternò (Ct) Antonino Naso dell’MPA è indagato dalla Dda per aver chiesto voti a esponenti del clan paternese dei Laudani.
x
x