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‘Ndrangheta delle Preserre, la lotta per il potere tra i Loielo e i Maiolo “esplosa” nella strage di Ariola

Una sanguinosa faida tra le due famiglie e numerosi omicidi. Il più eclatante l’attentato del 2003 nella piccola frazione di Gerocarne

Pubblicato il: 21/06/2024 – 19:30
‘Ndrangheta delle Preserre, la  lotta per il potere tra i Loielo e i Maiolo “esplosa” nella strage di Ariola

VIBO VALENTIA Una faida durata oltre vent’anni con decine di omicidi e lupare bianche. In gioco il controllo criminale sulle Preserre, teatro del sanguinoso scontro tra la famiglia dei Maiolo-Emanuele e quella dei Loielo, entrambe coinvolte nell’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai Carabinieri del Ros. 14 gli arresti convalidati dal gip, 13 in carcere e uno ai domiciliari. L’inchiesta ricostruisce le dinamiche criminali che hanno preceduto la strage di Ariola, quando il 25 ottobre 2003 nella piccola frazione di Gerocarne vennero uccisi Francesco Gallace, Giovanni Gallace e Stefano Barilari, mentre l’unico sopravvissuto fu Antonio Chiera. Oltre 140 colpi di arma da fuoco e un attentato che rappresenta il culmine della faida tra le due famiglie che si contendevano il potere criminale.

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia

Prima di quella di stamattina, solo l’operazione “Luce nei boschi” del 2012 aveva approfondito le dinamiche criminali delle Preserre. Quasi una zona “tabù”, caratterizzata da faide e omicidi, anche per via della sua posizione impervia e di una ‘ndrangheta ancora più “serrata”. Quantomeno fino ad oggi, con le indagini della Dda e con l’emergere di collaboratori di giustizia che, con le loro dichiarazioni, sono riusciti a far luce su un contesto complicato. Tra questi Francesco Loielo, Enzo Taverniti, legato alla famiglia dei Loielo, e Michele Ganino, condannato con l’inchiesta “Luce nei boschi” e ritenuto affiliato al locale di Ariola. Sono proprio loro tre a raccontare della faida iniziata negli anni ’80, poi continuata negli 2000 tra vendette e una lunga scia di sangue.

L’ascesa dei Loielo e gli omicidi legati alla faida

«Fin tanto che io ero fuori comandavamo noi nel territorio delle preserre, in particolare Arena, Acquaro, Dasà, Ariola, Gerocarne e Soriano». A spiegarlo è proprio Francesco Loielo, legato all’omonima famiglia che, spiegano gli inquirenti, avrebbe tenuto il controllo criminale della zona fino a tutto il 2002. Prima, una vera e propria guerra di potere con la famiglia dei Maiolo iniziata negli anni ‘80. Loielo cita diversi casi di omicidio legati alla faida: Placido Scaramuzzino, Raffaele Fatiga e Rocco Maiolo, tutti e tre nel lungo elenco di vittime di lupara bianca del Vibonese. Loielo si autoaccusa dell’omicidio Scaramozzino, in quanto «esecutore materiale», indicando di averlo «ucciso con una zappa» perché, secondo lui, era «uomo dei Maiolo». A questi si aggiunge il tentato omicidio ai danni di Bruno Maiolo che, spiega il collaboratore, «si inserisce nella faida con l’omonima famiglia».

La strage di Ariola e i nuovi assetti criminali

Omicidi che portarono i Loielo ad ottenere il controllo del territorio, fino all’attentato del 2002, in cui restarono uccisi Giuseppe e Vincenzo, cugini del collaboratore. In quell’istante cambiano le gerarchie e inizia una nuova fase della faida. Infine, il caso più drammatico ed eclatante: il triplice omicidio ad Ariola nel 2003, anche in questo caso «la ragione della strage stava nella realizzazione del controllo del territorio», ma anche nelle intenzioni di vendetta dei mandanti. «Dopo l’omicidio – continua Loielo – dei miei cugini e dei Gallace, a comandare in quel territorio sicuramente erano gli Emanuele ed i Maiolo». Epilogo confermato da Enzo Taverniti, collaboratore di giustizia vicino ai Loielo, ma imparentato con i Maiolo. Proprio questi rapporti avrebbero convinto i Maiolo a tentare di ucciderlo nel 2003, ma anche perché era considerato tra i responsabili degli omicidi di Rocco e Antonio Maiolo. Sempre Taverniti prova a far luce sulla strage di Ariola, indicando Francesco Capomolla e Angelo Maiolo, entrambi arrestati, come «esecutori materiali» della strage di Ariola. Anche in questo caso, il movente sarebbe legato all’omicidio di Antonio Maiolo, per il quale «si riteneva responsabile Francesco Gallace». “Vendette” e brutali omicidi che hanno cambiato gli assetti criminali delle Preserre, favorendo l’ascesa dei Maiolo e la loro espansione in tutta Italia. (Ma.Ru.)

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