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Vertenza Abramo Customer Care, tavolo Occhiuto-sindacati: spiragli per un’altra breve proroga

Il punto alla Cittadella su questione call center e tirocinanti. Le organizzazioni sindacali lanciano anche il tema della bonifica di Crotone

Pubblicato il: 19/06/2024 – 18:58
Vertenza Abramo Customer Care, tavolo Occhiuto-sindacati: spiragli per un’altra breve proroga

CATANZARO La vertenza Abramo Customer Care ma anche la vertenza dei Tis, le vertenze del trasporto pubblico locale e le problematiche legate alla bonifica ambientale di Crotone: nuovo momento di confronto tra il presidente della Regione Roberto Occhiuto e i segretari generali di Cgil Calabria, Cisl Calabria e Uil Calabria, rispettivamente Angelo Sposato, Tonino Russo e Mariaelena Senese. Dalle organizzazioni sindacali la richiesta dell’attivazione di tavoli nazionali su queste vertenze, con l’impegno diretto del governo, e la richiesta di soluzioni strutturali.

L’intervento di Occhiuto

 Occhiuto ha spiegato che «il confronto col sindacato è per me un confronto essenziale quindi oggi discutiamo di tutte le questioni che riguardano il lavoro, il precariato, la sicurezza del lavoro in Calabria. Delle tante vertenze quella che mi preoccupa di più è la vertenza della Abramo perché si tratta di mille lavoratori. I sindacati più volte hanno giustamente sollecitato il governo anche con i loro segretari nazionali a convocare un tavolo Io ho un’interlocuzione quasi quotidiana con Tim e anche con le strutture del governo. Ritengo – ha poi sostenuto il presidente della Regione – che ci possa essere la possibilità di una breve proroga per evitare che ci sia una soluzione del rapporto per questi mille lavoratori, ma c’è ancora da lavorare per trovare una soluzione che strutturalmente garantisca a questi mille lavoratori e alle loro famiglie di poter guardare al futuro con maggiore serenità di quanto hanno fatto in questo periodo».

I sindacati

«Per la questione Abramo – ha sostenuto Sposato – abbiamo detto che non servono più gli incontri bilaterali solo fra il presidente della Regione e Tim ma occorre convocare un tavolo al Ministero, al Mimit, con le parti sociali e con Tim per capire quale deve essere il destino di questi lavoratori che non può essere parcellizzato come è stato fatto nelle ipotesi recenti, così come vorremmo anche capire il piano di digitalizzazione che ha in mente la Regione Calabria. Quanto ai tirocinanti, siamo al punto di non ritorno, nel senso che si attivino i tavoli a Roma con un’attenzione mirata su queste vicende, non si può continuare con le proroghe, dobbiamo avviare la contrattualizzazione per la quale servono 60 milioni di euro, 5 non bastano. Poi c’è il grande tema delle bonifiche: il piano regionale dei rifiuti appena approvato dalla Regione Calabria di fatto libera Eni dalle sue responsabilità. I veleni prodotti da Eni in Calabria devono essere rimossi dalla Calabria e portati in centri che possono trattare questi rifiuti speciali. Al presidente della Regione chiediamo di rivedere quel piano dei rifiuti perché sulla salute non si può scherzare e le partecipate pubbliche non possono venire in Calabria come ha fatto Eni, come ha fatto Tim, come ha fatto Enel, che lasciano macerie sociali e ambientali e poi scappano via». A sua volta Russo ha specificato: «Sull’Abramo Cc noi abbiamo chiesto immediatamente un tavolo ministeriale, chiediamo intanto che ci sia una proroga e soprattutto che ci sia la possibilità attraverso la riqualificazione di questo personale di non creare vuoti. Poi abbiamo l’altra avvertenza che è quella dei Tis: sui Tis anche qui abbiamo fatto già un percorso formativo decennale, credo che le competenze e le professionalità ormai sono state acquisite, qui chiediamo una contrattualizzazione, una contrattualizzazione a tempo indeterminato proprio da utilizzare negli enti dove questi lavoratori sono stati formati». Infine, la Senese: «Se non si trovano risposte anzitutto sui tavoli nazionali, avremo un’emergenza che si chiama emergenza occupazionale perché parliamo di un bacino di quasi 6.000 lavoratori. Mi preme ricordare i numeri perché dietro questi 6.000 lavoratori ci sono 6.000 famiglie. Sappiamo benissimo che quando si parla di Calabria il problema è soprattutto un problema legato alle risorse, alla mancanza di risorse necessarie per sopperire a queste emergenze occupazionali».

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