COSENZA Poche frasi, qualche dichiarazione generica e decine di pagine omissate. Il primo verbale reso dal nuovo collaboratore di giustizia, Luca Talarico, è stato depositato nel corso del processo celebrato in Corte d’Appello Catanzaro e scaturito dall’inchiesta denominata “Kossa” contro la ‘ndrangheta della Sibaritide. Il pentito è in realtà un incensurato utilizzato come prestanome e «addetto alla riscossione del pizzo» dalla cosca Forastefano presente ed egemone nella Sibaritide. A distanza di anni dal blitz, Talarico ha deciso di collaborare con i magistrati antimafia. Il 39enne originario di San Lorenzo del Vallo, conferma di «essere stato un partecipe della cosca Forastefano», come
stato contestato nel processo “Kossa”. E indica quale capo della presunta cosca «Pasquale Forastefano, che faceva le veci del padre, poiché era stato arrestato». Infine, asserisce il collaboratore, «tutti i soggetti condannati per il delitto di associazione mafiosa del processo “Kossa” erano effettivamente partecipi o promotori della cosca Forastefano». Insomma, dichiarazioni evidentemente utili a rafforzare le tesi dell’accusa, in attesa della pronuncia della sentenza in calendario il prossimo mese di luglio. (f.b.)
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