COSENZA «È la legge del mare: il pescecane mangerà il tonno, ma i cittadini non sono pesci e meritano rispetto». Con una metafora alla Pierluigi Bersani, Sandro Principe spiega il motivo principale per cui un eventuale referendum sulla Città unica non lo convince: «Più che una fusione sarà una annessione che naturalmente ai cosentini piacerà», con la platea elettorale unica – Cosenza, Rende, Castrolibero – il voto dei cosentini sarà decisivo e, per rimanere in metafora, “mangerà” le preferenze degli altri due centri interessati. È qui per Principe che «vengono fuori le cattive intenzioni».
Le perplessità dell’ex sindaco di Rende emergono a margine dell’incontro tra favorevoli e contrari organizzato da Nazione Futura al Crocifisso. Preliminarmente c’è stata una questione di rappresentatività posta da Franz Caruso: «Rende vada al voto e partecipi democraticamente a un confronto preliminare alla città unica, altrimenti chi partecipa a livello istituzionale? Di certo non possono farlo dei commissari nominati dal ministero dell’Interno» ha detto il sindaco di Cosenza, frenando – pur da favorevole alla Città unica ma con altri metodi e tempi – sull’idea del “grande è meglio”: «Siamo sicuri che mettere insieme due negatività produca una positività?» in riferimento all’affanno finanziario del capoluogo e al commissariamento per mafia di oltre-Campagnano.
Poi è Principe a motivare i suoi dubbi, partendo da una premessa: «Non si può racchiudere una storia come quella di Rende in valutazioni superficiali e battute su una città da unificare in base a dove dormi, fai la spesa o vai ad ubriacarti».
«Noi per decenni abbiamo lavorato per l’area urbana» ha attaccato rivolgendosi agli altri relatori: «Non siamo tutti uguali… Voi non avete fatto nulla e adesso parlate di città unica». Poi ha elencato le opere figlie di quel periodo: «Villaggio Europa, viale Parco, il Metropolis, il parco acquatico mal gestito da una destra mascherata, l’Unical per cui abbiamo fatto 250 ettari di espropri, un’area industriale di 500 ettari mentre a Cosenza è rimasto al massimo qualche battilamiera… Sto elencando dati storici fattuali, per noi parlano le pietre». A Giuseppe Graziano, che poco prima si era intestato la fusione di Corigliano Rossano, aveva detto «pietre tue a Corigliano Rossano non ne sono rimaste», mentre a Francesco Caruso, consigliere comunale di centrodestra a Cosenza, aveva replicato rispondendo che «noi di città unica ne parliamo dagli anni 70» e infatti «io sono favorevole semplicemente perché l’abbiamo già fatta. Ma bisogna passare prima dall’Unione dei Comuni».
Poi spazio a un lungo amarcord: «Con Giacomo Mancini, quando eravamo sindaci, ci vedevamo due volte a settimana» e da quel confronto continuo è nata l’idea della metropolitana («per cui voi – tuona ancora contro Francesco Caruso – avete fatto tornare a casa 160 milioni»), il BinBus, il Psu Rende-Cosenza, il cartellone unico degli eventi culturali, il consorzio ValleCrati. Agli esponenti di centrodestra seduti al tavolo, Principe ha chiesto di «dire all’uomo solo al comando che sta alla Cittadella che fine ha fatto il Piano di Bacino» per un’idea di trasporto unico avviata nel ventennio passato proprio sull’asse Rende-Cosenza. (Eraldo Rizzuti, ex assessore a Rende, conferma «già nel 2000 parlavamo di area urbana, e la nostra amministrazione è stata più volte invitata a Roma, Firenze e Trento per raccontare la propria esperienza unica o quasi nel Mezzogiorno».)
Ancora critiche alla gestione di Mario Occhiuto quando Principe definisce «una pagliacciata» la circolare veloce, poi le accuse di aver portato i libri dell’Amaco in tribunale.
Sulla Grande Cosenza, Sandro Principe pensa che «la democrazia così viene messa sotto i piedi, questi processi debbono partire dal basso, in questo caso invece è l’ente sovraordinato a imporre la fusione, laddove è la Costituzione stessa a suggerire di “sentire le popolazioni”. Ma state certi che vi portiamo al Tar per incompatibilità con la nostra Carta».
La città unica ancora non esiste ma a Rende c’è (già) chi dice no
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