LAMEZIA TERME Tutto è partito dall’arresto, avvenuto nel 2019, di Carmelo Scilio noto come “Melo aricchiazzi” su ordine del gip di Catania poiché ritenuto «al vertice di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti». Secondo l’accusa, avrebbe comunque proseguito la sua attività nel traffico di droga, avvalendosi dei sodali operanti sotto la sua direzione. È da questo spunto che gli inquirenti hanno deciso di estendere le indagini, attraverso il monitoraggio dei luoghi teatro del narcotraffico, riuscendo a ricostruire quella che considerano l’effettiva esistenza di due associazioni dedite al narcotraffico: la prima facente capo proprio a Scilio e, la seconda, riconducibile a due soggetti calabresi. Si tratta di Bruno Cidoni (classe 1974) di Melito Porto Salvo e Antonio Pezzano (classe 1992) di Locri i quali – scrive il gip nell’ordinanza – «in una prima fase delle indagini rifornivano in alcune occasioni anche l’associazione facente capo a Carmelo Scilio». Entrambi sono finiti in carcere nel blitz eseguito ieri dagli uomini della Polizia di Stato di Catania.
Secondo le accuse, e come riporta il gip nell’ordinanza, ciascuna delle organizzazioni svolgevano compiti e mansioni ben precisi, tutti con l’unico obiettivo di «contribuire alle attività di narcotraffico». Dell’associazione facente capo a Carmelo Scilio farebbero quindi parte, oltre a lui, anche Fabrizio Cavallaro, Gino Gueli e Francesco Mannino, considerati «sodali, addetti all’approvvigionamento ed al trasporto della sostanza stupefacente secondo le disposizioni impartite da Scilio», annota il gip. Del gruppo guidato, invece, dal calabrese Bruno Cidoni farebbero parte Antonio Pezzano, capo promotore ed organizzatore; Pasquale Zangari, «intermediario tra l’organizzazione dedita al narcotraffico facente capo a Cidoni e Pezzano e i fornitori calabresi», nonché «incaricato della consegna della sostanza stupefacente e della gestione dei pagamenti».
Una fase investigativa svolta dalla Squadra Mobile di Catania si è concentrata, in particolare, sull’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, operante lungo la tratta Sicilia-Calabria, trasportando ingenti quantitativi di cocaina tra i territori di Catania, Siracusa e Reggio Calabria, grazie al ruolo di promotori e capi di «ricoperto dai calabresi Bruno Cidoni e Antonio Pezzano», annota il gip, in grado di reggere le fila di un’associazione a delinquere dedita al narcotraffico. Numerosi e con cadenza abituale sarebbero stati i contatti, i trasporti e le consegne di ingenti quantitativi di cocaina documentati dagli investigatori, segno secondo l’accusa di «un accordo proiettato alla gestione comune del traffico di sostanze stupefacenti, ciascuno secondo i propri ruoli».
Come riporta il gip nell’ordinanza, inoltre, Bruno Cidoni «poteva contare sui suoi rapporti stabili con soggetti di rango apicale della ‘ndrina Pelle “Gambazza” di San Luca e, in particolare, con Francesco Pelle (cl. ’77) noto come “Ciccio Pakistan”, estradato in Italia nel 2021 e con alle spalle diversi reati legati al narcotraffico internazionale e già condannato all’ergastolo. (g.curcio@corrierecal.it)
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