VIBO VALENTIA Attività commerciali apparentemente lecite ma che, in realtà, servivano da copertura per la gestione del traffico di stupefacenti. Ne sono convinti gli inquirenti nell’ultima inchiesta coordinata dalla Distrettuale antimafia di Catanzaro e che, con il blitz all’alba di ieri con l’impiego di oltre 200 Carabinieri e su ordine del gip, ha portato all’arresto di 14 soggetti. tutti accusati a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso armata, omicidio plurimo, concorso esterno in associazione mafiosa. L’inchiesta della Distrettuale antimafia riguarda, in particolare, attività illecite concentrate soprattutto nel territorio delle Preserre vibonesi, ed in particolare nei comuni di Acquaro, Gerocarne, Soriano e Dasà, e vede in tutto 26 persone indagate.
Come è emerso dalle indagini, dunque, Angelo Maiolo (cl. ’84) finito in carcere, insieme a Vincenzo Pisano (cl. ’94), anche lui tra gli arrestati, «avrebbe progressivamente avviato una serie di attività imprenditoriali aventi ad oggetto import/export di prodotti alimentari», base logistica per una serie di viaggi alla volta dell’Abruzzo, della Svizzera, della Germania e di Torino, in realtà «finalizzati allo smercio di stupefacente», annota il gip. È in questo contesto che lo stesso Angelo Maiolo avrebbe utilizzato la propria rete relazionale locale con funzioni di vedette, trasportatori e corrieri, «per il trasporto di sostanza stupefacente in territorio nazionale ed estero, occupandosi anche della coltivazione di piantagioni di marijuana», si legge.
Gli inquirenti, inoltre, sarebbero riusciti a risalire anche alle figure di Giuseppe Taverniti e Francesco Maiolo (cl. ’83) – entrambi finiti in carcere – considerati «attivi nell’approvvigionamento di ingenti quantitativi di sostanza illecita destinata alla successiva rivendita sulle piazze di spaccio torinesi», annota il gip nell’ordinanza. E poi anche quelli di Rodolphe Pinto che, avvalendosi della cooperazione di Nicola Papaleo (finito ai domiciliari) «si sarebbe occupato tanto del trasporto, quanto della rivendita di stupefacente nelle zone ricadenti nelle province di Chieti e di Pescara», si legge nell’ordinanza.
Il coinvolgimento dei fratelli Francesco ed Angelo Maiolo nel traffico di stupefacenti e le sue ramificazioni anche in Abruzzo, è riscontrato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena nell’interrogatorio reso in data 6 febbraio 2024, in cui fa riferimento alle province di Teramo e Pescara quali zone «dove i Maiolo avevano esteso i propri interessi criminali, compreso quello inerente al traffico di stupefacenti, menzionando anche l’esistenza di una attività commerciale di rivendita di prodotti tipici calabresi avviata dagli stessi in Abruzzo», annota il gip nell’ordinanza. «(…) Preciso ancora che gli interessi fuori regione dei Maiolo riguardano principalmente la zona di Montesilvano e le zone limitrofe a cavallo delle provincie di Teramo e Pescara. So che i Maiolo sono inseriti nel tessuto criminale di quelle zone ed hanno affari anche in relazione al traffico di sostanze stupefacenti, attività che viene occultata dal paravento di un’azienda che si occupa della commercializzazione di prodotti tipici calabresi e che, per quanto ne so, opererebbe, almeno formalmente, in quell’area geografica…». È ancora Arena, nelle sue dichiarazioni, a riferire di Giorgio Galiano, indicato quale «trafficante di droga molto vicino ad Angelo Maiolo», dal quale avrebbe «ricevuto il “rimpiazzo” durante la carcerazione condivisa nel penitenziario di Lanciano», scrive ancora il gip. «(…) Giorgio Galiano è stato genero di Vincenzo Barbieri di San Calogero ed è stato arrestato e poi condannato per traffico internazionale di stupefacenti nell’operazione “Meta”» racconta Bartolomeo Arena ai magistrati. Secondo il racconto del pentito «nel corso della sua detenzione è stato rimpiazzato dai Maiolo nella consorteria di questi ultimi, non so quale dote gli sia stata conferita nell’occasione ma, in virtù della sua età, non credo abbia ricevuto solo la “prima”. Preciso che da ragazzo questo Galiano faceva parte del gruppo dei giovani che, come me, “camminavano” con Totò Mazzeo, salvo poi avvicinarsi a Barbieri e quindi frequentare altri soggetti come Topia, Paolì, Antonio Franzè detto “Platini” ed altri…». (g.curcio@corrierecal.it)
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