Una “Quarta parete” dedicata al mare, ma «un mare triste, non sinonimo di gioia» e di estate ormai alle porte, dice Paride Leporace in apertura della sua rubrica settimanale di approfondimento in onda oggi alle 14.40 su L’altro Corriere Tv.
Si parte dal summit dei potenti a Borgo Egnatia, dove i 7 Grandi della Terra hanno prodotto dei documenti: uno di questi riguarda l’immigrazione e impegna i governi a «favorire percorsi sicuri e regolari» di migrazione. Parole che suonano amare dopo quello che è successo a largo delle coste calabresi (qui gli ultimi sviluppi). Si era detto “mai più Cutro” e invece dobbiamo evidenziare che c’è stata una seconda Cutro. Che però «non appare mediaticamente perché è diverso, i morti non sono sotto costa ma a molte miglia di distanza. Ma i numeri delle due tragedie sono quasi gli stessi: a Cutro 94 vittime di cui 34 bambini, sul veliero affondato forse per una drammatica esplosione c’erano 80 persone, al momento possiamo parlare di 11 sopravvissuti, intere famiglie afghane sono distrutte, e ancora una volta nel tragico bilancio abbiamo dei bambini, precisamente 24. Altra similitudine è il luogo di partenza: la Turchia».
La zona Sar di pertinenza era italiana o greca? «In queste ore un reportage della Bbc accusa la Grecia di gettare i profughi a mare. I sei morti recuperati adesso non vengono portati a riva forse per evitare un impatto sull’opinione pubblica» e Leporace al proposito ricorda che «queste vittime sono state per lunghi giorni alla deriva, alcuni 4 giorni in acqua, nessuno aveva un salvagente. Una Procura calabrese chiarirà» ma intanto «possiamo ipotizzare che molte imbarcazioni civili e mercantili hanno ignorato il mayday di questi disperati, per fortuna alcuni diportisti francesi hanno lanciato l’allarme». La domanda è: come mai, ancora una volta, Frontex è arrivata tardi all’appuntamento con la vita? «Non possiamo voltarci dall’altra parte, di certo non lo ha fatto la Chiesa che per sabato ha indetto una fiaccolata alle 20 a Locri. Qui c’è anche una bambina irachena di 12 anni: è rimasta aggrappata alla barca per giorni ed è stata salvata: quando ha preso coscienza cercava i genitori e la sorellina. Che non ci sono più, ma non le è stato detto: una pediatra le ha regalato un orsacchiotto. Altre scene già viste a Cutro… Tragedie umanitarie così non dovrebbero ripetersi più, che questa sia l’ultima».
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