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“Patto elettorale”, “mala gestio”, intrecci vari: i motivi dello scioglimento del Comune di Cerva

La relazione del Viminale illustra i vari segnali “spia” dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’azione politica e amministrativa dell’ente locale

Pubblicato il: 23/06/2024 – 10:02
“Patto elettorale”, “mala gestio”, intrecci vari: i motivi dello scioglimento del Comune di Cerva

CATANZARO «Una grave mala gestio della cosa pubblica, una evidente assenza di legalità dell’azione amministrativa e uno stato di precarietà degli uffici comunali, la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti tra componenti dell’amministrazione locale ed esponenti della criminalità organizzata di tipo mafioso». Sono questi i motivi che hanno portato allo scioglimento del Comune di Cerva per infiltrazioni mafiose disposto a maggio dal governo: a elencarli è la relazione del ministro dell’Interno Piantedosi allegata al decreto di scioglimento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nei giorni scorsi. Il Viminale prende le mosse dalla relazione della Prefettura di Catanzaro che a sua volta analizza i contenuti dell’ordinanza cautelare emessa il 14 settembre 2023 dal  giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Catanzaro all’esito dell’operazione di polizia  giudiziaria “Karpanthos”, che ha portato a una cinquantina di misure cautelari per reati quali associazione mafiosa, estorsione, usura, scambio elettorale politico-mafioso e ha coinvolto anche il sindaco e due amministratori comunali. «I contenuti dell’ordinanza cautelare – si legge nella relazione del ministro dell’Interno – attestano in particolare il raggiungimento di “un patto elettorale” tra alcuni candidati alle elezioni del giugno 2017 e un esponente della locale criminalità organizzata gravemente indiziato per reati associativi». La commissione d’accesso insediata dal prefetto al Comune di Cerva – prosegue la relazione – « “ha restituito un quadro di sostanziale compromissione dei principi di buon andamento e di imparzialità dell’ente locale, tendenzialmente  svilito nell’esercizio delle proprie funzioni, non di rado canalizzate verso il soddisfacimento di interessi (…) di  soggetti appartenenti o comunque vicini alla criminalità organizzata”, e  mostrato l’esistenza di collegamenti diretti e indiretti degli organi elettivi con le consorterie locali. In tale ottica – prosegue il ministro dell’Interno – il prefetto di Catanzaro riferisce di alcune procedure di gara nelle quali risulta evidente il condizionamento delle locali consorterie mafiose sull’operato dell’amministrazione comunale. In particolare, viene evidenziata la procedura di gara svolta per affidare il taglio e la vendita di materiale legnoso ritraibile da un lotto boscoso di proprietà comunale (prima annualità 2019/2020), appalto vinto da una ditta individuale il cui titolare è uno stretto parente di un amministratore comunale destinatario della predetta ordinanza cautelare».

Gli appalti “sospetti”

Per il Viminale poi a Cerva «ulteriore procedura di appalto segnalata dal prefetto come indicativa di una gestione amministrativa connotata da irregolarità e da un costante sviamento dai principi di buon andamento in favore di interessi controindicati, è quella relativa alla realizzazione di un parco giochi dal valore di 200.000 euro… La commissione d’indagine manifesta forti dubbi sulla regolarità dell’incarico di progettazione dell’opera affidato ad un professionista stretto parente di un dipendente comunale responsabile di un’area amministrativa e responsabile unico del procedimento in questione». Con riferimento sempre agli appalti, nelle relazioni si fa riferimento a un pagamento disposto dal Comune a una ditta colpita da interdittiva, e ancora – specifica il Viminale – «l’affidamento di lavori disposto in favore di una ditta individuale il cui titolare ha rapporti di parentela e frequentazione con esponenti mafiosi. Alla ditta in questione il Comune di Cerva, nell’arco temporale degli anni 2017-2023, ha affidato numerose commesse pubbliche senza procedere a gara… arrivando in alcuni casi ad annullare i ribassi proposti dalla stessa ditta e quindi reintegrando la percentuale dello sconto praticato con incrementi di spesa sui lavori». Altra vicenda attenzionata dagli organi ispettivi – si legge ancora nella relazione del ministero dell’Interno – è quella di un contenzioso attivato nei confronti del Comune di un presunto esponente della criminalità locale, coinvolto in “Karpanthos”, già condannato per associazione mafiosa e parente di un amministratore comunale «per vedersi riconosciuto un indennizzo di 20.000 euro a titolo di risarcimento di un infortunio occorsogli su una strada comunale a causa di una grata mal posizionata, richiesta di indennizzo peraltro presentata mesi dopo l’asserito incidente. Il prefetto di Catanzaro, nel porre in rilievo che l’ammontare della richiesta di indennizzo corrisponderebbe alla somma promessa al predetto da alcuni candidati in occasione delle elezioni amministrative (elezioni del 2017) come compenso concordato nel corso del cosiddetto patto elettorale politico-mafioso… ». Non mancano infine – conclude la relazione del Viminale – «gravi inefficienze anche nella gestione delle attività di accertamento e di riscossione delle entrate comunali per l’inerzia e la mancanza di vigilanza degli uffici comunali, condotte amministrative inefficienti che hanno conseguentemente prodotto un ampliamento della fascia di evasione tributaria» nella quale sarebbero ricompresi anche amministratori ed esponenti della criminalità organizzata. (redazione@corrierecal.it)

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