COSENZA Debiti di droga, conti da saldare e necessità di ricorrere al “sottobanco“: pratica sgradita ai clan cosentini, vista come un “tradimento” o per meglio dire uno sgarro da pagare. E’ la confessione del collaboratore di giustizia Giuseppe Zaffonte. Che in un lungo verbale reso dinanzi ai magistrati antimafia Catanzaresi snocciola i dettagli relativi ad un debito contratto con alcuni elementi della criminalità organizzata di Cosenza. Il pentito spiega, con dovizia di particolari, il “sistema” legato allo spaccio ed alla consegna dei proventi alla presunta “Confederazione di ‘ndrangheta cosentina”. «Avevo un gruppo di ragazzi che spacciano per me, avevo l’obbligo di pagare lo stupefacente che di volta in volta approvvigionavo ed immettevo sul mercato (…) il mancato pagamento di questi ultimi di alcune forniture (si riferisce ai pusher, ndr) mi ha determinato un momento di minore disponibilità economica e non ho potuto nei tempi stabiliti con i miei fornitori consegnare la somma di 5mila euro». I soldi, dice Zaffonte, avrebbe dovuti consegnarli a due uomini gravitanti nella galassia criminale bruzia ed a loro si rivolgerà «per approvvigionare “sottobanco” e all’insaputa del clan Lanzino, droga da vendere per recuperare denaro da consegnare a Marco D’Alessandro (indagato nell’inchiesta “Recovery”), l’uomo che al momento ha l’incarico di gestire lo spaccio di cocaina e marijuana per conto di Michele De Puppo (indagato nell’inchiesta “Recovery”). Il racconto di Zaffonte risale al 2019. Il pentito ammette di aver «svolto la funzione di “corriere” per il gruppo. Per almeno quattro volte, negli ultimi due mesi, mi sono recato a Crotone per consegnare grossi quantitativi di cocaina e marijuana, che trasportavo sempre a bordo della mia autovettura e che caricavo a bordo nella zona di Rende paese nei pressi delle case popolari (…) per tale mia illegale attività percepivo la somma di 1.500 euro per ogni viaggio, sebbene per almeno due volte mi hanno consegnato solo 350 euro, dicendomi che mi avrebbero poi saldato dopo aver fatto alcuni conti…».
Il collaboratore di giustizia descrive il ruolo che avrebbe assunto Marco D’Alessandro. «Ha il compito di gestire lo spaccio di stupefacenti e l’usura, ed è molto pericoloso perché capace di commettere qualunque tipo di reato». Ma come viene gestita l’immissione sul mercato della droga. «Una volta approvvigionata la cocaina, viene “tagliata” e suddivisa in pacchi da 50 o 100 grammi e poi consegnata ai pusher» (…) Per quanto riguarda la marijuana, essa viene approvvigionata, dal gruppo di Rende, dagli stessi che riforniscono la cocaina, ma viene portata a Rende direttamente da loro. Una volta giunta a Rende, comunque, la marijuana viene custodita e venduta con le stesse modalità di cui vi ho parlato per la cocaina».
Non solo Zaffonte. Sono altri pentiti a rendere edotti i magistrati della Dda di Catanzaro sul narcotraffico a Cosenza e nell’hinterland bruzio. Franco Bruzzese, nel 2016, sottolinea: «Per quanto riguarda la vendita di hascisc veniva comprato e venduto in comune come la cocaina; per un periodo l’acquisto fu appannaggio di Michele Di Puppo, che ne acquistava fino a 50 Kg nella zona di Marano di Napoli, poi mi sono attivato io con un mio amico». Celestino Abbruzzese alias “Micetto”, nel 2019, dice: «So che i Di Puppo gestiscono droga ed estorsioni nelle zone di Saporito di Rende, Castiglione Cosentino e Marano, non so dire se Marchesato o Principato (…) so che ci sono dei ragazzi a Cosenza che lavorano per loro spacciando cocaina». (f.b.)
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