COSENZA Da un lato si esulta, dall’altro si espelle. Il Pd cosentino sembra affetto da sindrome di Tafazzi, straccia tessere nel momento in cui registra fuga di iscritti e chiude circoli, definisce «legittimo» – e ci mancherebbe – assumere posizioni critiche e di dissenso all’interno del partito ma poi risolve le vicende a colpi di statuto, con lessico carabinieresco fatto di «violazioni e sanzioni», facendo funzionare un solo organismo – la commissione di garanzia – mentre il resto dell’attività di dibattito e confronto latita.
I cori di giubilo di Elly Schlein, e, a scendere, di Nicola Irto e poi tutti gli altri, per il risultato di Vibo Valentia stonano con le notizie che arrivano dalla provincia più grande della Calabria, tanto che Francesco Boccia – oggi presidente dei senatori dem ma con un passaggio proprio dalla Federazione cosentina come commissario – all’ultimo aggiornamento sulla telenovela dei dissidenti di Palazzo dei Bruzi ha sbottato: non trascinatemi in queste beghe di condominio (questo il senso della sua frase, che non virgolettiamo ma che ieri non è stata smentita).
Non che la resa dei conti non fosse nell’aria: l’espulsione di Graziadio, Tinto e Trecroci era, al contrario, non solo annunciata ma quasi “calendarizzata” dopo la tornata elettorale di giugno e così – con una puntualità alquanto insolita – è stato: «La decisione dei tre consiglieri comunali di abbandonare il gruppo del Pd e di costituire un nuovo gruppo consiliare, ancorché legittima ai sensi di statuto e del regolamento del Comune di Cosenza, insindacabile in questa sede», risulta «assolutamente incompatibile con la loro permanenza nel registro degli iscritti e nell’albo degli elettori del partito democratico». Così ha sentenziato ieri la Commissione provinciale di garanzia presieduta dall’ex sindaco Salvatore Perugini (commissari Emanuele Mundo, Andrea Chiappetta, Pasqualino Santoianni, Teodoro Calabrò e Ludovico Serra).
E suona beffardo il passaggio in base al quale «il vincolo di appartenenza e il rispetto dei doveri statutari di certo non impediscono né limitano, nelle dinamiche democratiche di svolgimento di attività politica e istituzionale, il diritto di critica e dissenso» se al rigo successivo si sentenzia: «L’esercizio di tale diritto non può condurre a decisioni, ufficiali e pubbliche, che concretizzino il compimento di atti in violazione di norme e producano il pregiudizio all’immagine e alla credibilità del partito».
Sullo sfondo, almeno tre dati da sottolineare: la Commissione di Garanzia appare “monca” e segnatamente di tutta la componente femminile (Giovanna Oliverio e Laura Venneri si sono dimesse mentre Maria Pia Funaro ha cambiato partito), con gli ex componenti della minoranza che «fanno riferimento solo a se stessi» lamenta qualche altro dissente interno ai dem cosentini (uno, addirittura, ovvero Calabrò, a Corigliano-Rossano ha sostenuto in quota Azione la candidata di centrodestra Pasqualina Straface) e rendendo dunque l’organismo quasi delegittimato.
Altro argomento che circola nella pancia del partito, sempre in riferimento a Palazzo dei Bruzi, è la situazione dei tre consiglieri Ciacco, Frammartino e Turco che pur essendo iscritti al Pd non sono nel gruppo consiliare dem: che siano da espellere anche loro?
Infine la madre di tutte le anomalie, per un partito così zelante almeno nel caso dei tre dissidenti: il Pd cosentino festeggerà a breve i due anni di stallo nelle attività organizzative e decisionali, in particolare nella convocazione della Direzione (latitante dalle politiche del 2022) e dell’Assemblea provinciale (da luglio 2022). E in politica si sa che la forma è sostanza.
Decisioni calate dall’alto e mancanza di confronto. Più o meno quanto lamentato – mutatis mutandis – dal deputato leghista Domenico Furgiuele a proposito della doppia sconfitta del centrodestra a Corigliano-Rossano e Vibo Valentia tra primo turno e ballottaggio delle amministrative di giugno: «Non ci sono riunioni interpartitiche da anni, e questo non è un bene – ha detto il parlamentare lametino –. Bisogna guardarsi negli occhi e correggere alcuni atteggiamenti». Vuoi vedere che per una volta nei due poli si è trovato un argomento che accomuna?
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