Quarantaquattro suicidi nei penitenziari italiani dall’inizio dell’anno, uno ogni tre giorni, gli ultimi quattro in poco più di 24 ore. «Numeri pazzeschi indegni di un Paese civile», gridano i sindacati della polizia penitenziaria. L’ultimo detenuto si è impiccato nel reparto ospedaliero all’interno del carcere di Bancali a Sassari. Il quarto in 24 ore dopo i suicidi nei penitenziari di Ariano Irpino, Biella, Teramo.
«Quella dei suicidi in carcere è un’emergenza nazionale», denuncia l’Associazione Antigone a La Repubblica. «Un numero che se continuasse a crescere a questo ritmo porterebbe il 2024 a superare il tragico dato del 2022 quando i suicidi in prigione furono 85».
Un’emergenza più volte denunciata, nelle carceri ma ormai anche negli istituti per minorenni sempre più pieni dopo le nuove norme restrittive introdotte dal decreto Caivano, ma su cui il governo fa orecchie da mercante. «Non abbiamo più parole per commentare e appellarci alla sensibilità della politica. A fronte di tutto ciò si notano due grandi assenti, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il governo Meloni», accusa Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa penitenziaria.
«Subito un decreto svuotacarceri» è la richiesta che i sindacati degli agenti di polizia chiedono da tempo. Un decreto-legge per alleggerire la popolazione carceraria che in Italia conta ben 14 mila detenuti in più rispetto alla capienza. Richiesta a cui si associa Ilaria Cucchi, parlamentare di Avs: «Una situazione insostenibile nel silenzio generale. Il ddl sicurezza proposto dalla destra non affronta minimamente il sovraffollamento anzi, tutta la legislazione del governo Meloni è tesa ad aggiungere reati, aggravare le pene fino al nuovo reato di rivolta penitenziaria. Il contrario di quello che serve».
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