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IL CASO

Cosenza, il pasticcio della strada riaperta. La dirigente sconfessa il collega e revoca l’ordinanza: c’è il rischio di nuove frane

Su corso Vittorio Emanuele II “conflitto” interno a Palazzo dei Bruzi. Rino: «Abuso di potere di Sangregorio mentre ero in ferie»

Pubblicato il: 25/06/2024 – 16:13
Cosenza, il pasticcio della strada riaperta. La dirigente sconfessa il collega e revoca l’ordinanza: c’è il rischio di nuove frane

COSENZA Ordinanza revocata in tempi record: il 12 giugno viene emessa e il 24 annullata. Sullo sfondo i rischi legati alla scarsa sicurezza di corso Vittorio Emanuele, strada del centro storico da poco riaperta al traffico (nella foto il taglio nel nastro, lo scorso 13 giugno) dopo una frana nel dicembre 2019 e con in mezzo anche un incidente costato la vita a un giovane centauro cosentino. Ma il caso rischia anche di diventare delicato dal punto di vista dei rapporti interni alla macchina burocratica di Palazzo dei Bruzi: Antonella Rino, la dirigente che firma la revoca dell’ordinanza, infatti, denuncia una sorta di “blitz” da parte di un suo collega che avrebbe approfittato della sua assenza per ferie, forzando la mano con quello che lei stessa definisce senza mezzi termini un «abuso di potere».
«Il dipendente Sangregorio – si legge nel documento firmato dalla Rino –, in qualità di dirigente f.f. del Settore 11 e, dunque, con evidente abuso del potere di delega conferitogli, ha comunque adottato l’ordinanza di revoca n. 27 del 12.06.2024, disponendo l’apertura al traffico della Via Vittorio Emanuele II già interessata dalla frana, delegando il Comando di Polizia Municipale ad eseguire quotidianamente i controlli prescritti nell’Ordinanza, in assenza del previsto controllo strumentale di progetto» con conseguente diniego dello stesso Comando di Polizia Municipale che «ha, giustamente, rilevato l’incompetenza tecnica e l’impossibilità ad eseguire quotidianamente i controlli prescritti nell’Ordinanza».

La dirigente: possibilità di nuovi crolli

Per la dirigente del Settore 11 «il grave evento verificatosi nella giornata del 16.12.2019 lascia ancora presagire la possibilità di ulteriori distacchi di materiale lapideo posto in fondazione del muro di cinta del Castello, già disgregatosi, e dal torrino di epoca medievale con materiale lapideo incoerente e in equilibrio instabile, manufatti tutti sottoposti a vincolo archeologico». Non solo: «Allo stato, l’interesse preminente alla tutela della pubblica incolumità non appare adeguatamente tutelato, tenuto conto della mancanza del collaudo tecnico amministrativo per l’assenza degli apprestamenti e forniture previsti in progetto, quali il sistema di preannuncio di eventi repentini e improvvisi come il crollo di materiale lapideo dal versante del Colle Pancrazio aggettante sulla via Vittorio Emanuele II, in grado appunto di preannunciare le cadute di materiale più significative e pericolose».

La versione di Sangregorio

Nell’ordinanza del 12 giugno, lo stesso Alessandro Sangregorio scriveva che «sul tratto di strada interdetto di via Vittorio Emanuele II non risultano essere stati segnalati fenomeni di caduta massi, a memoria dello scrivente in veste di funzionario E.Q. Protezione Civile» ma anche che «il Certificato di Collaudo Statico a firma del Collaudatore ing. A. Caputo e sottoscritto dalla DL e dall’Impresa relativo alle opere previste nelle aree relative all’intervento n. 3, non sostituisce il collaudo tecnico amministrativo di tutte le lavorazioni, forniture e apprestamenti previsti in Progetto. Pertanto è dovuta e necessaria, in quanto facente parte del progetto approvato, l’installazione dei suddetti dispositivi di allertamento, come da progetto approvato e come implementato a seguito dell’offerta tecnica presentata dall’appaltatore aggiudicatario».
Una beffa nella beffa: lo scorso weekend, l’assessore ai Lavori pubblici Damiano Covelli aveva rilanciato sui social l’iniziativa di un comitato di residenti del centro storico che aveva ringraziato, a mezzo manifesti affissi sui muri, l’amministrazione per la riapertura. Pochi giorni dopo, quegli stessi manifesti rischiano di essere superati dalla realtà.

