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Se il caos del Pd cosentino rovina la festa ai dem per l’exploit alle Amministrative

Sull’espulsione dei dissidenti di Palazzo dei Bruzi lo strano attivismo di un partito che non convoca i suoi organismi provinciali da 2 anni

Pubblicato il: 26/06/2024 – 6:42
di Eugenio Furia
Se il caos del Pd cosentino rovina la festa ai dem per l’exploit alle Amministrative

COSENZA Da un lato si esulta, dall’altro si espelle. Il Pd cosentino sembra affetto da sindrome di Tafazzi, straccia tessere nel momento in cui registra fuga di iscritti e chiude circoli, definisce «legittimo» – e ci mancherebbe – assumere posizioni critiche e di dissenso all’interno del partito ma poi risolve le vicende a colpi di statuto, con lessico carabinieresco fatto di «violazioni e sanzioni», facendo funzionare un solo organismo – la commissione di garanzia – mentre il resto dell’attività di dibattito e confronto latita.
I cori di giubilo di Elly Schlein, e, a scendere, di Nicola Irto e poi tutti gli altri, per il risultato di Vibo Valentia stonano con le notizie che arrivano dalla provincia più grande della Calabria, tanto che Francesco Boccia – oggi presidente dei senatori dem ma con un passaggio proprio dalla Federazione cosentina come commissario – all’ultimo aggiornamento sulla telenovela dei dissidenti di Palazzo dei Bruzi ha sbottato: non trascinatemi in queste beghe di condominio (questo il senso della sua frase, che non virgolettiamo ma che ieri non è stata smentita).

Il tempismo nella resa dei conti

Non che la resa dei conti non fosse nell’aria: l’espulsione di Graziadio, Tinto e Trecroci era, al contrario, non solo annunciata ma quasi “calendarizzata” dopo la tornata elettorale di giugno e così – con una puntualità alquanto insolita – è stato: «La decisione dei tre consiglieri comunali di abbandonare il gruppo del Pd e di costituire un nuovo gruppo consiliare, ancorché legittima ai sensi di statuto e del regolamento del Comune di Cosenza, insindacabile in questa sede», risulta «assolutamente incompatibile con la loro permanenza nel registro degli iscritti e nell’albo degli elettori del partito democratico». Così ha sentenziato ieri la Commissione provinciale di garanzia presieduta dall’ex sindaco Salvatore Perugini (commissari Emanuele Mundo, Andrea Chiappetta, Pasqualino Santoianni, Teodoro Calabrò e Ludovico Serra).
E suona beffardo il passaggio in base al quale «il vincolo di appartenenza e il rispetto dei doveri statutari di certo non impediscono né limitano, nelle dinamiche democratiche di svolgimento di attività politica e istituzionale, il diritto di critica e dissenso» se al rigo successivo si sentenzia: «L’esercizio di tale diritto non può condurre a decisioni, ufficiali e pubbliche, che concretizzino il compimento di atti in violazione di norme e producano il pregiudizio all’immagine e alla credibilità del partito».

Tre anomalie e un parallelismo

Sullo sfondo, almeno tre dati da sottolineare: la Commissione di Garanzia appare “monca” e segnatamente di tutta la componente femminile (Giovanna Oliverio e Laura Venneri si sono dimesse mentre Maria Pia Funaro ha cambiato partito), con gli ex componenti della minoranza che «fanno riferimento solo a se stessi» lamenta qualche altro dissente interno ai dem cosentini (uno, addirittura, ovvero Calabrò, a Corigliano-Rossano ha sostenuto in quota Azione la candidata di centrodestra Pasqualina Straface) e rendendo dunque l’organismo quasi delegittimato.
Altro argomento che circola nella pancia del partito, sempre in riferimento a Palazzo dei Bruzi, è la situazione dei tre consiglieri Ciacco, Frammartino e Turco che pur essendo iscritti al Pd non sono nel gruppo consiliare dem: che siano da espellere anche loro?
Infine la madre di tutte le anomalie, per un partito così zelante almeno nel caso dei tre dissidenti: il Pd cosentino festeggerà a breve i due anni di stallo nelle attività organizzative e decisionali, in particolare nella convocazione della Direzione (latitante dalle politiche del 2022) e dell’Assemblea provinciale (da luglio 2022). E in politica si sa che la forma è sostanza.
Decisioni calate dall’alto e mancanza di confronto. Più o meno quanto lamentato – mutatis mutandis – dal deputato leghista Domenico Furgiuele a proposito della doppia sconfitta del centrodestra a Corigliano-Rossano e Vibo Valentia tra primo turno e ballottaggio delle amministrative di giugno: «Non ci sono riunioni interpartitiche da anni, e questo non è un bene – ha detto il parlamentare lametino –. Bisogna guardarsi negli occhi e correggere alcuni atteggiamenti». Vuoi vedere che per una volta nei due poli si è trovato un argomento che accomuna?

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