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Autonomia, Crea: «Un monitoraggio per valutare gli effetti»

Sulla tutela della salute: «Oltre 4 italiani su 10 in regioni insufficienti». Calabria giù

Pubblicato il: 20/06/2024 – 12:56
Autonomia, Crea: «Un monitoraggio per valutare gli effetti»

ROMA L’Italia è divisa in due sulle performance sanitarie e sociosanitarie delle Regioni, con gli indici più alti al Centro Nord anche se il Sud registra maggiori miglioramenti. Il 55% degli italiani risulta vivere in Regioni con risultati soddisfacenti per la tutela della salute, mentre per il 45% le cose non vanno del tutto bene. Emerge dal Rapporto 2024 “Opportunità di tutela della Salute: le Performance Regionali”: l’analisi è condotta dai 104 esperti raggruppati dal C.R.E.A. Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) per il quale operano ricercatori e docenti universitari di vari campi. Veneto, Piemonte, Bolzano e Toscana (oltre 13,3 milioni di abitanti) sono promosse con livelli complessivi di tutela della salute migliori dalle altre e con un indice di performance che supera il 50% del livello massimo (rispettivamente 60%, 55%, 54% e 53%). Promosse anche Friuli Venezia Giulia, Trento, Emilia-Romagna, Liguria, Valle d’Aosta, Marche e Lombardia (19,3 mln di abitanti), ma con la sufficienza: raggiungono livelli di performance tra 45 e 52%. “Rimandate” invece con livelli tra il 37 e il 44% Sardegna, Campania, Lazio, Umbria, Abruzzo e Puglia (circa 18,9 mln di abitanti). Fortemente insufficienti (livello di performance inferiore al 35%) Sicilia, Molise, Basilicata e Calabria (circa 7,5 mln di abitanti). Negli ultimi 5 anni, rileva il Rapporto, si è dunque registrato un miglioramento del 46% della performance, che ha interessato tutte le ripartizioni geografiche e in maggior misura proprio le Regioni del Mezzogiorno (+75,9%), poi quelle del Nord-Est (+44,9%), Nord-Ovest (+40,9%) e Centro (+37,4%). Questo «anche se il Sud è ancora indietro in termini di livello di performance e i suoi indici, anche se in forte miglioramento rispetto alle altre aree, sono ancora bassi”. Negli ultimi anni quindi, si è realizzata secondo il CREA una “riduzione delle distanze in termini di opportunità di tutela della salute tra Sud e Nord. Ciò anche perché, nonostante i margini di azione ci siano (per raggiungere il 100% dell’indice di performance), non sembra – spiega il rapporto – che le Regioni con performance migliori riescano a registrare significativi passi avanti: probabilmente per l’esistenza di limiti strutturali nell’attuale assetto del sistema sanitario».


Autonomia differenziata, un metodo per monitorarne gli effetti

C.R.E.A ha messo a punto una metodologia per monitorarne gli effetti dell’autonomia differenziata, che darà i primi risultati non appena verrà concessa ad una o più Regioni. In una prima fase, spiega il C.R.E.A., sono state calcolate e poi comparate, per il periodo 2017- 2022, le dinamiche su dieci indicatori in gruppi di Regioni: il gruppo delle Province/Regioni Autonome o a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige con Trento e Bolzano) verso le altre, quelle in Piano di Rientro (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia, Sicilia) sempre verso le altre e quello delle Regioni che hanno richiesto l’autonomia differenziata nel 2017 (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna), ancora una volta verso le altre. I risultati sono stati aggregati in aree di miglioramento e peggioramento, e sono stati sintetizzati, per ogni gruppo di Regioni, in un indice numerico: l’Indice Sintetico Ponderato (ISP), misura del rapporto tra le aree di peggioramento e di miglioramento nel periodo considerato. Il valore 0 indica una complessiva compensazione fra i miglioramenti e i peggioramenti regionali, il valore 1 un miglioramento per tutte le Regioni del gruppo e il -1 un loro peggioramento. Nel primo confronto, per le Province/Regioni Autonome o a Statuto Speciale l’ISP è di 0,38 e 0,40 per le altre. Quindi, nel periodo 2017- 2022, afferma il C.R.E.A., «la dinamica nelle Province/Regioni Autonome o a Statuto Speciale è stata (leggermente) peggiore che nel gruppo delle altre». Nel secondo confronto, le Regioni in Piano di rientro registrano un ISP pari a 0,44, verso lo 0,37 delle altre: «le Regioni in Piano di Rientro sono andate meglio delle atre». Infine, nel terzo confronto, le Regioni che hanno chiesto l’autonomia differenziata registrano un ISP pari a 0,36 verso lo 0,40 delle altre.

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