Il centrodestra: manca una visione di città

«Sulla delicata vicenda di corso Vittorio Emanuele II potremmo fare molta ironia o addirittura facile speculazione. Ma noi siamo per la politica dei contenuti e senso di responsabilità e non per quella delle altisonanti e populiste affermazioni che ormai da circa 3 anni siamo abituati ad ascoltare da parte di chi altro non sa fare se non lamentare fantomatiche opere incompiute, dimostrando di disconoscere il concetto di continuità amministrativa, ovvero difficili situazioni finanziarie per le quali ancora ad oggi attendiamo la famosa, più volte annunciata, “operazione verità”». Così i consiglieri comunali di opposizione Caruso, Cito, D’Ippolito, Dodaro, Luberto, Lucanto, Ruffolo, Spadafora e Spataro. «E’ giunto il momento di fare un bilancio veritiero dell’attività di questa attuale amministrazione la quale si è distinta solo nel non riuscire ad avere una vera visione di città e che, le poche volte che ha adottato autonomamente proprie azioni, è riuscita a concretizzate unicamente distruzione di ciò che era stato costruito in precedenza, invertendo la crescita evolutiva di una città green, a misura di cittadino, che era stata proficuamente avviata dalla precedente amministrazione. Tutto è fermo ed immobile, dal Planetario al Piano Periferie dai Bocs Art al fiume navigabile e tanto altro».
Secondo la minoranza a Palazzo dei Bruzi «appuntarsi sul petto medaglie sui progetti di Agenda Urbana e del Cis, già previsti e richiesti dalla precedente amministrazione mistificando la realtà, non trasforma in buoni amministratori. Forse oggi il sindaco, e con esso la sua maggioranza, hanno l’occasione di rendersi veramente conto del fatto che amministrare non è facile e che affidarsi al populismo non porta da nessuna parte. I procedimenti amministrativi, quali quello della riapertura di Corso Vittorio Emanuele II, sono complessi e vanno affrontati con alto senso di responsabilità considerando che ogni singola scelta o azione ha una ricaduta su tutta la comunità che si amministra».
«A tal riguardo, alla luce delle dichiarazioni in atti della stessa Dirigente, ing. Rino, circa la mancata sussistenza delle condizioni di sicurezza per la riapertura del tratto di strada interessato e dei necessari atti prodromici alla riapertura, è inevitabile constatare che quanto sta avvenendo è la prova evidente che i dubbi sollevati tempo fa da questa opposizione erano fondati. Dobbiamo denunciare l’atteggiamento incosciente dell’Amministrazione che non poteva non sapere di queste carenze e ha voluto comunque riaprire il tratto di strada mettendo a repentaglio la pubblica incolumità. Purtroppo, l’impressione è che lo abbia fatto tentando di superare l’impasse tecnico-amministrativo di gestione del contratto, avvalendosi del subentro di figure diverse (troppo singolari, per essere casuali, le dimissioni del DL e la nomina di un nuovo Responsabile del Procedimento). Chi si era opposto alle pretese dell’esecutore (intimando addirittura la rescissione del contratto) e aveva posto le giuste condizioni per il completamento dei lavori di messa in sicurezza e la correttezza degli atti tecnico-amministrativi è stata evidentemente esautorata e messa da parte. Indicativo il fatto che il Sindaco, nel discorso inaugurale, abbia ringraziato il Dirigente ing. Modesto per aver “superato problemi burocratici” e non abbia fatto cenno all’operato dell’ing. Rino che ha condotto da sempre l’intervento, di competenza del settore Protezione Civile».
Infine i 9 consiglieri notano che che «stranamente, la competenza del settore è rimasta in capo all’ing. Rino ma l’incarico di Responsabile dell’intervento è stato attribuito all’ing. Modesto, da poco nominato Dirigente con incarico di fiducia da parte del Sindaco. È necessario fare luce su questa vicenda e proporremo di trattare l’argomento in Commissione Consiliare Controllo e Garanzia affinché emergano i profili di responsabilità e si possano individuare quei soggetti che hanno messo a repentaglio la sicurezza dei cittadini pur di proiettare l’immagine di un’efficienza rivelatasi, alla luce dei fatti, effimera e di pura propaganda», concludono.

