COSENZA È un appello speculare a quello che dai dem calabresi è stato lanciato al governatore Occhiuto sulla possibilità di una battaglia comune contro l’autonomia differenziata: «Troviamo una convergenza su un testo perfettibile – così Luciana De Francesco – che può essere modificato, anche in relazione alle date». Quella della meloniana presidente della I Commissione consiliare regionale è forse l’apertura più rilevante tra le diverse posizioni emerse nel dibattito tra favorevoli e contrari alla città unica, un confronto che ha avuto toni anche molto accesi, organizzato da Nazione Futura e moderato da Vincenzo Campanella, coordinatore cosentino del movimento di centrodestra guidato da Francesco Giubilei.
«Siamo disponibili a emendare il testo» ha assicurato De Francesco al dem Franco Iacucci, vicepresidente del Consiglio regionale, non smentendo le scadenze ventilate (approvazione della legge a luglio e referendum tra ottobre e novembre) e invocando un atto di «collegialità e condivisione» al collega di minoranza: «Come centrodestra siamo disponibili a discutere nel merito della risoluzione circa i tempi di attuazione della legge, dopo il referendum. Ritengo fondamentale portare al più presto la risoluzione in consiglio regionale e discutere con le opposizioni mantenendo intatta la nostra posizione favorevole».
Iacucci incassa e si dice «disponibile a recuperare e allargare la discussione, per come abbiamo detto in Commissione e come ripeteremo in Consiglio»; in realtà i democrat hanno una posizione un po’ schizofrenica se si pensa che il consigliere reggino Muraca a marzo in Commissione ha votato no.
De Francesco ha da un lato ammesso che nella proposta di legge è stato cancellato il riferimento al coinvolgimento delle amministrazioni comunali (ma «in linea con l’articolo 133 della Costituzione che vede nei cittadini i protagonisti indiscussi di questi processi»), dall’altro ha rimandato al mittente le accuse di decisioni imposte in maniera – così il sindaco socialista del capoluogo, Franz Caruso – «antidemocratica, autoritaria e illiberale». «Anzitutto – ha replicato in chiusura De Francesco – il Pd ha rifiutato il confronto, che noi per dieci mesi abbiamo portato avanti per dieci mesi, interpellando amministrazioni e parlamentari, associazioni e società civile, professori universitari ed esperti; abbiamo accolto tutte le richieste di audizioni e non c’è stata alcuna regressione della democrazia come qualcuno ha detto. I cittadini – ha concluso – chiedono la fusione da cinquant’anni e voglio concretezza: adesso, finalmente, saranno loro a decidere».
Il nodo è proprio il referendum, consultivo e quindi non vincolante. Ciò che fa dire senza mezzi termini a Caruso «possiamo fare tutti gli incontri, tanto lo hanno detto che è tutto deciso e a luglio la legge verrà approvata». Quando il sindaco di Cosenza alza il tono del confronto citando la scadenza successiva – il febbraio 2025 – come data indicata per «sciogliere i consigli comunali e affidare l’amministrazione a commissari scelti dal presidente Occhiuto», scoppia la bagarre: il consigliere regionale Giuseppe Graziano accusa Caruso di dire «fesserie», i decibel si alzano e il primo cittadino ribatte «evidentemente ho toccato un nervo scoperto. In ogni caso – aggiunge – il voto democratico dei cittadini va rispettato, il sindaco non deve essere esautorato e anzi deve essere il traghettatore che guiderà questo processo».
In mezzo, gli interventi del consigliere comunale di centrodestra a Palazzo dei Bruzi, Francesco Caruso («non parlerei di dicotomia tra favorevoli e contrari perché i pochi contrari hanno un senso di campanilismo superato e provinciale») e di Giovanni Greco, ex sindaco e oggi assessore comunale di Castrolibero in rappresentanza di Orlandino Greco, che – forte di poter parlare a nome di un Comune dalle casse sane e non commissariato – critica il metodo («mancanza di confronto con gli enti locali e programmazione») e contesta la mancanza di uno Statuto e un Bilancio preventivo provvisori: «Il nostro PSC (Piano strutturale comunale, ndr) risale al 2010, nel 2021 lo abbiamo adeguato alla legge urbanistica, mentre Cosenza non ce l’ha e a Rende è stato revocato».
Assente letteralmente un livello politico per via del commissariamento, Rende oggi pomeriggio era rappresentata dall’ex sindaco Sandro Principe, che ha proposto di «fare prima l’Unione dei Comuni e, se funziona, chiamare i cittadini a esprimersi sulla città unica in un secondo momento».
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