CATANZARO La Corte di Appello di Catanzaro (prima Sezione Penale) ha confermato la sentenza emessa dai giudici del Tribunale di Lamezia Terme lo scorso 5 settembre 2022 che aveva accolto l’eccezione di improcedibilità, sollevata dagli avvocati Aldo Ferraro e Vincenzo Galeota, nei confronti degli imputati Vittorio Macchione e Vittorio Palermo, entrambi coinvolti nell’inchiesta “Alibante” della Dda di Catanzaro contro la cosca Bagalà.
Tra le questioni preliminari che gli avvocati Ferraro e Galeota avevano sollevato nel processo Alibante, c’era proprio la «improcedibilità dell’azione penale» esercitata nei confronti dei loro assistiti visto che per lo stesso fatto era stato celebrato già un altro procedimento penale, concluso con un decreto di archiviazione il 28 novembre 2016, mai riaperto o revocato. La presenza di un decreto di archiviazione consente infatti di indagare nuovamente per quegli stessi fatti e nei confronti degli stessi soggetti solo in presenza di altrettanta autorizzazione motivata che il Giudice per le Indagini Preliminari deve rendere al Pubblico Ministero su sua espressa richiesta. Autorizzazione che, nel caso di specie, i difensori hanno eccepito essere assente.
La Procura, infatti, aveva proceduto nei confronti di Macchione e Palermo per il reato di associazione mafiosa senza avere prima chiesto, e quindi ottenuto, l’autorizzazione alla riapertura delle indagini archiviate nel 2016, provocando l’impossibilità tecnica di potere contestare agli odierni imputati il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso per il periodo “coperto”, appunto, da quella archiviazione. La Corte d’Appello ha quindi confermato la fondatezza di quanto eccepito dagli avvocati Ferraro e Galeota, e soprattutto di quanto deciso dal Tribunale di Lamezia Terme. (g.curcio@corrierecal.it)
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