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l’inchiesta

‘Ndrangheta nelle Preserre, le faide storiche e l’ascesa dei Maiolo. «Capomolla conta al 101 per cento»

La Distrettuale antimafia di Catanzaro ha ricostruito l’ascesa della ‘ndrina nei territori di Arena e Acquaro, con ramificazioni in Abruzzo, Piemonte Svizzera

Pubblicato il: 21/06/2024 – 13:03
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta nelle Preserre, le faide storiche e l’ascesa dei Maiolo. «Capomolla conta al 101 per cento»

CATANZARO L’inchiesta della Distrettuale antimafia di Catanzaro avrebbe permesso di far luce sull’attuale operatività, nel territorio ricadente tra i Comuni di Soriano Calabro, Sorianello, Vazzano, Pizzoni, Acquaro, Dasà, Arena e Gerocarne, del locale di ‘ndrangheta “dell’Ariola”, sodalizio di stampo mafioso egemone, sin dagli anni ’80, nell’area territoriale della provincia di Vibo Valentia, già accertato in tanti altri procedimenti penali tra cui “Luce nei boschi”, “Conflitto” e “Crimine”.

L’operazione

All’alba di oggi è scattato il blitz condotto da oltre 200 carabinieri con l’arresto di 14 persone – 13 finite in carcere uno ai domiciliari – accusati di associazione di tipo mafioso armata, omicidio plurimo, concorso esterno in associazione mafiosa, e altri gravi reati. In questo caso, però, l’attività investigativa si è concentrata sull’esistenza e l’operatività, all’interno del locale dell’Ariola della ‘ndrina Maiolo, attiva sui territori di Arena e Acquaro e, soprattutto, con ramificazioni in Abruzzo, Piemonte e Svizzera. L’indagine coordinata dalla Distrettuale antimafia, dunque, oltre a fornire una dettagliata ricostruzione degli assetti attuali, ha rivelato come le attività criminose del gruppo criminale si siano rivolte principalmente nei settori delle armi, delle estorsioni e del narcotraffico.



Le condanne storiche

I processi passati, hanno consentito di ricostruire di fatto la genesi e la successiva evoluzione della ‘ndrina che controlla la porzione di territorio di Acquaro e Arena, ricostruendone organigrammi, operatività criminale, alleanze e faide – in particolare tra i gruppi criminali Loielo e Maiolo – sfociate in plurimi omicidi. Le inchieste, inoltre, hanno consentito di individuare le figure di vertice in Angelo Maiolo e Francesco Maiolo, entrambi condannati in abbreviato, rispettivamente ad 8 e 4 anni di reclusione. E poi Antonio Gallace e Francesco Capomolla, rispettivamente condannati ad 8 anni e 17 anni e 6 mesi di reclusione. 

Il contributo dei pentiti Loielo, Moscato e Mantella

A fornire, anche in questa circostanza, un contributo fondamentale all’attività investigativa sono stati alcuni dei più importanti collaboratori di giustizia, a cominciare da Francesco Loielo, fratello di Giovanni (cl. ’54) e Vincenzo (cl. ’47). È lui che, dalla fine degli anni ‘80, insieme al proprio gruppo criminale, aveva intrapreso una sanguinosa faida contro i Maiolo, da cui poi sono emersi proprio i Loielo, al comando delle Preserre vibonesi fino a tutto il 2002, anno in cui vennero uccisi Vincenzo e Giuseppe Loielo. È in questo contesto che si inserisce anche l’omicidio di Placido Scaramuzzino, per il quale il collaboratore si è assunto la paternità quale esecutore materiale. Il pentito Raffaele Moscato, invece, ha reso dichiarazioni di particolare importanza investigativa sugli indagati di quest’ultima inchiesta, rispetto ai quali godeva di un canale informativo privilegiato essendo il cugino di Linuccio Idà, quest’ultimo strettamente legato alla figura di Bruno Emanuele. «(…) praticamente conosco ad Angelo Maiolo personalmente, Francesco no perché era detenuto. Noi in qualche maniera eravamo alleati a questo gruppo perché faceva parte pure al gruppo Emanuele di Gerocarne Emanuele e là in cui i Maiolo hanno… hanno subito in passato tra il padre e lo zio dei morti contro la cosca Loielo…». «Ultimamente, vincendo pure l’ultima faida con l’appoggio degli Emanuele, i Maiolo si presero una bella fetta e diventarono la famiglia Maiolo un’altra volta perché era stata sconfitta in precedenza…». E ancora: «(…) Francesco Capomolla, quello che conta proprio al 101per cento».
Altre dichiarazioni importanti sotto il profilo investigativo sono quelle di Andrea Mantella, oggetto di estremo spessore criminale, già destinatario di condanne definitive per avere fatto parte della associazione ‘ndranghetistica dei Lo Bianco-Barba. «(…) del gruppo Emanuele fanno parte, oltre ad Emanuele Bruno, che è il capo, il fratello Emanuele Gaetano, il cognato Franco Idà, parente credo di Raffaele Moscato divenuto collaboratore, Francesco Maiolo ed il fratello Angelo…». (g.curcio@corrierecal.it)

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