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la riflessione

Bonifica Crotone, che la soluzione non sia peggiore del male

Il problema della discarica dove conferire i veleni è fondamentale per il futuro della città, già compromesso dalla situazione attuale

Pubblicato il: 18/06/2024 – 18:17
di Gaetano Megna
Bonifica Crotone, che la soluzione non sia peggiore del male

CROTONE L’importante è che la soluzione che sarà adottata, per realizzare la bonifica nell’area industriale di Crotone, non sia peggiore del male. Il problema da risolvere, prima di avviare i motori dei mezzi che saranno impegnati nelle attività di bonifica, è quello di individuare la discarica dove conferire i veleni e non come dice il commissario straordinario Emilio Errigo che, in una nota diffusa oggi, circoscrive il problema allo smantellamento della discarica fronte mare. Errigo ha ragione quando dice che l’obiettivo finale è quello di rimuovere i veleni (circa un milione di tonnellate) attualmente stipati nella discarica costruita a ridosso del mare, “a pochi metri dalle acque del fiume Esaro”. Il ragionamento di Errigo, se pur formalmente corretto, nasconde un grave pericolo per gli abitanti di Crotone e della sua provincia. Come diciamo in Calabria “il rimedio proposto rischia di essere peggiore del male”. Errigo semplifica il ragionamento del trasferimento delle scorie quando scrive “discariche pubbliche o private autorizzate”. Probabilmente è condizionato dalla sua cultura militare “del fare” che, però, nel caso specifico di Crotone non tiene conto dei risvolti che potrebbero esserci se si dovesse autorizzare sic e simpliciter il conferimento in una discarica locale che molto probabilmente non esiste e va creata. Errigo, però, sa che l’unico impianto, al momento, esistente a Crotone è quello privato di Columbra (nella foto la discarica) che non ha i codici per lo smaltimento di Tenorm con matrice d’amianto (anche questo sa).
Senza il cambio dei codici identificativi i veleni presenti nella discarica fronte mare non potranno essere conferiti a Columbra. L’adeguamento di Columbra (cambio dei codici) potrebbe far scattare un ampliamento dell’impianto. L’imprenditore che impegna i propri soldi lo fa a condizione di realizzare un business. Non è una novità e non scandalizza nessuno. La scelta della discarica di Columbra potrebbe nascondere questo problema, che potrebbe emergere solo dopo che si consumeranno alcuni passaggi, a partire dalla modifica del Paur (provvedimento aurizzatorio unico regionale) approvato nell’agosto del 2019 dalla giunta regionale calabrese presieduta da Mario Oliverio. Il Paur impone il trasferimento fuori della Calabria delle scorie di Crotone. Una volta che si ottiene la modifica del Paur si abbattono le barriere per fare arrivare in Calabria e a Crotone rifiuti anche radioattivi considerato che le scorie di Crotone sono anche ricche di radionuclidi. Questa tipologia di rifiuti potrebbe arrivare da ogni angolo dell’Europa. Ma non c’è la normativa europea (a cui di striscio fa riferimento Errigo nella sua nota) che impone lo smaltimento dei veleni nelle terre dove sono stati generati? Certo che esiste, ma non viene applicata in Calabria e a Crotone. Nella sezione rifiuti tossici e pericolosi di Columbra sono stati smaltiti e continuano ad essere smaltiti veleni provenienti da ogni parte dell’Europa. I nostri veleni non possono essere esportati, ma quelli prodotti da altri li possiamo accogliere. Bella coerenza!
Nella sezione di Rifiuti solidi urbani, poi, lo ricordiamo a chi ha la memoria corta, sono stati smaltiti a Columbra rifiuti provenienti dalla Calabria e anche da Napoli al tempo della grande emergenza. Quella discarica di Crotone era stata concepita per risolvere il problema dello smaltimento della sua provincia. Crotone purtroppo è diventata terra di smaltimento e viene sacrificata continuamente. L’altra ipotesi di discarica che ha messo in circolo, addirittura il ministero dell’Ambiente, con il dispositivo di convocazione della Conferenza dei servizi decisoria del 26 giugno prossimo, riguarda la proposta del progetto presentato da Guglielmo Maio. A pagina sei del dispositivo di convocazione si fa riferimento al progetto Maio. Da dove esce fuori questo riferimento? Al ministero saranno impazziti? Non è proprio così. Analizzando i dati emergerebbe che sono in linea con le proposte di Eni, che da tempo indica tre soluzioni per la bonifica di Crotone: costruire una discarica a Giammiglione, utilizzare la discarica esistente di Columbra, costruire una discarica di scopo all’interno del sito ex Pertusola sud. Ogni volta le proposte dell’Eni sono state bocciate e per magia non vengono accantonate e si riparte daccapo. Non me ne voglia il buon generale Errigo, sembra che anche la sua idea collimi con il progetto dell’Eni. Magari non è così, ma quando ragiona sulle discariche chi lo ascolta pensa proprio ad una convergenza tra le sue idee e quelli di Eni. Se non è così lo chiarisca. Comunque sono tutte soluzioni inaccettabili, ma la più pericolosa è senza dubbio quella di Giammiglione, perché aggiungerebbe una nuova discarica agli impianti già esisti (Columbra, termovalorizzatore di proprietà di A2A, impianto di lavorazione dei Vrenna attaccato al Termovalorizzatore di A2A, compattatore di Ponticelli, discarica fronte mare ex industrie, ex discarica comunale di Farina e altro). Se si escludono Columbra e ex discarica comunale di Farina tutto il resto del circolo dei veleni è stato costruito in un raggio non superiore ad un chilometro in piena zona commerciale (supermercati e mercato ortofrutticolo all’ingrosso). Sono attività tra di loro incompatibili, ma a Crotone l’impossibile diventa possibile soprattutto quando le proposte vengono avanzate da colossi imprenditoriali.
Errigo, quando propone di risolvere subito la questione della bonifica indicando la discarica, tiene conto della situazione in cui versa la città pitagorica o è mosso dal movimentismo del militare che vuole portare a termine la sua missione? Il problema della discarica dove conferire i veleni è fondamentale per il futuro di Crotone, già compromesso dalla situazione attuale. Se si commettono nuovi errori ora, per la città di Crotone, su cui pesa potente la maledizione di Pitagorica, non ci sarà più futuro. Sarebbe opportuno, infine, chiarire perché ad Errigo sono stati consegnati 65 milioni di euro e non 70 dei soldi che il Tribunale di Milano ha riconosciuto con la sentenza del 2012. Errigo non ha nessuna responsabilità, ma tutti i chiarimenti sino ad ora messi in campo non hanno svelato l’arcano. Non si riesce in nessun modo ad avere la copia della transazione tra Eni Syndial e ministero dell’Ambiente (DM n.509 del 24 novembre 2017). Senza quel documento resta il dubbio che alla città pitagorica sarebbero stati sottratti cinque milioni di euro. Non sono bruscolini.

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