Francesco ha due mesi e la mamma vuole iscriverlo a un corso di nuoto. E Angelo? Vomita per un virus o per i nuovi occhiali da sole? A quale precisa ora del giorno conviene fare il bagnetto a Pietro? Come lavare Michele quando si sporca con il brodo? E’ la gragnola di domande surreali rivolte a una “pediatra di libera scelta” che, a un certo punto, ha deciso di scrivere un libro e di intitolarlo con il grande dubbio di una mamma: “Dottoressa, la varicella esce di sera o di mattina?”.
È il diario di Paola Di Turi, pubblicato da Aliberti, nei “libri della salamadra”, il piccolo anfibio capace di resistere al fuoco, disegnato da Vauro per la collana della casa editrice emiliana. E’ il racconto delle giornate in ambulatorio, intrecciate con i dialoghi casalinghi, con le due figlie adolescenti, i viaggi in treno, lo spettro del Covid (l’autrice racconta l’annus horribilis 2019-2020), le telefonate continue di genitori-sentinella concentrati sul pargolo, su ogni ruttino, smorfia, puntino millimetrico sulla pelle. Tutto vero, assicura l’autrice che, come dichiara sin dalle prime pagine, attraversa le sue giornate con «il salvagente dell’ironia».
«Ciò che mi colpisce è l’“utilizzo” della pediatra. Il ruolo della dottoressa dei propri figli non è tanto legato alla condizione dell’eventuale patologia di un bambino, quanto alle difficoltà di essere genitori. Ho pensato che descrivendo le situazioni vissute, senza esagerazione e senza enfasi, ognuno potesse riconoscersi, auto analizzarsi e imparare a gestirle meglio». Paola Di Turi vive ed esercita a Bologna. È nata a Cosenza, dove torna spesso. Ha presentato il suo libro in diverse rassegne e anche in programmi televisivi già cult, come “Splendida cornice” di Geppy Cucciari. La prossima tappa è nella città di origine, dove racconterà le “Disavventure tragicomiche di una pediatra” (questo il sottotitolo), martedì 25 giugno, alle 19, nel “Cenacolo dell’arte e della cultura” della dimora storica della “Giostra vecchia”, nel Palazzo Grisolia, a pochi metri dal liceo classico. E proprio al “Bernardino Telesio”, da studentessa, ha conosciuto e iniziato ad amare i padri della filosofia.
Tra i racconti di una giornata tipo si scopre, a sorpresa, un itinerario del pensiero, da Seneca, a Cartesio, fino a Schopenhauer e ai filosofi orientali. Ogni pagina si apre con una citazione, un assioma da mettere in pratica, anche se il telefono non smette di squillare e i veri pazienti diventano mamma e papà. Come quella volta che si è sentita chiedere “Dottoressa, mio figlio si muove. E’ normale?”. E il domandone è diventato il titolo dello spettacolo teatrale tratto dal libro. In scena l’attrice comica Cristina Chinaglia. Il testo è firmato a quattro mani dall’autrice e da Emilio Marrese. «Dietro ogni domanda c’è tutta la fragilità contemporanea», scrive la giornalista Silvia Truzzi nella prefazione del diario. «L’istinto materno non è una generica propensione al fare figli, è anche l’ancestrale conoscenza della pratica dei bambini. Come si prende in braccio un neonato è una cosa che sappiamo anche senza vedere un tutorial su Instagram, altrimenti ci saremmo estinti da quel dì». Paola Di Turi conosce da sempre il mondo del medico dei bambini. Il papà Franco, primario ospedaliero, a cui era molto legata, aveva lo studio privato sullo stesso pianerottolo di casa. Ed era un continuo viavai di bambini. «Mio padre è stato per me un grande pediatra, ma erano veramente altri tempi. Il genitore interpellava il dottore in condizioni di patologia o di prevenzione e si affidava completamente a lui. Spesso discutevamo delle dinamiche odierne, di come diventa difficile accettarle, proprio perché oggi la relazione con il pediatra include altro. A me chiedono consigli su dove andare in vacanza con i bambini e sul nome da dare al proprio figlio».
E tutta questa insicurezza e la confusione dei ruoli, esasperata dal peso che si dà al web, non dipende dall’età. «Ormai non si accetta più il limite, neanche quello della natura. Ci sono diversi casi di mamme che addirittura sono riuscite a procreare nonostante la menopausa; ma le preoccupazioni sono equamente distribuite: la mamma di ventisette anni mi chiede le stesse cose di quella di cinquanta». L’ultima? «Una mamma di 45 anni mi ha mandato un video del bimbo, preoccupata per il tipo di pianto. Spesso le condizioni della “normalità” sono difficili da interpretare, perché i genitori si aspettano che ci sia un problema che non riescono a individuare». Ma come hanno reagito all’uscita di un libro di cui si sono ritrovati protagonisti? «Chi mi conosce e soprattutto chi lo ha letto, ha notato che non c’è nessun giudizio e non c’è malanimo. E’ un gesto d’amore nei confronti dei bambini e quindi una ricerca di mediazione con le famiglie. Le mamme sono partecipi, molte sono venute alle presentazioni e durante le visite in ambulatorio mi chiedono, ridendo, “dottoressa… questa la mette nel libro?”. Anche se non sto pensando a una seconda edizione, la raccolta continua».
Di Cosenza, racconta, ha molti ricordi belli. Quelli del liceo, dello sciame di studenti lungo Corso Telesio, dei pomeriggi nella mitica Piazza Kennedy. «Sono legata anche al Teatro Rendano, dove giovanissima feci una sfilata con i gioielli di Gerardo Sacco e gli abiti di una boutique di Corso Mazzini. Un’esperienza meravigliosa». Alla Giostra vecchia incontrerà tanti vecchi amici. A dialogare con la pediatra sarà Assunta Morrone, dirigente scolastico e autrice. E a proposito della varicella. Esce di sera o di mattina? «E’ democratica, esce quando le pare, non ha regole, è poco “seria”». (redazione@corrierecal.it)
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