VIBO VALENTIA Calcio vibonese in subbuglio. Dopo la conferenza stampa del patron della Vibonese Pippo Caffo in cui non ha risparmiato dichiarazione al veleno nei confronti dei suoi dirigenti, il direttore generale e amministratore delegato Antonello Gagliardi e il direttore sportivo Francesco Ramondino («hanno preso due calciatori a mia insaputa, senza avvertirmi, con commissioni agli agenti. Dovevo mandare a casa il direttore sportivo, ma sono stato zitto per amor di patria. Questi calciatori hanno firmato un biennale e uno di questi ha problemi fisici continui», e poi ancora: «quest’anno abbiamo speso 800 mila euro per gli stipendi, una cifra assurda per la serie D. A novembre i costi sono saliti in modo assurdo. Sono stati sottoscritti 120 abbonamenti, in Promozione ne fanno di più, con queste cifre è impossibile fare calcio a questi livelli»), non sono mancate in città e all’intero del club le polemiche nei confronti della proprietà. Gagliardi e Ramondino, che hanno presentato le dimissioni, nelle ultime ore hanno replicando al patron. «Non sono mai stato sleale –ha detto il ds – nè ho operato alle spalle del presidente. Ho lavorato sempre alla luce del sole per il bene della Vibonese. Il presidente non può dire che non sapeva nulla delle operazioni di mercato. Sul budget mi sono attenuto ai termini di paragone che il presidente mi ha dato rispetto alle spese dello scorso campionato». Parole simile ha espresso il dg Gagliardi: «Siamo rimasti nel budget della passata stagione, datoci dal presidente come limite di spesa (era di 457 mila euro) per un totale con gli oneri previsto dai nuovi contratti sportivi di 600 mila euro circa».
Parole quelle dei due dirigenti dimissionari che hanno portato il figlio di Pippo Caffo, Nuccio, a dire la sua tramite un lungo post social. «Premetto di non aver mai avuto un ruolo nella Us Vibonese Calcio srl – scrive Caffo che definisce questa vicenda un «surreale teleromanzo» – salvo aver contribuito come sponsor (pro tempore) tramite le aziende del gruppo che rappresento. Nonostante ciò i tifosi della Curva Est Vibo Valentia Est1928 mi hanno taggato in qualche post sgradevole che avrebbe spinto qualsiasi altro sponsor, a non rinnovare il sostegno alla squadra. Chi mi conosce un po’ sa che non sono esperto e/o appassionato di calcio, quindi non mi soffermerò su valutazioni tecniche che non mi competono. Ognuno ha i suoi limiti e pur riconoscendo i miei, penso di avere qualche competenza sul funzionamento delle aziende in generale». «Entrando nel particolare – continua Nuccio Caffo – vi faccio notare che la Us Vibonese srl ed il suo presidente, non hanno mai “licenziato” il Direttore Generale / Amministratore Delegato Dott.Gagliardi ed il Direttore Sportivo Ramondino. Entrambi si sono dimessi volontariamente, anche se per il secondo non sarebbe nemmeno stato necessario essendo in scadenza di contratto. Tale contratto era da rinnovare eventualmente con il presidente, con il quale non aveva rapporti da mesi per le note vicende e divergenze, per le quali sarebbe bastato semplicemente chiedere scusa, anche in considerazione del rispetto che normalmente bisognerebbe portare alle persone più anziane (e non solo al socio di maggioranza del proprio datore di lavoro). Ma l’orgoglio spesso prevale sulla ragione. Quanto alle verifiche sui calciatori fatta man mano dal presidente, è assolutamente normale che il datore di lavoro prenda informazioni sui propri dipendenti/collaboratori quindi chi si è offeso, non conosce il funzionamento di una qualsiasi azienda, sportiva o no. La mancanza di esperienza, umiltà, maturità, porta a ingigantire cose che sono invece normali dinamiche aziendali, dove vanno rispettati i ruoli nel bene e nel male». «Quanto al resto delle sciocchezze che ho sentito, solitamente chi ha la coscienza a posto, da buon capitano non abbandona mai la nave e fa di tutto per portarla verso un porto sicuro. Oltre a quelli dell’ultima stagione, vari soci e dirigenti si sono susseguiti nel corso degli anni nella gestione della Vibonese ed hanno abbandonato la nave, per vari motivi, per lo più economici, familiari o lavorativi visto quello che serve in termini di tempo e i costi per gestire un’impresa che non “produce” ma brucia costantemente capitali. L’unico che da circa 20 anni “resiste” in questo contesto è il presidente, semplicemente per la passione che ha per il calcio che fa da oltre 60 anni, senza alcun interesse economico o di visibilità (ovvio che non ne ha bisogno). Ai tifosi della curva est che con modi a volte anche molto coloriti, si chiedono perché non “lascia”, rispondo che semplicemente sta cercando un porto sicuro, una