Il chiarimento dell’amministrazione: nessuna chiusura, la strada è sicura

Con riferimento alla vicenda della riapertura, l’Amministrazione comunale in serata ha precisato che: «Corso Vittorio Emanuele è stato aperto e reso transitabile e non sarà chiuso. L’ordinanza n.29 a firma della dirigente è un atto autonomo che non interferisce affatto nel procedimento amministrativo che è stato definito ai fini della autorizzazione alla riapertura della strada. Tanto è vero che, nella giornata odierna, si è ritenuto di adottare, in autotutela, un provvedimento di annullamento della stessa ordinanza, in quanto presenta profili di illegittimità connotati da eccesso di potere per contraddittorietà manifesta, incoerenza, mancata adeguatezza e proporzionalità con l’ordinanza n.27, emessa dallo stesso Settore, in data 12 giugno 2024, nella quale è stata effettuata, sotto il profilo della coerenza logica, la comparazione della tutela della pubblica incolumità e del pubblico interesse alla fruizione della strada. Si conferma, pertanto, il preminente interesse pubblico di cui alla stessa ordinanza dirigenziale n. 27. Fatta questa premessa, un dato incontrovertibile è che la strada è assolutamente sicura. Non esiste alcuna ragione, né di tipo sostanziale, né di tipo burocratico-amministrativo che possa motivare la presenza di un seppur minimo livello di insicurezza. I presupposti, pertanto, per l’apertura c’erano tutti, così come debitamente evidenziati nell’ordinanza n.27 assunta, nella pienezza delle funzioni, dal dirigente pro tempore che l’ha sottoscritta. Tutta questa vicenda è la plastica dimostrazione dello scrupolo e della perizia con i quali l’Amministrazione comunale ha seguito tutto l’iter procedurale e i lavori, dimostrando in maniera esemplare l’efficienza di ogni sua azione politico-amministrativa».
Palazzo dei Bruzi chiarisce che «tutto è avvenuto nell’assoluto rispetto della normativa vigente e della preminente salvaguardia della pubblica incolumità, tenendo conto dell’interesse pubblico alla riapertura di un’arteria stradale fondamentale, invocato a gran voce dalla cittadinanza, atteso che Corso Vittorio Emanuele è una strada di notevole importanza per la viabilità nel centro storico e non solo. Non sussistevano, pertanto, elementi ostativi alla riapertura della strada, come si evince da una serie di documenti. Non solo le certificazioni relative alle prove di laboratorio su barre e funi per ancoraggi, ma, soprattutto, la relazione, a struttura ultimata, a firma del direttore dei lavori, nella quale si dichiara che i lavori strutturali sono stati eseguiti in conformità al progetto strutturale approvato e nel pieno rispetto della normativa tecnica vigente per le costruzioni in zona sismica. A rafforzare la condotta irreprensibile dell’Amministrazione comunale anche la sussistenza del certificato di collaudo statico. Le barriere sono state collaudate, come si evince dallo stesso certificato di collaudo, per un carico notevolmente superiore a quello di progetto. Quanto al sistema di monitoraggio, si precisa che non costituisce un reale impedimento alla fruizione dell’opera, in quanto non influisce in nessun modo sulla funzionalità delle opere di consolidamento del versante, così come non incide minimamente sulla sua staticità, la cui stabilità è garantita dalle opere di messa in sicurezza già realizzate e collaudate. L’ordinanza dirigenziale di cui la stampa ha dato oggi notizia sarà oggetto di attenta valutazione da parte degli organi amministrativi preposti alla verifica della correttezza della condotta dei soggetti interessati, se non altro per la responsabilità di procurato allarme sociale, tanto inopportuno quanto immotivato». (euf)

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