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Pochi e senza personale, in Calabria i consultori familiari sono (quasi) clandestini

Report del Coordinamento Pari opportunità Uil. Senese sollecita la Regione: «Sono troppi i medici obiettori nelle strutture presenti sul territorio»

Pubblicato il: 18/06/2024 – 11:22
Pochi e senza personale, in Calabria i consultori familiari sono (quasi) clandestini

CATANZARO «In Calabria, come in Italia ci sono pochi consultori. La legge numero 34/96 prevede la disponibilità di un consultorio familiare ogni 20.000 abitanti, di fatto ve ne è 1 ogni 35.000». Lo riferisce il Coordinamento Pari opportunità della Uil Calabria che oggi a Catanzaro ha presentato il rapporto sui consultori. Nel rapporto si evidenza che «la legge regionale di istituzione dei consultori familiari è del 1977 (legge regionale 8 settembre 1977, n. 26), due anni più tardi rispetto alla legge nazionale che è del 1975. Allo stato attuale, secondo i dati consultabili sia sul sito del Ministero della Salute che su quello della Regione Calabria, sono questi i consultori familiari che risultano operativi: 12 in provincia di Catanzaro; 23 in provincia di Cosenza; 20 in provincia di Reggio Calabria; 3 in provincia di Vibo Valentia e 4 in provincia di Crotone». In totale 62, rispetto allo standard ministeriale sono 31 in meno (dovrebbero essere 93).

L’analisi

Anna Comi, responsabile del Coordinamento Pari opportunità della Uil Calabria, ha spiegato che «man mano che il nostro viaggio fra i consultori andava avanti ci siamo resi contro che veramente molti erano delle scatole vuote, quindi seppur numericamente dalla nostra mappatura venivano fuori 62 consultori, di fatto quelli veramente attivi sono veramente pochi. Ci sono degli esempi virtuosi che noi abbiamo messo sul nostro report, ma altri sono quasi degli ambulatori, non c’è personale perché comunque nel consultorio c’è la necessità di avere un ginecologo, l’ostetrica, l’assistente sociale, lo psicologo, un infermiere di fatto, le persone che ci sono dividono le ore contrattuali per più consultori per cui se andiamo dal consultore a Villa San Giovanni incontriamo lo stesso ginecologo che vediamo a Reggio. C’è veramente una carenza di organico e noi vorremmo proprio sottolineare questo punto: c’è la necessità di avere per ogni consultore le figure che abbiamo descritto prima». Secondo Comi inoltre «il consultorio è visto fuori come un presidio che si occupa solo di gravidanza o dell’interruzione di gravidanza. Ma di fatto non è così perché il consultorio anche per gli adolescenti potrebbe essere un presidio importante. Quindi quello che noi chiediamo attraverso il nostro report è proprio quello di dare più spazio ai consultori, di farli conoscere anche ai giovani». La segretaria generale della Uil Calabria, Mariaelena Senese, durante il suo intervento si è soffermata a sua volta sulle scelte del governo di aprire le porte dei consultori familiari alle associazioni pro vita: «Aspettiamo – ha detto la Senese – una presa di posizione dalla Regione Calabria, così come fatto da altre amministrazioni regionali, sulla scelta effettuata dal governo. La nostra è una regione in cui nei consultori familiari è troppo alto il numero di medici obiettori di coscienza ed è questo un dato che non può essere accettato supinamente». Alla presentazione hanno partecipato anche Adele Murace e Daniela Diano del Movimento Riprendiamoci i consultori della Locride.

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