compagine in grado di non far naufragare questa nave, da Capitano e con la coscienza del buon padre di famiglia. Non compagni di viaggio che dopo meno di un anno l’abbandonano, passando per vittime. Significa che semplicemente non hanno la stessa passione che li spingerebbe a restare, accettando pregi e difetti di questa realtà. L’ipotesi di consegnare la società al Comune, potrebbe anche esserci se ci saranno, tramite il comune, soci che concretamente vogliono rilevare le quote di maggioranza. Dubito che l’amministrazione comunale possa direttamente gestire e finanziare la Vibonese, che almeno finora è stata solo una fonte di introiti per il comune viste le imposte comunali elevate, in alcuni casi rappresentati anche da “cartelle pazze” che la società ha dovuto contestare per riportarle quasi alla normalità ma che intanto hanno alimentato in parte l’attivo del bilancio comunale. Mentre altrove i comuni investono almeno sulle strutture sportive, qui non si è voluto dare alla Società neanche la possibilità di investire ulteriormente a proprie spese sul Razza, visto che viene concesso per singola stagione e non per un medio/lungo periodo, necessario per ammortizzare i costi. E’ inutile che i tifosi continuano a chiedere maggiori investimenti al Presidente, quando lo stesso si è già impegnato personalmente per fare gli adeguamenti necessari per la categoria (per giocare in serie C), su una struttura non di proprietà e che paradossalmente dal 1 luglio potrebbe essere assegnata ad altri. Personalmente non l’avrei fatto. Quanto fatto finora è semplicemente fuori da ogni logica, non avendo avuto nessun aiuto o prospettiva da parte degli enti pubblici. Quindi è semplicemente dettato da amore per lo sport in generale e per la Vibonese in particolare».
«Quanto all’amministratore delegato prosegue Caffo nella sua disamina – tra l’altro socio dell’azienda Us Vibonese, la rinuncia volontaria all’incarico dirigenziale corrisponde semplicemente ad una resa, per non affrontare la realtà. La realtà è che la società a fine stagione è in perdita, e non avere incarichi amministrativi nella stessa, toglie gli ex amministratori dalla responsabilità e dal rischio delle conseguenze in caso di mancata copertura delle perdite. Legittimamente può essere un modo per tirarsi fuori ed evitare la necessaria ricapitalizzazione della società visto che dai numeri snocciolati, qualcuno dovrà coprire le perdite, in proporzione alla propria quota, per permettere la sopravvivenza stessa della società, visto che a prescindere dall’entità delle perdite, queste superano l’intero capitale sociale, quindi “per legge” bisogna ricapitalizzare o mettere la società in liquidazione. Questo a prescindere dalla professionalità e dalle qualità manageriali di chi ha gestito e preso impegni. A proposito di impegni, la famosa firma sui contratti di cui si parla tanto, non è di mio padre (la conosco bene) e chi l’ha messa non può averla dimenticata, inutile addossare colpe alla segreteria. Vorrei sbagliarmi ma penso di riconoscere la scrittura di qualcuno con cui ho collaborato per tanti anni».
«Quanto alla domanda dei tifosi della curva est o ai CaniSciolti Vibo Valentia – evidenzia Caffo – del perché Caffo non “investe” di più nella Vibonese, potrei rispondere che la Vibonese è del territorio, non di Caffo, quindi il territorio dovrebbe investire almeno quanto Caffo. Purtroppo però manca l’appeal verso questa piazza, non ci sono mai stati grossi investitori per un lungo periodo, ne del posto e nemmeno da fuori. Se poi si tocca Caffo inteso come azienda che rappresento, dico ai tifosi che è inutile “snocciolare” fatturati e utili, in quanto non provengono sicuramente dalla gestione della Vibonese e non sono un ritorno di immagine dati dalla stessa, visto il magro fatturato del Gruppo Caffo in Calabria che rappresenta (tutta la regione) solo il 5% del totale. Quanto già dato come sponsorizzazione dal Gruppo Caffo alla Vibonese ogni anno, ormai da circa 20 anni, è sicuramente di gran lunga superiore al ritorno di immagine dato, e nonostante questo non viene apprezzato. Senza dimenticare, l’immagine negativa per il Gruppo Caffo, data proprio dalla Vibonese in seguito a noti fatti di cronaca di qualche anno fa, dove siamo stati associati ad un contesto che nulla ha a che vedere con la famiglia Caffo e le aziende del Gruppo Caffo 1915, della quale la Us Vibonese calcio non fa parte per mia espressa volontà. Quindi penso che se non cambia qualcosa, per il futuro dirotteremo l’investimento verso altre attività più in linea con gli obiettivi aziendali». (radazione@corrierecal.it)
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