REGGIO CALABRIA I giochi Olimpici di Milano-Cortina, il Ponte sullo Stretto di Messina e anche il Giubileo 2025. La ‘ndrangheta mette nel mirino le grandi opere e i grandi eventi e tenta di allungare i tentacoli su appalti milionari: in grado di garantire denaro pulito. Il core business della mala calabrese resta la droga, oltre all’usura e all’estorsione, un affare che consente di accumulare milioni da riciclare, meglio se nelle regioni del Nord come la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto, il Piemonte e del centro Italia come la Toscana e il Lazio. Recentemente la procuratrice Alessandra Dolci, a capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, conferma il “new deal” dei clan calabresi. «C’è un’assoluta e totale accentuazione della dimensione economica delle mafie nel Nord Italia. Tante imprese mafiose o contigue alla criminalità, soprattutto calabrese, che hanno adottato modelli comportamentali tipici della criminalità economica».
Infiltrazioni e scioglimenti, i comuni calabresi diventano “degli altri”. E’ il giurista, docente e avvocato Renato Rolli al Corriere della Calabria a sottolineare – numeri alla mano – il peso dell’ingerenza delle mafie nel territorio nazionale e sovranazionale. Un fenomeno assai radicato a causa della capacità quasi camaleontica delle organizzazioni criminali di adattarsi al mutevole contesto sociale ed economico. Una circostanza riscontata anche dalla Direzione Investigativa Antimafia, che ha presentato la relazione del primo semestre 2023. «La capacità di condizionamento nei confronti delle Istituzioni non è più solo un problema a carattere locale, ma è una criticità ormai rivolta anche al Nord Italia, come testimoniato, negli ultimi anni, dallo scioglimento di diversi consigli comunali». Gli stessi scioglimenti che in Calabria «si concretizzano con elevata frequenza e che danno la misura della vulnerabilità delle Istituzioni locali che, all’esito di investigazioni giudiziarie, rivelano spesso il coinvolgimento degli organismi elettivi o comunque di gestione dell’Ente, dimostrando la loro permeabilità alla pressione criminale».
La soglia di attenzione quando si parla dei fondi del Pnrr è altissima rispetto al possibile rischio di infiltrazione della ‘ndrangheta. La Dia, tuttavia, accende i riflettori su altre potenziali fonti di guadagno. «Particolare attenzione meritano i prossimi Giochi olimpici e paralimpici di Milano – Cortina del 2026» che da un lato «costituiscono un ulteriore occasione di rilancio economico per il territorio», ma dall’altro «rappresentano sicuramente un’attrattiva per le organizzazioni criminali, proprio sul territorio lombardo, dove più estesa e preoccupante è la presenza delle mafie italiane tradizionali e dove la ‘ndrangheta è presente da anni, tramite numerosi “locali”, con accentuato carattere imprenditoriale e con spiccate capacità di intercettare gli ingenti stanziamenti». I malandrini calabresi sono pronti a sfruttare anche l’opportunità costituita dai fondi destinati al Giubileo 2025. «Gli ingenti stanziamenti di denaro pubblico previsti per l’Anno Santo rendono concreto il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata calabrese, la cui presenza nell’area della Capitale e zone limitrofe è stata confermata anche da recenti operazioni di polizia». Nel Lazio è stata accertata – ricorda la Dia – l’operatività delle cosche Gallico, Molè, Piromalli, Morabito, Alvaro e Nirta-Romeo originarie della provincia di Reggio Calabria e i Mancuso, Bonavota della provincia di Vibo Valentia». Nella Capitale, dunque, oltre alla ‘ndrangheta militare è presente quella imprenditoriale «che da tempo ha investito i propri proventi illeciti nell’acquisizione di attività commerciali, prevalentemente nei settori turistico-alberghieri e della ristorazione». Infine, l’ultimo passaggio della relazione segnala «gli interessi diretti delle organizzazioni criminali, in primis quella di origine calabrese, verso i lavori per la realizzazione del ponte di Messina». (f.b.)
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